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Il rugby è una questione di testa e di cuore. Se voi mettete queste due cose insieme, chi è più forte di voi?” (Salvatore Bonetti)

Seconda linea e terza centro, a volte anche flanker, Salvatore Bonetti in campo era forza e coraggio, lealtà e generosità, cuore e orgoglio; un atleta leggendario che ha incarnato tutti i sacri valori del rugby, talmente fenomenale da meritarsi l’appellativo di Nembo Kid (nome con il quale era conosciuto all’epoca il fumetto di Superman). Colonna della Concordia Brescia scudettata nel 1975, Bonetti ha giocato trentaquattro volte per la nazionale italiana, dieci delle quali con i gradi di capitano, ha preso parte al leggendario tour del 1973 in Sudafrica, quello che ha trasformato i giocatori italiani in una squadra, ed era in campo a Padova nel 1977 tra le fila del XV del Presidente che ha messo paura agli All Blacks.

Salvatore Bonetti è nato il 22 ottobre 1949 a Lumezzane, popoloso comune della Val Gobbia, valle trasversale della Val Trompia, in provincia di Brescia. Agli inizi degli anni '60 Salvatore si è recato per ragioni di studio presso un collegio di Oderzo, nel trevigiano, ed è lì che ha avuto il primo incontro con il rugby. Tornato a Lumezzane quando aveva 17 anni, il ragazzo ha iniziato a lavorare e nel frattempo frequentava una scuola serale e si dilettava giocando a calcio nella squadra del suo paese natale.

Proprio in quel periodo a Lumezzane era arrivato il Rugby, grazie al leggendario professor Bruno Menta, il quale era anche direttore didattico nell’istituto frequentato da Bonetti. Ex giocatore di rugby, ed ottimo educatore, Menta ha convinto il ragazzo a sostituire la palla sferica con quella ovale. È successo così che nel 1967 Salvatore è stato tesserato dalla Rugby Lumezzane Aeternum, squadra con la quale ha giocato fino al 1971, l’anno in cui è passato tra le fila della Rugby Brescia appena promossa nel massimo campionato italiano.

Con i bianco-blu Bonetti ha disputato il campionato 1971-72 e, nonostante la retrocessione in serie B, la forza e la grinta da lui dimostrata gli sono valsi la convocazione con la nazionale italiana.

Nembo Kid ha esordito in azzurro il 26 novembre 1972 ad Aosta contro il XV di Serbia-Montenegro, nell’ambito della Coppa FIRA. Quel giorno l’allenatore Gianni Villa, da poco subentrato a Umberto Levorato, ha schierato ben sette nuovi atleti; oltre a Bonetti, che ha giocato nel ruolo di seconda linea, hanno conquistato il primo cap anche Elio de Anna, Adriano Fedrigo, Nello Francescato, Fabio Gargiullo, Giorgio Lari, Manrico Marchetto e Francesco Vialetto. Capitano era Marco Bollesan, il quale ha condotto i suoi ad una difficile vittoria per 13 a 12.

Nella stagione 1972-73 l’avanti di Lumezzane ha lasciato il Brescia e si è trasferito all'Arquati Rugby Parma.

Alla sua prima stagione la squadra emiliana è mestamente retrocessa in serie B. Sentendosi un po’ in colpa per questo insuccesso, Bonetti ha deciso di non tornare a Brescia com’era previsto, ma è rimasto in giallo-blu, trascinando la compagine ad una pronta risalita nella massima serie dopo una stagione devastante, dove il Parma ha perso solamente un incontro, quello di Milano contro l’Amatori.

Nel giugno del 1973 Salvatore è partito con la nazionale italiana in direzione Sudafrica, in quello che è stato il primo vero tour degli azzurri al di fuori dell’Europa, se si esclude il mini-tour in Madagascar del 1970. Pensare di recarsi a giocare in Sudafrica in quel periodo era pura utopia, vuoi perché l’Italia in ambito internazionale contava meno di niente e vuoi perché iniziava a farsi strada l’idea di un boicottaggio sportivo nei confronti di un paese in cui vigeva il regime di apartheid. In effetti il CONI ha chiesto ai ragazzi di Gianni Villa di rinunciare, ma l’occasione era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.

