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Uno dei pochi allenatori italiani all’estero, Aldo Birchall, 42 anni, stagione numero 7 da tecnico dopo essersi lasciato alle spalle una carriera da giocatore di un certo livello vissuta tra San Donà, Parma, Viadana, L’Aquila, Calvisano e Colorno. Aldo si è specializzato come allenatore degli avanti, lui che in campo è sempre stato una terza linea di quelle ruvide, tutte placcaggi e corse a sostegno.

Dopo tre stagioni a Biella e dopo aver contribuito alla storica promozione in Serie A Aldo ci parla prima del suo ex club e delle sue prime settimane a Mosca.

 

Come valuti queste tre stagioni a Biella, in un club che si è distinto per un notevole processo di crescita.

“Sono arrivato come assistente allenatore di Andrew Douglass, un tecnico molto esperto che nel suo curriculum vanta di essere stato responsabile delle New Zealand Shools. A Biella ho sposato un progetto di tre anni per crescere a fianco di un allenatore del suo calibro. Questi erano i piani ma lo stesso anno Andrew ha ricevuto una offerta dal Giappone dai Toyota Shuttles e ha deciso di partire in anticipo. Dopo la promozione dalla Serie B sono diventato quindi Head Coach nel battesimo in Serie A, con un club all’esordio assoluto.”

“Abbiamo avuto buoni momenti ma anche nelle difficoltà c’è rimasta la fiducia nel progetto. Nell’ultima stagione giocata si è vista l’esperienza maturata dopo un anno in Serie A e, anche grazie a dei buoni innesti, siamo riusciti a vincere 10 partite su 12 prima dell’interruzione del campionato. Il covid poi è arrivato e ha fermato una stagione molto buona”.

“E’ stata una esperienza molto positiva e importante, ho imparato tanto nel lavorare con dei ragazzi non professionisti. Lascio una bella società che lavora in armonia, dove la gente ama il rugby. Una volta che un esterno arriva a Biella difficilmente va via perché viene accolto in un ambiente sano dove le strutture sono ottime. E’ una società che sicuramente dovrà riprendersi dal periodo come tante altre ma è anche una realtà che vuole crescere alla giusta velocità”.

 

Cosa ti ha spinto a Mosca?

“A Natale, con i campionati fermi e con un futuro incerto, ho accettato l’offerta del CSKA Mosca che cercava proprio un allenatore degli avanti. E’ stato un accorto molto rapido. Da gennaio mi avrebbero voluto in Russia.

La stessa dirigenza del Biella mi ha lasciato andare dicendomi “non puoi lasciarti scappare una opportunità così”. Per questo ringrazio Vittorio Musso, Presidente del Biella Rugby, e mi congratulo con lui per esser diventato consigliere federale”.

 

Quali sono le tue prime impressioni al CSKA Mosca?

“Sono arrivato a marzo, qui in Russia gli spazi sono grandi rispetto all’Italia, Mosca è una città enorme e ben organizzata (Mosca conta 14 milioni di abitanti ndr). Il CSKA è una organizzazione polisportiva, possiede un impianto interno dove non manca nulla, dalle palestre alle piscine, dai campi sintetici indoor agli uffici vista stadio. Qui inoltre è tutto molto schematico e nulla è lasciato al caso”.

 

 

Qual’è il livello rugbistico?

“La squadra penso sia a livello di un club di Top10 di metà classifica. Riconosco però che c’è un deficit di mancanza di conoscenza del gioco. Qui c’è tanta voglia di imparare ma è palese che a livello giovanile mancano delle basi che invece in Italia abbiamo. Tutto un altro discorso a livello fisico, i giocatori russi sono davvero molto preparati, hanno dei massimali in palestra molto importanti, fanno 6 ripetizioni con 250 kg di squat, molti giocatori vanno oltre i 200 kg di panca piana come massimale”.

 

Possiamo parlare di professionismo in Russia?

“Si, al CSKA si è totalmente professionisti. La società paga le tasse ed offre a tutti gli effetti un contratto lavorativo. Siamo impegnati tutti i giorni sopratutto in questo periodo di pre stagione dove ci alleniamo spesso due volte al giorno puntando molto sulle skills individuali.”

“Sono il secondo di Denis Korolev (ex nazionale russo a XV e XIII ndr) e l’unico straniero dello staff tecnico, tra i giocatori invece possiamo schierare fino a 8 stranieri, qui a Mosca abbiamo 8 sudafricani tutti con esperienze in Currie Cup”.

 

Quando comincia il campionato?

“Inizierà a fine luglio e dovrebbe finire a metà novembre, appena prima dell’ inverno russo quando le temperature arrivano anche a 30 gradi sotto zero, condizioni in cui è impossibile giocare a rugby”.

 

Quindi dopo l’inglese, l’italiano e lo spagnolo imparerai anche il russo.

“L’idea è questa, sto cercando di imparare. Credo che sia giusto dare il massimo impegno per imparare la lingua quando si è ospiti in un altro paese. Non nascondo però che il russo è una lingua molto difficile, simile al tedesco”.

 

 

 

 

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