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"Non ho mai sognato di essere un Springbok; non è mai stato questo il motivo per cui ho scelto il rugby. Sono cresciuto, ho giocato e mi sono divertito, il che era tutto. È diventato un po' più intenso alle superiori e solo allora ho iniziato a capire che potevo fare del rugby uno stile di vita. Ma soprattutto che volevo godermelo. E posso onestamente dire che non ho mai perso quel godimento. Il successo che ho avuto nella mia carriera deriva proprio da quel godimento.” (Bakkies Botha)

I  commissari della disciplinare della Sanzar e Botha si conoscono così bene che ormai probabilmente dovrebbero essere in termini di intima amicizia.” (Sport 24)

Grande, grosso e cattivo, il sudafricano Bakkies Botha è stato uno dei giocatori più controversi del rugby professionistico; uno di quelli che spesso ha usato la sua stazza (2 metri e rotti per 120 chili) per fare male all’avversario. Dita negli occhi, morsi, testate, entrate sui fianchi, colpi al limite del penale, sul campo Bakkies era un vero e proprio teppista seriale. Soprannominato The Enforcer e anche The Big Oke, le sue squalifiche sono corse parallele ai numerosi titoli da lui conquistati. Botha, infatti, è ad oggi ancora uno dei giocatori più titolati di Ovalia. In 17 anni di carriera questo seconda linea si è laureato campione del mondo nel 2007 in Francia, ha trionfato due volte nel Tri Nations, ha sconfitto i Lions, è uscito da vincitore da tre finali di Super Rugby con i Bulls e da altrettante di Heineken Cup quando si è trasferito al Tolone, oltre ad essere arrivato in cima anche al Top 14 ed avere conquistato tre Currie Cup.

John Philip "Bakkies" Botha è nato il 22 settembre 1979 a Newcastle, cittadina situata nella regione del KwaZulu-Natal, in Sudafrica, e ha studiato presso la Middelburg Technical High School e alla Vereeneging THS.

Nel 1998 il ragazzo è stato il capitano della nazionale scolastica e ha ricevuto la convocazione per la nazionale sudafricana under-19. L’anno successivo, a vent’anni. Bakkies è entrato a far parte dei Blue Bulls, la franchigia di Pretoria che prende parte al Super Rugby, e grazie al suo fisico si è messo immediatamente in luce come una seconda linea di notevole impatto.

Botha ha giocato anche per la nazionale under 23 prima di essere scelto per la squadra sudafricana "A" che ha intrapreso un tour in Europa alla fine del 2001. L'anno seguente, l’allora allenatore degli Springboks Rudolph Straeuli lo ha selezionato e fatto debuttare contro la Francia a Marsiglia il 9 settembre 2002, una partita in cui i verdi hanno perso 10 a 30. Bakkies, che ha formato la seconda linea in coppia con l’atleta dei Golden Lions Jannes Labuschagne, non si è fatto mancare un cartellino giallo per stamping.

Nel giugno del 2003 il gigante di Newcastle ha disputato due test match casalinghi contro la Scozia, entrambi vinti dagli uomini capitanata da Joost van der Westhuizen. È in questa occasione che Botha ha iniziato il sodalizio con Victor Matfield, già suo compagno ai Bulls, creando così una delle seconde linee più forti di tutti i tempi.

Un mese più tardi Bakkies ha preso parte al suo primo Tri Nations giocando entrambe le sfide con l’Australia (a Brisbane è entrato dalla panchina per prendere il posto di Selborne Boome) ed il match con gli All Blacks a Pretoria. Il Sudafrica, però, si è classificato all’ultimo posto. Durante il secondo match con i Wallabies, Bakkies è stato accusato di avere morso il tallonatore avversario Brendan Cannon e, sebbene non ci fossero gli estremi per prendere in considerazione l'accusa, è stato comunque sospeso per otto settimane a causa del suo comportamento scorretto. Nonostante questo, Botha è stato incluso nella rosa che ha partecipato alla Coppa del Mondo del 2003 in Australia, dove è sceso in campo in tutte le sfide cui è stata impegnata la nazionale sudafricana.