Era una squadra giovane quella italiana, dove i più anziani, che vuol dire sulla trentina, erano il capitano Bollesan e il rovigotto Doro Quaglio. Gli altri erano Salvatore Bonetti, Rocco Caliguri, Arturo Bergamasco, padre di Mauro e Mirco, Nello Francescato, Lelio Lazzarini, Paolo Paoletti e Ambrogio Bona, tanto per citarne alcuni.

Il primo match è andato in scena il 16 giugno ad Harare, che allora si chiamava ancora Salisbury, capitale dello Zimbabwe, che sulle mappe portava il nome di Rhodesia. I locali hanno vinto 42 a 4 e i quattro punti italiani sono stati il frutto meta di Marco Bollesan (dal 1971 la meta era passata a valere quattro punti). Quel giorno Bonetti era schierato in seconda linea, in coppia con il gigantesco sandonatese Adriano Fedrigo.

Poco dopo Villa e i suoi ragazzi si sono trasferiti in Sudafrica dove hanno disputato otto gare contro squadre locali, alle quali è stata assegnata l’ufficialità.

Le prime quattro sfide, contro Western Transvaal, Borders, North-Eastern Cape e Natal, Nembo Kid le ha giocate da flanker, perché in seconda linea era rientrato Isidoro Quaglio. Quindi, il lumezzanese è tornato ad indossare la maglia numero 4 per la partita del 4 luglio con Eastern Transvaal.

Tre giorni più tardi Bonetti era in campo nel ruolo di flanker nella sfida contro una selezione di giocatori di etnia bantù (che all'epoca non potevano giocare nelle squadre dei bianchi) chiamata Leopards, con la quale l’Italia ha conseguito l’unico successo di quel tour. Il risultato è stato di 24 a 4 e Salvatore ha realizzato la sua prima meta internazionale. Oltre a lui è andato a segno anche Marco Bollesan; il resto lo hanno fatto i punti al piede del petrarchino Lelio Lazzarini.

Il 9 luglio Salvatore ha giocato contro North Free State e due giorni più tardi era in campo di nuovo come seconda linea a Johannesburg, dove è stato affrontato il XV del Transvaal. È questa la famosa partita durante la quale l’atleta della Rugby Roma Rocco Caligiuri ha centrato l’acca con tre drop. Era la prima volta che succedeva in una sfida internazionale in Sudafrica, tant'è che la leggenda narra di una targa all'esterno dell’Ellis Park che celebra l’evento, anche se, a dire il vero, nessuno l'ha mai vista, neppure quando lo stadio è stato rinnovato in vista della Coppa del Mondo del 1995.

Il 1974 è l’anno in cui Bonetti è tornato al Brescia ed è anche quello in cui è diventato in via definitiva terza linea centro della nazionale. I flanker in quel periodo erano il capitano Bollesan e Loris Salsi, mentre in seconda linea giocavano Adriano Fedrigo ed il petrarchino Mario Piovan. Il lumezzanese ha iniziato l’anno battendo 11 a 3 il Portogallo a Lisbona e poi, a marzo, si è spinto con la squadra oltremanica per un tour in Inghilterra, dove sono state affrontate tre contee inglesi. La Federazione, per incentivare la partecipazione dei giocatori, dilettanti alle prese con problemi di lavoro e di studio, ha concesso l’ufficialità a tutte e tre le sfide, così come era successo in Sudafrica. I XV affrontati erano quelli di Middlesex, Sussex e Oxfordshire e tutte le gare sono terminate con la sconfitta degli uomini di Villa.

Il 15 maggio a Brescia è andata in scena la rivincita con i Leopards sudafricani e ancora gli Azzurri sono riusciti a sconfiggerli, stavolta con il punteggio di 25 a 10. Nembo Kid ha schiacciato nuovamente l’ovale oltre la linea proibita e con lui lo hanno fatto Ettore Abbiati, Manrico Marchetto e Nino Rossi. L’apertura romana Giorgio Lari, con i suoi calci, ha aggiunto gli altri punti sul tabellone.

Il 15 febbraio 1975 Bonetti ha portato la sua prima sfida alla Francia al Flaminio di Roma, nell’ambito della Coppa FIRA. La squadra azzurra, ora affidata al gallese Roy Bish, ha perso onorevolmente con il punteggio di 9 a 16.

Il XV del Bel Paese ha in seguito sconfitto Cecoslovacchia e Spagna, mentre a Bucarest la partita è terminata con un pareggio per 3 a 3, grazie ad un drop dell’aquilano Ennio Ponzi.

