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"Nessuno è perfetto." (detto popolare)

Se c’è un giocatore nella storia del rugby che è arrivato a sfiorare la perfezione questi è sicuramente John Eales. John era notoriamente conosciuto con il soprannome Nessuno, non certo per una mancanza di carisma da parte sua, ma perché, se è vero che “nessuno è perfetto” allora lui, per forza di cose, deve essere quel Nessuno.

Questo seconda linea australiano possedeva di tutto e di più: altezza e forza fisica (2 metri per 115kg), competenze tecniche in touche e in mischia, nonché un ottimo calcio e la capacità di gestire e rilanciare l’ovale. Oltre a questo, nel suo arsenale c’erano anche quelle doti caratteriali da vero leader, che lo hanno reso capitano della nazionale australiana per 52 volte. Non è un caso quindi che, in dieci anni di onorata carriera e 86 caps sulle spalle, John ha vinto tutto quello che il gioco del rugby ha messo in palio: 2 Mondiali, 2 Tri Nations, la Bledisloe Cup e anche la sfida con i British Lions. Eales, poi, non era perfetto solo nel gioco, ma anche per l’impeccabile condotta al di fuori dal campo. Captain Nobody quindi, un nickname appropriato che John, da persona semplice qual è, ha sempre detestato.


John Anthony Eales è nato a Brisbane, sabato 27 giugno 1970, ed ha iniziato a giocare nel 1989 nei Brothers Rugby Club e, in seguito, nella squadra della sua provincia, i Queensland Reds, nei quali ha totalizzato 402 punti.

La maglia della nazionale Eales l’ha indossata la prima volta a 21 anni, lunedì 21 luglio 1991, in una gara vinta 63 a 6 contro un Galles ai minimi storici. La sua seconda apparizione è stata un’altra facile vittoria, questa volta contro l’Inghilterra di Will Carling fresca di Grande Slam. 40 a 15 il risultato, con John che ha dominato totalmente il suo opposto Martin Bayfield.

Dopo la conquista della Bledisloe Cup, siamo sempre nel 1991, gli australiani sono tornati nel Regno Unito per partecipare alla Coppa del Mondo, dov’erano stati inseriti nel gruppo con Western Samoa, Argentina e Galles. Nella partita d’apertura contro i Pumas, John è stato utilizzato come numero 8, sostituito in seconda da Bob Dwyer.
Il punto di svolta del torneo è stato il 38 a 3 rifilato al Galles, con Eales ed il suo partner in seconda linea Rod McCall che hanno totalmente dominato gli avanti avversari, conquistando 28 touche su 30. I Wallabies sono giunti quindi in finale, dove hanno trovato ancora gli inglesi, anche se stavolta i bianchi, che giocavano in casa, si sono rivelati un osso più duro. John non ha avuto la vita facile in lineout contro Wade Dooley e Paul Ackford, ma ha lasciato comunque la sua firma sulla partita marcando una meta fenomenale. La gara è stata vinta 12 a 6, e a 21 anni Eales è diventato campione del mondo.

I Wallabies hanno iniziato il 1992 incontrando la Scozia in una serie di test match, e l’uomo del Queensland ha segnato una meta nella seconda prova, giocata a Brisbane. Poi, è stata la volta degli All Blacks, i quali dovevano vendicare le due pesanti sconfitte subite contro gli australiani l'anno precedente. La serie ha visto i gialli vincere 2 a 1, con Eales che ancora una volta si dovuto confrontare con il suo antagonista in maglia nera Ian Jones, colui che era considerato il suo rivale per il titolo di migliore lock sullo scenario del rugby internazionale.

Con la Bledisloe Cup in tasca, l’Australia è volata a Cape Town per una gara contro il Sudafrica. Lì i gialli sono stati accolti dall’arroganza dei tifosi locali, convinti che la loro squadra avrebbe ripreso il discorso da dove l’aveva lasciato nel 1969 e nel 1971, quando avevano battuto l'Australia in sette prove su sette. Tuttavia, con John e David Campese in grande forma, gli Springboks hanno subito una lezione di rugby moderno e sono stati sconfitti 26 a 3.

L'anno per i Wallabies si è chiuso con un tour nelle isole britanniche, dove hanno fatto visita a Irlanda e Galles. Purtroppo, durante la partita con Llanelli, Eales ha subito un infortunio alla spalla che non solo l’ha costretto ha lasciare il tour, ma gli ha anche pregiudicato l'intera stagione successiva.