Il seconda linea ha esordito nel torneo iridato l’11 ottobre con la facile vittoria per 72 a 6 contro l’Uruguay, dove ha realizzato una doppietta. Una settimana più tardi Bakkies era in campo anche contro l’Inghilterra, con questi ultimi che hanno vinto l’incontro 25 a 6 grazie ad un Jonny Wilkinson superlativo al piede. Il 24 ottobre Botha ha realizzato un’altra meta nella partita vinta 46 a 19 contro la Georgia. Quel giorno a formare con lui la partnership in seconda linea non c’era Matfield, ma Selborne Boome.

Gli uomini di Strauli si sono classificati al secondo posto nel proprio girone alle spalle dell’Inghilterra e per tale motivo si sono trovati a disputare i quarti di finale a Melbourne con la Nuova Zelanda. Il risultato di 29 a 9 per i neri non lascia dubbi su quale squadra abbia dominato l’incontro. I sudafricani hanno fatto le valige e sono tornati in patria.

Il 12 giugno 2004 The Enforcer ha siglato un’altra doppietta, questa volta all’Irlanda di Brian O'Driscoll, a Bloemfontein.

In quel periodo le redini della nazionale sono state prese da Jack White, il quale ha guidato in propri uomini alla conquista della prima corona del Tri Nations dal lontano 1998. Durante quel torneo il Sudafrica ha visto esplodere il talento di tanti giovani campioni: potenti uomini di mischia e trequarti veloci. La prima sfida, in casa degli All Blacks, è stata caratterizzata dalla meta a tempo scaduto di Doug Howlett, quando gli uomini di White si trovavano avanti 21 a 18. Anche la partita con i Wallabies è stata persa di misura, 26 a 30, a causa della meta di Clyde Rathbone, ex capitano della nazionale under 21 sudafricana, in seguito naturalizzato australiano. Due sconfitte in trasferta per i verdi, ma i punti di bonus conquistati, alla fine, sono stati determinanti. E poi, da quel momento, si sarebbe giocato nel Paese Arcobaleno.

La partita con gli All Blacks a Johannesburg è stata vissuta su un primo tempo equilibrato e una ripresa in cui i padroni di casa hanno travolto gli avversari con un gioco aggressivo. Il risultato è stato di 40 a 26, con cinque mete segnate, tre delle quali dell’astro nascente Marious Joubert. Una settimana più tardi, a Durban, gli Springboks hanno sconfitto anche l’Australia, pur segnando una meta in meno degli avversari: due per i padroni di casa, di Victor Matfield e Joe van Niekerk, contro tre degli ospiti. A fare la differenza la precisione al piede di Percy Montgomery, che ha trasformato entrambe le marcature e piazzato in mezzo ai pali tre penalties per il 23 a 19 finale.

Botha ha disputato tutti gli incontri del Tri Nations, così come in autunno è sceso in campo in tutti e quattro i test match del tour europeo. Gli Springboks hanno sconfitto il Galles e la Scozia, ma hanno perso con l’Irlanda e con i campioni del mondo dell’Inghilterra.

Nel 2005 il Sudafrica si è classificato di nuovo primo nel Tri Nations, con tre vittorie su quattro incontri. Lo stesso hanno fatto gli All Blacks, ma con una migliore differenza punti, così a festeggiare sono stati i tifosi neozelandesi.

A novembre gli uomini capitanati da John Smith hanno affrontato l’Argentina a Buenos Aires, vincendo con il risultato di 34 a 23. Quindi, sono volati in Europa, dove hanno giocato i test match con il Galles e la Francia, vincendo il primo, ma uscendo sconfitti 20 a 26 dallo Stade de France, dove Bakkies ha oltrepassato la linea proibita.

