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Sergio Parisse - foto sixfoursrugby
Sergio Parisse - foto sixfoursrugby

Sergio Parisse, l’uomo dei record del rugby italiano, parla alla fine dei Mondiali di Rugby. Lo fa dopo l’ultima Rugby World Cup a cui avrebbe potuto partecipare segnando un nuovo record imbattibile di 6 partecipazioni. Così non è stato nonostante un ultima stagione giocata da titolare nel Tolone in Top14. Avrebbe potuto dare esperienza e fiducia in campo, trasmetterla ai giovani, soprattuto nelle fasi di conquista dove oggi si è specializzato come allenatore, piuttosto che come portatore di palla. Non lo scopriremo mai. Il miglior numero 8 italiano Sergio Parisse oggi allena la touche del Tolone in Top 14 ed è reduce dalla sconfitta con il Perpignan di Tommaso Allan e Pietro Ceccarelli.

“Ti fai 10 milioni di domande. E’ un lavoro diverso, ma mi piace tantissimo. Sono felice” ammette Sergio Parisse intervistato da Giorgio Burreddu dal Corriere dello Sport.

 

L’Italia prima dei Mondiali aveva creato una certa aspettativa sul passaggio del turno, gli Azzurri erano stati definiti la sorpresa del torneo ed era stata pronosticata una vittoria contro Francia o All Blacks dallo stesso presidente Fir Marzio Innocenti.

“Sognare non significa non vedere la realtà. L’Italia ha fatto quello che doveva fare ma di certo la fine di questa Coppa del Mondo è stata deludente, due sconfitte con All Blacks e Francia estremamente pesanti”.

 

Parisse presenta il nuovo CT Gonzalo Quesada, suo allenatore ai tempi dello Stade Français.

“Quesada? E’ un amico, con lui ho vissuto momenti molto esaltanti. A livello umano è un uomo di grande spessore, un allenatore giovane e intelligente. Ha entusiasmo e lo dimostrerà”.

 

Ha già parlato in italiano alla prima conferenza stampa…

“Non è poco, ha subito dimostrato rispetto verso il nostro paese. Se sei un allenatore straniero, il minimo è fare lo sforzo di imparare la lingua”.

“Aveva già un immagine del movimento, ma il miglior modo di conoscere un sistema è entrarci. Scoprirà col tempo tante cose. E’ umile ma si farà sentire nel movimento italiano. E poi è un malato di rugby”.
 

Quesada ha detto: per poter attaccare bisogna prima difendere.

“Se vuoi vincere devi prima avere una buona difesa e poi una  buona conquista. L’Italia negli ultimi tre anni ha subito troppe mete. Prima del mondiale subiva una media di 4 mete a partita. Devi decidere cosa vuoi essere: una squadre offensiva e divertente o una squadra che vuole vincere”.

“Negli ultimi anni siamo migliorati in attacco, ma tante volte abbiamo giocato troppo in zone dove non contrattaccano nemmeno le squadre più forti. Questo tipo di gioco ci ha messo in difficoltà”.
 

Il futuro di Sergio Parisse? Un ritorno in Italia da allenatore?

“Adesso sono contendo a Tolone, voglio fare un percorso da allenatore. Sì, un giorno voglio allenare l’Italia o un’altra nazionale. Ma non perché sono Sergio Parisse, semmai per la credibilità che mi sarò guadagnato da allenatore.”