Nel 1994 Eales è tornato in campo e ha affrontato subito sei gare, comprese le “passeggiate” contro Italia e Irlanda e una drammatica vittoria 20 a 16 con la Nuova Zelanda a Sydney. L’idoneità fisica e la fiducia ritrovate, hanno portato John ad aiutare i propri compagni a difendere la corona mondiale in Sudafrica nel 1995.

Con le voci che correvano, riguardanti la potenziale ricchezza che poteva offrire il professionismo nel rugby, molti degli atleti australiani sembravano avere la mente altrove durante la Coppa del Mondo 1995, un torneo fallimentare per i Wallabies. John è stato una delle poche “bocche di fuoco” di quella squadra, risultando ottimo sia per il lavoro svolto in lineout che nel preciso gioco al piede. Il torneo dell’Australia si è chiuso con la battaglia nel quarto di finale contro l'Inghilterra, a Pretoria, match che è stato deciso all’ultimo minuto dal drop di Rob Andrew.

Arrivata la stagione 1996, il capitano della nazionale Michael Lynagh ha deciso di ritirarsi ed ha lasciato la fascia in eredità a John Eales. Tuttavia, la prima partita da capitano è stata per John un vero incubo. All’apertura del Tri Nations i gialli hanno subito una dura lezione da parte degli All Blacks a Dunedin. La gara è stata persa con l’incredibile margine di 43 a 6, uno dei peggiori score subiti dall’Australia. I giallo-oro sono riusciti a riprendersi e a sconfiggere nella gara successiva i campioni del mondo sudafricani 21 a 16 a Sydney. Gli australiani hanno quindi fatto l’impossibile, battendo gli All Blacks nella partita di ritorno a Brisbane per 32 a 25. Nonostante tutto però, la vittoria finale del torneo è andata a questi ultimi.

Concluso il Tri Nations, John ha guidato i suoi attraverso un imbattuto tour in Europa, che ha visto le vittorie in Italia, Scozia, Galles e Irlanda, dove l’amico David Campese ha detto addio al rugby internazionale.

La stagione 1997 si è rivelata una sorta di spartiacque per il rugby australiano, o meglio, è stata l’inizio di una curva verso l'alto, che culminerà nella vittoria nella Coppa del Mondo due anni più tardi. L’annata era iniziata male, con la sconfitta nella Bledisloe Cup per 3 a 0 e con un secco 61 a 22 subito dal Sudafrica nel Tri Nations, tant’è che lo storico allenatore Greg Smith è stato licenziato e sostituito da Rod McQueen.

Il 1998, invece, è cominciato con una straordinaria vittoria dei Wallabies per 76 a 0 ai danni dell’Inghilterra, il 6 giugno a Brisbane: la peggiore sconfitta di sempre subita dai bianchi. John Eales ha quindi condotto i suoi alla vittoria della Bledisloe Cup e solo la stretta sconfitta con il Sudafrica ha impedito loro la vittoria nel Tri Nations. Quindi, la squadra ha terminato l’anno contro l'Inghilterra, a Twickenham. È stato qui che Capitan Nessuno ha dato una perfetta dimostrazione della sua superiore concentrazione. Infatti, quando Jeremy Guscott ha schiacciato l’unica meta nel secondo tempo, Mike Catt, che ha tentato di trasformarla, ha calciato molto nervoso sbagliando completamente il calcio. Poco dopo è stata l’Australia ad usufruire di un penalty. John Eales si è incaricato di tirare e, dimostrando grande concentrazione, ha centrato i pali con un tiro perfetto, consegnando ai suoi la vittoria.

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Il periodo 1999-2001 è stato forse quello di maggior successo nella gloriosa storia del rugby australiano, con vittorie in tutte le principali competizioni. Tuttavia, nessuna di queste sarebbe stata possibile senza l’entusiasmo di John all'inizio dei test invernali. Infatti, per la seconda volta nella sua carriera, ha subito un incidente preoccupante e se non avesse recuperato nessuno può dire se l'Australia se la sarebbe cavata lo stesso.