Causa un brutto infortunio Botha ha mancato tutti gli appuntamenti del 2006. The Big Oke era però regolarmente in campo nella finale di Super Rugby, andata in scena il 19 maggio 2007 all’ ABSA Stadium di Durban. Di fronte c’erano la prima e la seconda classificata della regular season, i Bulls e gli Sharks, entrambe sudafricane. La sfida al cardiopalma è terminata con la squadra del coach Heyneke Meyer vittoriosa per un solo punto, 20 a 19, grazie alla meta di Bryan Habana a tempo scaduto. È stata questa la prima volta che una franchigia sudafricana si è mposta nel Super Rugby.

A giugno Botha è rientrato anche tra i ranghi della nazionale per i due test casalinghi contro l’Inghilterra, entrambi vinti dagli uomini di White. Nella seconda sfida, al Loftus Versfeld Stadium di Pretoria, Bakkies ha marcato la sua meta numero sette: l’ultima con la maglia verde.

Il gigante di Newcastle ha giocato solo due partite del Tri Nations del 2007, la vittoria sui Wallabies a Cape Town e la sconfitta per 21 a 26 a Durban con gli All Blacks. Poi, ad agosto, ha preso parte ai due incontri amichevoli contro Namibia e Scozia in preparazione della Coppa del Mondo in Francia.

Gli Springboks hanno iniziato il loro cammino nel mondiale il 9 settembre a Parigi contro Samoa, vincendo 59 a 7. Una settimana più tardi, gli uomini di Jack White hanno annichilito i campioni uscenti dell'Inghilterra con un incredibile 36 a 0. A seguire la gara con Tonga, che, stranamente, è risultata essere quella più difficile per i sudafricani. Il risultato finale è stato di 30 a 25. A chiudere la fase a gironi è arrivata l'asfaltata agli Stati Uniti per 64 a 15.

Ai quarti di finale gli Springboks hanno affrontato le Fiji, squadra che a sorpresa aveva passato il turno a discapito del Galles. Per i verdi hanno oltrepassato la linea bianca il capitano John Smit, Jaque Fourie, JP Pietersen, Juan Smith e, a tempo scaduto, Butch James, concludendo con un 37 a 20 che ha staccato loro il biglietto per Saint-Denis, sede designata per la semifinale, dove ad attenderli c'era la squadra rivelazione del torneo, quell'Argentina ancora imbattuta che aveva aperto il mondiale sconfiggendo la Francia. Questa volta, però, i Pumas di Felipe Contepomi sono stati annientati 37 a 13. Dodici anni dopo Johannesburg il Sudafrica era di nuovo in finale.

