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Con una regolarità che dovrebbe alimentare qualche sospetto, il mondo dello sport è perennemente abitato da situazioni al limite, eventi in apparenza eccezionali, unici, mai registrati prima. Accadimenti che inducono al rilascio di patenti di assoluta e sorprendente unicità, spesso in assenza della dovuta e oculata azione di controllo/verifica. Due casi fra i tanti, forse i più recenti.

Il colpo di testa del pilone neozelandese Ben May che ha generato la meta di Jordie Barrett nel quarto di finale Brumbies – Hurricanes del Super Rugby 2017. In avanti non è, non lo è mai stato. Prevedendo il regolamento precisi e specificati meccanismi generatori di una tale irregolare trasmissione/trattamento dell’ovale. Tutti d’accordo, quindi, a cominciare dall’arbitro: meta da convalidare. E bravo TJ Pererara per la bocciata sulla fronte del suo compagno di squadra, per l’occasione travestito da sponda di biliardo. Tranne la stampa inglese (Ben Cole sul Telegraph che ha disquisito sulla differenza esistente fra lettere anima della norma), nessuno ha ritenuto di mettere in dubbio la liceità dell’azione. Arrivando, alcuni, a magnificare le metodologie di allenamento del XV NZ, capace (pare) di prevedere una tale soluzione tattica a ravolino e di metterla a punto nel corso delle sedute di allenamento. Della serie: Dio ma quanto sono avanti i neozelandesi in fatto di predeterminazione dell’azione efficace! In verità l’accadimento è tutto tranne che nuovo o innovativo. O strano. Francesco “Cesco” Dotto, ingegnere trevigiano passato in età adulta dal calcio (Montebelluna) al rugby (allora Metalcrom nel capoluogo della Marca), ala di strepitose competenze atletiche, aveva nel suo repertorio il “colpo di testa a seguire”, consistente nel raggiungere il pallone da lui stesso o da un compagno calciato, e prolungarne la corsa mediante un perfetto impatto frontale. Non posso dire, perché non le ho contate, non le ho viste tutte e di quel periodo a tutti gli effetti preistorico non esistendo rilevamenti statistici degni di questo nome, quante volte Cesco abbia superato la linea del vantaggio uccellando l’accorrente avversario, con quella sua perfetta esecuzione. Parliamo degli anni di Roy Bish ct dell’Italia che fece 3-3 con la Romania a Bucarest. Non proprio di ieri. Probabile che, in NZ, dell’ala made in Treviso che chiuse la sua carriera al Petrarca, nessuno abbia mai saputo né visto niente e che quindi, in perfetta buona fede, i kiwi si ritengano gli inventori della cosa. Che magari d’ora in avanti tutti chiameranno Perenara shot, o qualcosa del genere. Ma la verità, stavolta storica, è diversa. Del lancio in rimessa laterale rasoterra e del calcio giocato in rovesciata, tutte invenzioni (purtroppo non brevettate) del Cesco Dotto allenatore, parleremo un’altra volta. Magari il giorno in cui, sul campo, li eseguirà qualche formazione del SANZAR.

La seconda notizia eccezionale/unica che eccezionale/unica non è, riguarda la liquidazione delle diarie arbitrali. Purtroppo in notevole ritardo, come si apprende da una lettera/denuncia (anonima?) pubblicata dal Blog dell’amico Duccio Fumero. Giusto per la necessaria dose di memoria storica vale la pena rammentare che nell’anno 1977 la Fir, in evidente e pesante crisi di cassa, deliberò che fossero i club ad anticipare le spese di diaria dei direttori di gara. Quaranta campionati fa. Anche in questo caso: mica ieri! Per ribadire che: i ritardati pagamenti ai prestatori d’opera e ai fornitori di servizi dovrebbero appartenere alla patologia dei sistemi organizzati e non allo loro quotidiana fisiologia. Ma anche che il ritardo datato stagione 2016-2017 tutto è, purtroppo, tranne che scandaloso. O, con un termine improprio ma molto spesso usato nei più diversi consessi, inaudito. Purtroppo per gli arbitri, ai quali va, tutta e incondizionata, la nostra solidarietà.

 

Foto Daniela Pasquetti