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Foto Twitter @RugbyWorldCup
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La fase a gironi ci ha lasciato un po' di numeri su cui riflettere in vista dei quarti di finale. Partiamo da quelli che fanno più male.

L'Italia ha concluso questa World Cup con 114 punti messi a segno, e rientra nella Top10 delle nazionali con più punti segnati. Di certo non fa piacere vedere che Fiji, con 88 punti segnati, si è guadagnata l'accesso ai quarti. 

In cima eccoti i “soliti noti”: All Blacks 253 punti, Francia 210, Irlanda 190, Sudafrica 151, Inghilterra 150. Le regine del Mondiale, quelle che andranno parecchio avanti. Quindici le mete degli Azzurri a questo Mondiale, a pari merito con l'Argentina e meglio di Fiji (fermo a 9)… ed anche in questo caso c'è tanta amarezza, perché i Pumas e gli isolani sono andati ben oltre il girone.

Placcagi a go go per il Giappone (670) che ha subito parecchie cariche, ma lì in cima c'è anche il Galles, con ben 669 placcaggi messi a segno in un girone più duro del previsto, con avversari che hanno messo a dura prova i Dragoni. Costretti a difendere tanto anche portoghesi (592) e romeni (570). Chi ha placcato di meno e massacrato di più sono gli All Blacks, solo 361 placcaggi.

Se Bundee Aki e quello che ha attaco di più con 61 runs, in cima alle corse ci sono anche Paolo Garbisi (44) e Monty Ioane (48) e la sorpresa Davit Ninashvili (52). Tra gli Azzurri anche i migliori placcatori: Michele Lamaro e Sebastian Negri ne hanno fatti 52; in cima troviamo il tongano Sione Talitui (69) seguito da Nicolas Martins (63), uno dei migliori giocatori della nazionale portoghese. E parlando di Portogallo un plauso va fatto a Raffaele Storti, che ha totalizzato 8 breaks, meglio di Caleb Clarke, Damian McKenzie e Blair Kinghorn (fermi a 6). E poi c'è quel Damian Penaud, in cima alla classifica dei metamen (sei marcate) e ben 11 breaks totalizzati.

Insomma un riassunto molto rapido ma che ci dice qualcosa su come è andata questa fase a gironi. Da qui anche le nostre impressioni sulle Nazionali fino ad oggi.

 

Quelle che non hanno smentito:

  • Irlanda: sentiremo ancora per un po' Zombie in questo Mondiale, perché la squadra di Andy Farrell ha tutto ciò che serve per vincere il titolo.
  • Francia: si è lasciata dietro i fantasmi del passato (come quel 62-10 del 2015 con gli All Blacks) e adesso punta alla vetrina che conta.
  • Sudafrica: sono i campioni, sanno di esserlo, e sanno di essere quella stessa squadra che quattro anni fa trionfò in Giappone. Eccedere con la bomb squad non sembra una buona tattica (il match con l'Irlanda lo ha dimostrato) quindi cambieranno qualcosa in vista dei quarti.
  • Galles: Gatland ha rimesso assieme i cocci lasciati da Wayne Pivac, ha tirato su i Dragoni di un tempo, arrivati sotto tono e rivelatisi ancora una volta indomabili. Come direbbe Ian Kirkpatrick: questa squadra non la puoi battere, puoi solo segnare più punti di loro.
  • Nuova Zelanda: gli All Blacks “never die"; questa squadra resta la migliore, resta la più quotata e sarà sempre favorita alla vittoria Mondiale; quest'anno i numeri sono contro, rispetto ad altre favorite, ma con l'Irlanda si prospetta un gran match.

La rivelazione:

  • Portogallo: questi Lobos ci hanno fatto divertire, con il loro stile “sevenizzato” e un tallonatore che ti calcia in touche dai 22. Hanno messo paura al Galles e hanno creato problemi all'Australia. La vittoria con Fiji ha cancellato ogni dubbio sul loro potenziale. Squadra umorale, come lo sono spesso le nazionali latine, ma con qualità che possono soltanto crescere.

La sorpresa:

  • Fiji: troppo superficiali, pigri e indisciplinati con Georgia e Portogallo; bomb squad da paura con il Galles e l'Australia; questi tizi volanti hanno la storia dalla loro parte che li vede ai quarti nel 1987 e nel 2007 e questo dice tanto. Come il Giappone quattro anni fa, quest'anno sono loro la sorpresa dei playoff, visto che il passaggio dei Wallabies era dato per scontato. Con l'Inghilterra toccherà sudare tanto, altrimenti potrebbe arrivare una valanga di punti contro.

I flop:

  • Italia: con un Giappone a giocarsi dignitosamente i quarti e le Fiji che i quarti li hanno raggiunti tre volte nella storia, noi questi play off li sogniamo soltanto di notte; dispiace dirlo, perché questa Italia è la squadra più forte degli ultimi dieci anni a nostra disposizione. Purtroppo i bei risultati con Namibia e Uruguay aiutano fino ad un certo punto, perché le dèbacle con All Blacks e Francia sono il sintomo di assenza di gioco, e questo non è un buon segno.
  • Australia: i metodi di Eddie Jones hanno subito tante critiche e il guru del rugby si è fatto “tanti nemici”; insomma, questa sua uscita dal Mondiale avrà fatto sorridere i tanti bacchettoni del “Diavolo della Tasmania”; sta di fatto che il buon Jones poco poteva fare con una nazionale che sta attraversando due anni di intensa difficoltà nel mantenere un alto livello di gioco
  • Romania: dovranno ristrutturare parecchie cose le Querce. Il girone era temibile, alla fine solo con Tonga è giunto un risultato dignitoso, ma quegli zero con Springboks e Scozia “B” lasciano tanta amarezza se pensiamo che otto anni fa i rumeni misero paura all'Italia.
  • Namibia: un rugby che non va e continua a non andare quello degli africani. Depauperato dal Sudafrica, giocatori semi-professionisti che viaggiano per le strade sterrate del deserto in occasioni di trasferte, questa Namibia affronta problemi di fondo molto grandi che da decenni affliggono il proprio movimento.

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