Tra gli Springboks e la Coppa del mondo c'era l'Inghilterra, squadra alla fine di un ciclo, ma sempre orgogliosa e solida come la roccia. Il 21 ottobre 2007, infatti, il XV della Rosa non era lo stesso che era stato asfaltato poco più di un mese prima nel girone A. Gli uomini di Brian Ashton sono scesi sul terreno di gioco con lo scopo di dare battaglia, come avevano fatto nei quarti con l'Australia e in semifinale con la Francia, e sono apparsi addirittura più intraprendenti degli avversari. Entrambe le squadre si sono disposte per disinnescare da subito le ali avversarie: Habana e Pietersen da una parte, Sakey e Cueto dall'altra. In quel modo la partita ha offerto poco allo spettacolo e si è trasformata in una guerra di trincea, con un noioso ping pong di calci tattici a liberare. Alla fine, solo i cecchini dalla piazzola hanno messo punti sul tabellone. I primi 3 li ha realizzati Percy Montgomery, cui hanno fatto seguito un piazzato di Jonny Wilkinson e un altro di Monty. Sul finire del primo tempo i sudafricani sono arrivati ad un nulla dal marcare la meta, dopo un break imperioso di François Steyn, ma un passaggio in avanti ha vanificato il tutto. I verdi si sono dovuti accontentare di altri tre punti del biondo Percival e le due squadre sono andate a riprendere fiato sul 9 a 3. All'inizio della ripresa, gli inglesi hanno prima accorciato con un calcio di Wilko, quindi, sono andati in meta. Mathew Tait ha trovato il varco giusto e ha corso per circa quaranta metri, fino a quando è stato placcato a due metri dalla linea di meta. Andy Gomarsall ha raccolto l'ovale e lo ha passato a Mark Cueto, il quale ha schiacciato sull'erba, nell'angolo sinistro. L'arbitro ha chiesto l'intervento del TMO, per capire se un istante prima di far baciare l'erba e la palla il trequarti aveva toccato la linea laterale col piede sinistro a causa del placcaggio in extremis di Danie Rossouw. Dopo un tempo infinito, il signor Rolland ha dichiarato No Try, per la disperazione dei tifosi inglesi, compreso il principe Harry in tribuna. Passata la paura, Montgomery ha centrato l'acca con il suo quarto calcio e, a venti minuti dal termine, il ventunenne François Steyn ha infilato da metà campo il penalty del 15 a 6. Il gap era troppo ampio per un'Inghilterra in crisi. Gli Springboks, merito loro, sono stati bravi a difendere senza commettere quei falli che avrebbero permesso a Wilkinson di fare punti. La loro mischia è risultata più solida di quella avversaria, le fasi statiche sono state dominate dall'inizio alla fine e, come arma in più, avevano in campo almeno quattro giocatori abilissimi nel gioco al piede. La gara è finita e tutto il Paese Arcobaleno, dopo lo storico giorno di François Pienaar e di Mandela con la maglia numero 6, ha festeggiato la sua seconda Coppa del Mondo.

Bakkies Botha ha disputato tutte le partite di quel torneo, sei da titolare e una, quella con gli Stati Uniti, entrando dalla panchina al posto di Albert van den Berg.

Il 24 novembre, a chiudere l’anno, è arrivata la vittoria degli Springboks sul Galles al Millenium Stadium per 34 a 12. Non ci sono dubbi che in quel periodo la nazionale sudafricana era la migliore interprete del rugby moderno.

Nella primavera 2008 gli Springboks agli ordini del nuovo coach Peter de Villiers hanno sconfitto il Galles in due test match e poi l’Italia del connazionale Nick Mallet, battuta a Cape Town con il punteggio di 26 a 0.

Poco dopo i campioni del mondo hanno disputato una pessima edizione del Tri Nations, con solo due vittorie su sei partite, una delle quali, però, con gli All Blacks a Dunedin, nel giorno in cui Botha ha festeggiato il suo 50° cap.

A novembre i sudafricani hanno conseguito il Grande Slam in Europa, uscendo vincitori dal Millenium Stadium, da Murrayfield e, soprattutto, da Twickenham, dove hanno asfaltato i sudditi di Sua maestà con un roboante 42 a 6. Cinque mete realizzate, quattro delle quali trasformate, e tre piazzati da parte di Ruan Pienaar, contro due soli calci di Danny Cipriani, per quella che è ancora oggi la peggiore sconfitta di sempre del XV della Rosa nel tempio londinese.

Il 3 dicembre, prima di tornare in patria, Botha ha disputato a Wembley la sua prima partita tra le fila dei Barbarians. Gli avversari erano i Wallabies e i Baa-baas, tra i quali giocava anche il nostro Federico Pucciariello, hanno perso 11 a 18.

Il 2009, invece, è l’anno in cui i Bulls hanno conquistato nuovamente il campionato di Super Rugby. Dopo avere sconfitto 36 a 33 i Crusaders in semifinale, il 30 maggio a Pretoria la franchigia allenata da Frans Ludeke ha disintegrato i Chief di Waikato in finale con il punteggio di 61 a 17, realizzando otto mete. Bakkies ha giocato sino a venti minuti dal termine, quando è uscito dal campo sostituito da Rayno Gerber. In aprile, durante le ultime fase della regular season, Bakkies aveva ricevuto una squalifica di tre incontri per aver colpito duramente il flanker e capitano dei Warathas Phil Waugh.

