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Mondiale U20

L’equilibrio di cui parla Jacques Brunel forse è un metodo che anche noi giornalisti dovremmo applicare all’analisi delle partite, soprattutto quelle delle Nazionale che, in poche settimane, brucia il lavoro di mesi

Dunque: dopo tre giornate l’Italia è la squadra che ha segnato più mete (6) dopo l’Inghilterra (8) ed è quella che ha segnato di più in trasferta (tutte e sei le nostre mete sono state realizzate fuori casa). In compenso gli Azzurri sono quelli che ne hanno subite di più (9), sei delle quali a Twickenham.
Dunque l’attacco dell’Italia funziona meglio della difesa? Neanche questo sembra essere vero: delle nove mete subite, 2 (contro l’Irlanda) sono arrivate in inferiorità numerica,  una, contro la Scozia, è stata frutto di un intercetto, e almeno due (quella di Vunipola e la giocata veloce di Youngs, sotto i pali) sono scaturite da situazioni particolari. Vuol dire che in condizioni “normali”, ovvero 15 contro 15, e in situazioni di gioco “aperto”, l’Italia ha subito solo 4 mete tutte a Twickenham: le due di Joseph, quella di Cipriani e quella di Easter, tre delle quali nell ‘arco di 8 minuti, l’unico vero momento di black out dell’Italia nel torneo, finora. 

Al 52’ minuto, Irlanda-Inghilterra era di fatto finita, 19-3 per i padroni di casa e inglesi mai in partita. Anche gli Azzurri contro l’Irlanda avevano faticato molto a conquistare possesso e a rendersi pericolosi: però al 52’ i nostri erano sotto soltanto 3-9 e c’è voluto il cartellino giallo a Ghiradlini per sparigliare un match che fino a quel momento era stato abbastanza faticoso anche per l’Irlanda. 

La partita d’esordio dell’Italia, la sua analisi tecnica e le sue statistiche vanno dunque lette nella giusta prospettiva. 

Nelle ultime 25 partite giocate in casa, solo altre quattro volte la Scozia ha concesso tre (o più mete): all’Irlanda nel 2010, agli All Blacks (2012), al Sudafrica (2013) e all’Argentina (2014) in un match peraltro vinto dagli scozzesi 41-31.

Vuol dire che il risultato ottenuto sabato scorso dall’Italia è importante anche sotto il profilo statistico. 

Su Scozia-Italia: a novembre, nei tre test d’autunno, la Scozia era stata la squadra che aveva perso più mischie e quella che sui punti di incontro aveva guadagnato meno volte la linea del vantaggio. Su questi dati, evidentemente, l’Italia ha costruito una parte della strategia in vista del match di sabato scorso: grande pressione sulla loro mischia e sfondamento degli avanti per linee dirette. E infatti gli avanti azzurri hanno percorso palla in mano il doppio dei metri degli scozzesi, i quali invece hanno provato a giocare al largo con Hogg, Bennett, Dunbar, Lamont, i quali hanno coperto 369 metri contro i 140 della linea arretrata dell’Italia, bucando però con efficacia solo in occasione dell’intercetto su Haimona.

La Scozia ha avuto più possesso, senza riuscire a convertirlo efficacemente in punti.  L’Italia ha giocato sui suoi punti di forza e forse è su quelli che bisogna costruire con pazienza, al di là delle giuste aspirazioni e ambizioni di crescita. Che vanno messe nella giusta prospettiva, sia da chi le guida che da chi le commenta.

Di Gianluca Barca - Allrugby mensile

 

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Foto  Elena Barbini

 

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