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Ne abbiamo presi 58 nel 2016, 63 nel 2017 e 56 ieri pomeriggio, giorno della nostra 14esima sconfitta consecutiva nel Torneo dei tornei. È vero, per contro, che i 19 punti segnati sono il record delle ultime tre annate, e che anche se messi a referto a partita ampiamente finita, sono comunque un numero che...  suona bene. Meglio di quello zero cui siamo stati inchiodati fino al minuto 55’ e che a un certo punto sembrava (ammettiamolo) il nostro infausto e scontato destino. Se uno si accontenta… Certo che dare voti a una prestazione che ha dato segno di sé solo negli ultimi 25’ non è esattamente operazione semplice né scontata. Proviamoci.

Minozzi: è l’unica vera nota lieta di questa Nazionale. Ha gambe e caviglie talentuose, conosce il gioco e lo interpreta con la giusta dedizione, anche in fase difensiva. Recupera palloni importanti sotto forte pressione, distribuisce placcaggi di qualità quando serve mettere toppe e sull’unica palla decente che gli capita fra le mani in zona di attacco, segna in bandierina come quelli veri. Che altro si può volere da uno della sua età? Forse abbiamo trovato degno pari ruolo di Paolo Vaccari, che non a caso era in campo al vecchio Landsdown road nel 1997 quando l’Italia di Coste (37-29) impativa lezioni su campi che oggi consideriamo proibiti. Voto: 9

Bellini: di lui verrà consegnata agli annali la fuga lungo linea palla in mano per la potenziale quarta meta a tempo scaduto. Novanta metri, forse persino di più. Gli è mancata la benzina, perché le gambe buone sono quelle di Earls, che sul limitare dei 22 lo intercetta e lo abbatte. Per il resto una “normale” partita di sacrificio e qualche sbavatura nel mezzo dell’uragano verde che per oltre un’ora ci ha letteralmente annicchilito. Voto: 6 meno

Castello: ci si accorge di lui fra il 56’ e il 58’. Prima per una perfetta salita difensiva che blocca l’ennesima trasformazione al largo degli irlandesi, e poi quando in accelerazione irride Earls all’esterno e serve Allan per la meta dei primi punti azzurri. Tanto, poco? Bella domanda. Voto: 6

Boni: in avvio conferma di avere mani non esattamente educate, il suo passaggio sx/dx per Parisse è da museo degli orrori. Non è uno da ricami o da arazzi. Fa tanto volume, si danna palla in mano (le rare volte) e contribuisce per quel che può a limitare i danni. Ci riesce in minima parte, questione di materia prima. Ma la volontà non gli manca.  A modo suo: lodevole. Voto: 5 ½

Benvenuti: non pervenuto. Sul taccuino un paio di buoni impatti e qualche copertura indovinata. Poca roba. Voto: 5

Allan: meta personale a parte, ha avuto poco o niente da amministrare. Finché l’Irlanda ha giocato da terza potenza del pianeta ha fatto anche lui da spettatore, usando il piede sotto pressione con una certa incoraggiante competenza e familiarità. Cresce quando gli irlandesi ci lasciano giocare. Dalla piazzola ne mette 2 su3. Voto: 6

Violi: sa mettere ed eseguire calci nei box da vero competente della materia. A Dublino non ha inciso più di tanto ma di lui non si ricordano errori o inadeguatezze evidenti. Lascia il posto a Gori (voto: 6 per la meta) che sembra capace di alzare il ritmo della squadra. Illusione ottica, sono stati gli irlandesi ad abbassare i giri. Voto: 6

Parisse: e meno male (dichiarazione della vigilia) che era venuto il giorno di vincere a Dublino… Dalle sue mani prendono il via due delle mete dei nostri avversari. Una su un calcio giocato veloce, un’altra su loop al rallentatore (44’) confezionato su misura per le gambe di Henshaw. Per il resto una partita incolore, per non dire anonima. Che per un capitano… Voto: 5

Steyn: da fucilazione la palla mancata in rimessa laterale sui 5 metri nell’unica situazione potenzialmente vantaggiosa di tutto il primo tempo. Altro da dire non c’è. Voto: 5 meno

Negri: diventerà il ball carrier che al momento ci manca. Promette veramente bene il giovanotto. Grande il suo impatto vincente su Conan partito palla in mano dalla base di una mischia a 5 metri. Voto: 6, più mezzo punto in fiducia.

Budd - Zanni: si fanno altri 80’ di fatica e di sacrificio dando tutto quello che hanno nelle gambe, nel cuore e nella testa. Che non serve a imporsi sugli avversari, purtroppo, ma a confermare che di meglio, al momento, non abbiamo. Voto: 6

Prima linea (Ferrari, Quaglio, Lovotti, Pasquali): più che sufficienti in chiusa, fuori c’era solo da correre (tanto), da coprire spazi e da placcare. Lo hanno fatto tutti, con diligenza e con la dovuta continuità. Ferrari si fa beccare in un fallo ingenuo  (27’) e Quaglio rimedia una testata amica che lo costringe a uscire poco dopo la mezz’ora. Voto collettivo: 6

Bigi-Ghiraldini: come sopra, e bene i lanci in rimessa laterale, a parte il primo rubato dal lungagnone Toner e quello al 40’ buttato letteralmente nel cesso. Voto: 6

 

Nonna Elena che balla col mocho dopo Paul Griffen: chiamasi sdoganamento culturale. Ora possiamo affermare che il rugby non è più una questione di nicchia. Barbara D’Urso ne sarà felice. Ma la sora Elena è simpatica assai. Bravi tutti!

 

Foto Pino Fama

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