Rugby e vita in Inghilterra

Scrivo quest'ultimo pezzo della mia avventura oltremanica mentre sono all'aeroporto pronto a tornare in Italia. Come sempre a fine stagione si tirano le somme e quest'anno posso ritenermi soddisfatto infatti il Doncaster è riuscito ad ottenere la promozione (obiettivo stagionale) ma non senza sudare.
Questo campionato si è rivelato molto più difficile di quanto non sembrasse inizialmente tutte le squadre sono cresciute nella seconda parte del campionato e pertanto abbiamo ottenuto la promozione all'ultima giornata giocando in casa di un club storico, ovvero Blackheath, primo club nella storia del rugby ad aver giocato un match internazionale.
Guardando un po' indietro posso dire che è finita una stagione piena di rugby, ho vissuto a pieno due esperienze, una da giocatore, l'altra da allenatore ed entrambe mi hanno arricchito molto, con la selezione dello Yorkshire U.20 siamo riusciti a raggiungere la finale che abbiamo disputato a Twickenham, un'esperienza bellissima per i ragazzi e personalmente anche da allenatore.
Mi sono confrontato con un rugby, una metodologia d'allenamento e apprendimento molto diverse da quelle italiana dove la disciplina è l'ingrediente chiave, una rigidità e una cura del dettaglio quasi maniacale.
Un altro aspetto di cui non ho mai parlato è la stampa, ovviamente gli standard e le aspettative che ci sono sul rugby in Inghilterra sono molto più alte che in Italia e bisogna tener conto di quanto il rugby sia seguito qui. Tralasciando il paragone scontato e banale che si potrebbe fare relazionando lo spazio che le testate giornalistiche dedicano al rugby la cosa più interessante, a mio modo di vedere, è la “cattiveria” con la quale i giornalisti scrivono nei riguardi della squadra del posto nelle testate locali (o ancor di più della “squadra della rosa” nelle testate nazionali) ogni volta che non si fornisce una prestazione adeguata o non si ottiene il risultato aspettato.
Bisogna comunque tenere in considerazione che il pubblico che segue il rugby in Inghilterra è comunque un pubblico rugbysticamente colto e pertanto le scarse performance in campo non si possono certo mascherare.
Tirando le somme di un anno vissuto qui mi rimane davvero tanto, in primis amicizie, ma ciò che più ho capito, è che sono ancora fortunato a poter praticare questo sport, perchè negli occhi delle persone che ho visto a bordo campo a guardare le partite, o in quelli degli ex giocatori che non riescono a staccarsi dal club per cui hanno giocato tanti anni, negli occhi di chi in un qualsiasi modo come dirigente, allenatore, addetto al magazzino prova a rivivere anche solo per un attimo quei momenti prima di una partita ci sono quelle emozioni uniche che caratterizzano il nostro sport.
Il rugby in Inghilterra lo gioca chi va in campo, ma il vero rugby lo si trova negli occhi di chi zoppicando per le botte prese tanti anni fa non riesce ad immaginare un sabato senza andare a sostenere i RAGAZZI, per dare con la sua presenza alla propria anima un'altra occasione di rivivere quei momenti unici che solo un campo da rugby può regalare e guardando, appunto, queste persone si capisce perchè in campo come nella vita è importante meritarsi il rispetto dei propri compagni e imparare a camminare sempre a testa alta.