Poco dopo la finale di campionato in Sudafrica sono arrivati i British & Irish Lions di Ian McGeechan.

La prima prova a Durban è terminata con la stretta vittoria dei padroni di casa per 26 a 21. Anche il secondo test, giocato a Pretoria, è stato vinto con soli tre punti di scarto, 28 a 25, grazie al piazzato di Morne Steyn a tempo scaduto, quando ormai tutti erano convinti del pareggio. In questa gara, durante una ripulitura della ruck, Botha ha colpito duro il pilone gallese Adam Jones, il quale è stato costretto ad uscire dal campo con una spalla slogata. Rivedendo le immagini, l’IRB ha squalificato il sudafricano per due settimane, impedendogli così di disputare il terzo test match (al suo posto ha giocato Heinrich Brussow). Questo fatto ha portato i suoi compagni a scendere in campo con una fascia bianca al braccio in segno di protesta. Sulla fascia si leggeva "Justice 4", in riferimento al numero di maglia di Botha. Per la cronaca, in questo caso a vincere l’incontro sono stati i Lions 28 a 8.

Più avanti nell’anno The Enforcer ha disputato tutte le gare del Tri Nations, che ha visto gli Springboks arrivare in cima alla classifica vincendo cinque gare su sei. L'unica sconfitta è arrivata a Brisbane, per mano dei Wallabies di George Smith, ma spicca la stupenda vittoria al Waikato Stadium di Hamilton con la Nuova Zelanda, all'ultima giornata, un 32 a 29 che ha coronato un torneo trionfale. Due mete per parte, di Sitiveni Sivivatu e Richie McCaw per i padroni di casa, di Fourie du Preez e Jean de Viliers per gli Springboks. Quindi, piazzati da ogni angolo del campo da parte di Dan Carter e Morne Steyn, con quest’ultimo che ha realizzato anche uno splendido drop.

Le sconfitte in autunno per mano della Francia e dell'Irlanda, partita quest’ultima nella quale Bakkies è rimasto fuori a causa di un infortunio al tendine di Achille, hanno appannato un anno altrimenti magico per gli Springboks. Tra le due sconfitte, c’è stata l’asfaltata rifilata all’Italia allo stadio Friuli di Udine: 32 a 10 il risultato, con quattro mete realizzate e nessuna subita.

A maggio del 2010 Il seconda linea, dopo l’ultima partita di campionato contro gli Stormer, è stato sospeso per quattro settimane in seguito ad un colpo proibito al fianco dell’ala Gio Aplon durante la pulizia di una ruck. Era questa la prima volta di Botha come capitano dei Bulls. Ciò ha significato l’assenza in semifinale e anche in finale, dove la Franchigia di Pretoria ha sconfitto i connazionali Stormers e ha vinto di nuovo il Super Rugby.

Il mese successivo Botha era in campo con la nazionale per affrontare due volte l’Italia nel Paese Arcobaleno. La prima sfida, disputata a Witban, è finita 29 a 13 per i padroni di casa. A East London, invece, la sconfitta per l’Italia è stata più pesante; un 11 a 55 che ha visto i ‘Boks oltrepassare la linea proibita ben sette volte.

Il ragazzo di Newcastle ha disputato solamente una partita del Tri Nations 2010, la prima contro gli All Blacks. Durante quel match, infatti, Bakkies ha subito un cartellino giallo e in seguito è stato squalificato per nove settimane a causa della testata rifilata al mediano di mischia neozelandese Jimmy Cowan, reo di avergli tirato la maglietta.

