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Il 95° caps, l’ultimo di una carriera incredibile in azzurro, Andrea Masi lo ha fatto registrare a Twickenham in occasione di Francia - Italia nella prima partita della Rugby World Cup 2015. Quel giorno il trequarti aquilano è stato fermato da un grosso infortunio che gli ha impedito di continuare il suo 4° mondiale. Poi una lunga riabilitazione con l’obiettivo di tornare a giocare ma quell’intervento al tendine d’Achille è stato troppo duro da superare. Il 22 giugno 2016 Masi annuncia il ritiro dal rugby giocato a 35 anni da poco compiuti ed entra quasi immediatamente a far parte dello staff tecnico dell’Academy dei Wasps, inizia così il suo percorso da allenatore italiano all’estero come coach di una delle Accademie più prestigiose d’Inghilterra.


L’ex trequarti de L’Aquila dalla prossima stagione tornerà in Italia a fianco dell’azzurro Marco Bortolami e di Paul Gustard nello staff tecnico del Benetton Rugby. Prima però è importante parlare con Andrea Masi della sua esperienza nell’Academy, della formazione ricevuta in Inghilterra e di molto altro.

 

Ciao Andrea, raccontaci cosa ti ha lasciato l’esperienza con la Academy dei Wasps.

“Ho imparato tantissimo in questi anni, ho ricevuto una importante infarinatura sul rugby generale. Dopo 4 anni di Academy posso dire di conoscere molte più cose ora che in tutti gli anni vissuti sul campo da giocatore. Ho imparato aspetti della mischia e della touche che prima ignoravo. Penso al punto d’incontro, alle uscite, ai sistemi d’attacco e di difesa e come allenarli, ho appreso tanto sul gioco al piede….. Questo perché ho avuto modo di lavorare con allenatori preparati provenienti da vari settori.”

“Dopo tre anni a capo della squadra U18 ed uno con la Senior Academy, posso dire che tonerò in Italia con la soddisfazione di aver allargato le mie vedute”.




Come è stato lavorare con i giovani alla tua prima esperienza da allenatore?

“Lo scopo di un allenatore di accademia è sviluppare il giocatore a 360 gradi. Non abbiamo un focus legato al risultato del weekend, ci interessa che il giocatore cresca tecnicamente, fisicamente e mentalmente. Cerchiamo di svilupparli in vari aspetti in modo che siano pronti per fare il salto in prima squadra.”

Immagino non tutti ce la facciano.

“Quelli che non riusciranno ad ottenere un contratto in prima squadra vengono supportati dal club in altre direzioni, vengono dirottati verso Università o in altri campionati come il Championship o la National 1. Inoltre in Inghilterra c’è un forte supporto della RPA (l’associazione giocatori).”


Puoi darci qualche numero sui giocatori passati dall’Accademia alla prima squadra dei Wasps?

“Negli ultimi anni siamo stati davvero fortunati, ne sono saliti 4 o 5 ogni anno, sono numeri molto alti perché in passato è successo di non vedere nessuno fare il salto in prima squadra per anni.”
“I Wasps, da ormai quattro anni, stanno investendo moltissimo sulla propria Accademia, penso sia fondamentale puntare sul proprio settore giovanile per costruire i giocatori di domani. E’ stato fatto un lavoro eccezionale non solo da parte mia ma da parte di tutto lo staff che ritengo di alta qualità, ho lavorato con allenatori dalle competenze formidabili.”

 

 

 

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