Fortunatamente, anche se non ha giocato nel Super 12 e neppure in tutte le serie di test, il capitano è stato idoneo in tempo per la Coppa del Mondo in Inghilterra.
L’Australia non era favorita in quel torneo ed aveva attirato poca attenzione su di se nelle fasi iniziali. Ma nei quarti di finale, a Cardiff contro il Galles, gli uomini dell’Oceania hanno trovato la forma e la formula giusta. Da quel momento Eales ha dichiarato che non aveva più dubbi sul fatto che i suoi uomini avrebbero alzato la coppa. Singolare, e divertente, l’episodio avvenuto durante una mischia. Quando il pilone gallese Andrew Blames gli ha chiesto con arroganza “dove pensi di andare ragazzo?”, il capitano australiano con calma ha risposto “a Twickenham amico mio, a Twickenham”. E così è stato. Dopo avere battuto in semifinale il Sudafrica, i gialli si sono trovati di fronte la Francia, sconfiggendola agilmente per 35 a 12, con Eales che si è visto negare la gioia di una meta sacrosanta soltanto dal fischietto dell’arbitro. John è diventato così il primo giocatore ha sollevare per due volte il William Webb Ellis Trophy.

Con la Coppa del Mondo nella propria bacheca c'era da aspettarsi per i Wallabies un grande 2000. Invece, com’era accaduto anche nel 1992, la squadra è risultata piuttosto appannata. È vero, hanno vinto il Tri Nations, ma quanta fatica. Una sconfitta per 39 a 35 in Nuova Zelanda ha rischiato di estrometterli subito per la corsa alla vittoria finale. Per fortuna, nel ritorno giocato a Wellington, Eales ha segnato un penalty nel finale di gara che ha consentito la vittoria 24 a 23 e quindi il successo nel torneo.

Nell’autunno di quello stesso anno l'Australia ha perso una partita contro l'Inghilterra a Twickenham. Si è trattato di una gara tirata, con una “quasi vittoria” per i Wallabies negata solo da una meta contestata di Dan Luger. Un segno sicuro dello spirito competitivo di Eales è dimostrato dal fatto che, anche se si trattava solo di un’amichevole, ha dichiarato che per lui era stato uno dei peggiori momenti della sua carriera.

Quella sconfitta è stata naturalmente solo un atto momentaneo, infatti, nel 2001, l'Australia è tornata ai vertici del rugby vincendo la serie contro British Lions e un altro Tri Nations. Contro i Leoni i Wallabies avevano perso la prima partita a Ballymore, 29 a 13, per poi portarsi a casa il successo nelle altre due gare, l’ultima delle quali una battaglia vinta 29 a 24.

Non c’è stato molto tempo per festeggiare, perché già il Tri Nations bussava alla porta. La partita contro la Nuova Zelanda di quel torneo, giocata a Sidney il 1 settembre, è stata però l’ultima con la maglia dei Wallabies di Captain Nobody. 91000 australiani hanno visto la loro squadra vincere 29 a 26, con il capitano che ha sollevato per la seconda volta consecutiva il trofeo. John, emozionato, ha dato l’addio al rugby, ma l'ultima parola è andato a Peter Crittle, presidente dell’ARU, che ha detto semplicemente: "Grazie, John Eales".

John ha lasciato il gioco dopo aver accumulato 86 caps, di cui 52 come capitano. In totale ha segnato 173 punti, un'enormità per un giocatore di mischia, 163 dei quali sono arrivati dal suo fidato piede destro. Non è quindi una sorpresa che la miglior era dei Wallabies coincida con il periodo in cui John Eales era in campo.

Nel 1999 Capitan Nessuno è stato onorato dell'Ordine d'Australia, per i servizi resi alla comunità e al rugby del suo Paese. Nel 2005, invece, John è stato introdotto nella International Rugby Hall Of Fame e due anni più tardi in quella dell'International Rugby Board.

Oggi John Eales è un uomo d’affari di successo. È stato uno dei fondatori del Mettle Group (consulenze di Cultura & Leadership), e la sua azienda personale, la JohnEales5, è una società internazionale di sport marketing ed eventi aziendali. Egli è anche direttore della QM Technologies, e della SAHOF, e un editorialista finanziario. Ha lavorato infine come consulente finanziario per BT Group e Qantas.

Durante i mondiali di Francia del 2007 Eales è stato ambasciatore del rugby e, come se non bastasse, ha scritto anche un libro, “Learning from legends”, che ha una prefazione dell’ex Primo Ministro australiano John Howard e parla di diverse leggende dello sport australiano, fra le quali Peter Brock e Grant Hackett.

Eales ha dato anche il suo nome alla Medaglia assegnata ogni anno al migliore giocatore australiano.