Il seconda linea dei Bulls è rientrato in nazionale per intraprendere il classico tour autunnale in Europa, dove gli uomini di Peter de Villiers hanno affrontato tutte e quattro le Union britanniche. Vittoria di misura con l’Irlanda (23 a 21) con Ronan O’ Gara che a fine gara ha sbagliato il calcio del sorpasso, e sul Galles (29 a 25) grazie alla meta decisiva di Victor Matfield. Quindi, è arrivata l’imprevista sconfitta a Murrayfield con il punteggio di 17 a 21. I verdi si sono rifatti il 27 novembre a Twickenham, dove ancora una volta hanno avuto la meglio sugli inglesi grazie ad un preponderante dominio sul piano fisico. Il test match è terminato 21 a 11. Infine, il 4 dicembre, nel medesimo stadio, la squadra ha perso 20 a 26 contro i Barbarians.

Nel marzo del 2011 Botha ha annunciato di avere firmato un contratto con i francesi del Tolone. Il distruttivo avanti ha quindi giocato solamente due partite del Tri Nations di quella stagione, una delle quali, quella contro gli All Blacks a Port Elisabeth, è risultata essere l’unica vittoria degli Springboks in quel torneo. Poi, a settembre, il ragazzo ha preso parte alla sua terza edizione della Coppa del Mondo in Nuova Zelanda.

Purtroppo per lui, Bakkies di quel torneo ha disputato soltanto due incontri, con le Fiji e con la Namibia. A causa di un infortunio patito con questi ultimi, infatti, è stato costretto a cedere il posto a Danie Rossouw.

L'infortunio ha tenuto il 32 enne lontano dalla nazionale per tutto il 2012, ma, grazie ad una buona stagione in Top 14 e alla lunga lista di seconde linee degli Springboks costrette a recarsi in infermeria, Heyneke Meyer lo ha richiamato. A dire il vero Meyer aveva già convocato The Big Oke per il quarto turno del Tri Nations (proprio allora diventato Rugby Championship grazie all’entrata dell’Argentina) nel settembre del 2012, in quanto Eben Eztebeth era indisponibile per squalifica. Quella volta, però, il Tolone aveva posto il proprio veto. Il coach dei francesi Bernard Laporte ha detto che il suo seconda linea doveva essere in campo per la partita di Top 14 contro il Montpellier. Il suo rientro è allora coinciso con il tour autunnale del 2013, dove ha giocato contro la Scozia in un match vinto 28 a 0 e con la Francia, quest’ultima entrando in campo a gara iniziata per prender il posto di Etzebeth.

In quel periodo Bakkies formava la coppia in seconda linea con Flip van der Merwe, essendo che Matfield aveva deciso di ritirarsi. L’assenza di quest’ultimo, però, è durata poco. Convinto ad indossare nuovamente la maglietta della nazionale, il 14 giugno 2014 Botha se lo è ritrovato al fianco a Pretoria, dove è stato asfaltato il Galles con il punteggio di 38 a 16.

Un mese più tardi Bakkies ha iniziato il suo ultimo Rugby Championship, giocando cinque delle sei gare. Durante una di esse, quella con l’Australia a Cape Town, il ragazzo è stato schierato da Heyneke Meyer con il numero 8, mentre la coppia di seconde linee era formata da Victor Matfield e Eben Etzebeth.

A ottobre Botha ha intrapreso anche il suo ultimo tour europeo con gli Springboks. Il ragazzo ha giocato due sfide delle quattro in programma, con Irlanda e Inghilterra, sempre entrando dalla panchina per sostituire Etzebeth, ormai il suo erede designato. La sfida con il XV della Rosa a Twickenham del 15 novembre, finito con la vittoria dei sudafricani per 31 a 28, è stata l’ultima di Bakkies Botha per la propria nazionale.

L’avventura rugbistica del sudafricano è proseguita a Tolone ed è stata molto remunerativa, per la pecunia che gli si è accumulata sul conto corrente, certo, ma anche da un punto di vista prettamente sportivo. Con il team del presidente Mourad Boudjellal Botha ha conquistato il campionato francese del 2014, grazie alla vittoria in finale sul Castres Olympique per 18 a 14, e per ben tre volte consecutive l’Heineken Cup, giocando nel XV titolare in tutte le finali.

Nel 2013, all’Aviva Stadium di Dublino, sono stati battuti i conterranei del Clermont per un solo punto, 16 a 15, con una meta di Delon Armitage e i punti al piede di Jonny Wilkinson. Bakkies ha disputato 70 minuti di questa gara in coppia con il connazionale Danie Rossouw, poi ha ceduto il ruolo al fijano naturalizzato francese Jocelino Suta.

L’anno successivo, nella finale di Cardiff, i rossi hanno asfaltato i Saracens 23 a 6. Mete di Matt Giteau e Juan Steyn e ancora Wilko a fare il resto. Stavolta il sudafricano ha giocato per 50 minuti prima di uscire dal campo sostituito dal neozelandese Ali Williams.

Il trittico è stato completato nel 2015 con il successo di nuovo sul Clermont a Twickenham per 24 a 18. A passare la linea proibita per la squadra di Bernard Laporte sono stati Mathieu Bastareaud e Drew Mitchell, quest’ultimo a dieci minuti dal termine, mentre i calci in mezzo ai pali questa volta sono arrivati dal piede di Leigh Halfpenny. Botha ha giocato ancora una cinquantina di minuti della finale, per poi lasciare spazio a Romain Taofifenua. Il Tolone è diventata così la prima, e finora unica, squadra a conquistare una Hat Trick in coppa, e Botha l’unico giocatore nella storia del rugby fino ad oggi ad avere conseguito tre titoli di Super Rugby e tre titoli europei. Dopo quest’ultima finale, Bakkies ha detto addio al Tolone.

L’11 luglio del 2015 The Enforcer ha capitanato la selezione di stelle mondiali chiamata World XV contro il suo Sudafrica a Città del Capo. Quel giorno Botha ha affrontato per la prima volta da avversario Victor Matfield, skipper dei ‘Boks. La sfida è terminata con la vittoria dei sudafricani per 46 a 10. Il 15 agosto dello stesso anno Botha, sempre nel ruolo di capitano, ha giocato di nuovo tra le fila del World XV a Tokyo contro il Giappone, stavolta vincendo con il punteggio di 45 a 20.

Nel 2015 Bakkies ha disputao anche tre sfide con la maglia bianco-nera dei Barbarians. Il 29 agosto ha affrontato la nazionale di Samoa vincendo 27 a 24, il 17 novembre il Gloucester e quattro giorni più tardi è sceso sull’erba di Twickenham contro l'Argentina. È stata questa l’ultima apparizione del gigante sudafricano su un campo da rugby. Per la cronaca, la sfida è stata vinta dai Pumas con il risultato di 49 a 31. Questa è stata anche l’ultima partita ufficiale dell’amico Victor Matfield ed è diventata famosa in quanto la meta realizzata da quest’ultimo ha visto portarsi alla piazzola per la trasformazione proprio Bakkies. Il seconda linea ha scimmiottato le movenze e i tic di Dan Biggar e poi ha calciato. Il pallone è terminato…beh, lasciamo perdere.

In totale Bakkies ha guadagnato 85 caps e realizzato sette mete con la maglia degli Springboks. Di questi, 63 caps li ha giocati assieme all’amico Victor Matfield. A livello di club, invece, tra Bulls e Tolone, tra Super Rugby, Currie Cup, Top 14 e Heineken Cup, il gigante ha messo in cantiere 90 presenze con 18 marcature.

Dopo il ritiro, The Enforcer è rientrato in Sudafrica per occuparsi della sua fattoria e della famiglia.

 

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