A settembre dello stesso anno Salvatore ha intrapreso con la nazionale un altro tour nel Regno Unito. Dopo avere incontrato e perso contro gli scozzesi del Gala e dell’Heriot, gli uomini capitanati dal triestino Umberto Cossara hanno affrontato a Gosforth l’under-23 inglese. È stato questo il primo match ufficiale del rugby azzurro contro una nazionale britannica, anche se di livello giovanile. I nostri sono usciti sconfitti 16 a 29, subendo quattro mete e i punti al piede della futura stella del XV della Rosa Dusty Hare.

Intanto a livello di club, proprio nel 1975 la Concordia Rugby Brescia si è laureata campione d’Italia. Erano i bianco-blu targati Würher del giovane presidente Silvano Antonini e di Lorenzo Bonomi, del gallese ex Bologna David Cornwall e di Beppe Vigasio, di Marco Bollesan, appena arrivato da Genova, e di Ettore “Cubo” Abbiati, di Paolo Paoletti e di Cochi Modonesi; e naturalmente di Nembo Kid. La squadra ha rincorso L'Aquila per tutto il campionato sino alla penultima giornata, quando è avvenuto il sorpasso grazie alla vittoria per 8 a 7 nello scontro diretto al Menta. Il 20 aprile 1975 è andato in scena l'atto finale. L'Aquila ha superato il Petrarca, ma i Lombardi sono riusciti ad imporsi al Flaminio sull'Algida Roma per 19 a 12 e hanno chiuso in cima alla classifica con un punto in più rispetto agli abruzzesi, cucendosi sul petto quello che fino ad ora è il loro unico tricolore.

L’anno successivo i bresciani sono andati vicinissimi al bis. All'ultima giornata erano primi in classifica appaiati al Rovigo del francese Julien Saby, a quota 34 punti, e ospitavano i polesani in un vero e proprio scontro scudetto. Purtroppo per loro, i Bersaglieri sono riusciti ad imporsi 12 a 6 e hanno conquistato il loro ottavo titolo. E dire che quel giorno Bonomi era riuscito a far schierare in campo nientemeno che il fuoriclasse inglese, nonché British Lions, Andy Ripley. Il flanker, però, è arrivato al Menta spaesato, senza sapere esattamente quanto era importante quella sfida, e si è rivelato un fiasco.

Con la nazionale, Nembo Kid ha preso parte alla Coppa FIRA 1975-76.

Il ragazzo di Lumezzane ha assaggiato quattro vittorie consecutive con le nazionali di Polonia, Olanda, Romania e Spagna, partita quest’ultima nella quale Bonetti ha rivestito per la prima volta il ruolo di capitano. Quindi, il 21 ottobre 1976, ha realizzato una meta nel match in cui l'Italia ha battuto all'Appiani di Padova la nazionale giapponese per 25 a 3.

Due settimane più tardi all’Arena Civica di Milano sono arrivati i Wallabies, reduci da due sconfitte in terra francese. Quel giorno capitan Bonetti ha condotto gli Azzurri ad un soffio dalla clamorosa vittoria. Sotto il diluvio, infatti, è finita 16 a 15 per i giallo-oro, con gli italiani che hanno messo punti sul tabellino grazie al mediano di mischia Ercole Manni, autore di una meta, e ai calci di Ennio Ponzi. Il merito di questo exploit azzurro, oltre all’ottimo lavoro del collettivo impostato da Bish, è da attribuirsi sicuramente al pacchetto di mischia, che in quel periodo non aveva nulla da invidiare alle grandi compagini d’Europa.

Purtroppo, come spesso accade, ad un passo avanti ne sono succeduti un paio indietro. Nel febbraio del 1977 l’Italia ha perso 3 a 10 contro la Francia a Grenoble, e fin qui niente di grave, ma un mese più tardi è stata battuta 9 a 10 dal Marocco a Casablanca, dove Salvatore è tornato momentaneamente nel ruolo di flanker (terza centro era Sabatino Pace). Questa sconfitta ha creato una frattura tra la Federazione italiana e Roy Bish. Al suo posto, dopo un breve interludio di Doro Quaglio, è arrivato un altro gallese, Gwyn Evans, il quale ha subito restituito a Nembo Kid la maglia con il numero 8 per le gare con la Romania a Reggio Calabria e la Spagna a Madrid, nel novembre e dicembre del ’77.

In autunno sono approdati in Europa gli All Blacks. Siccome avevano espresso il desiderio di visitare Venezia, la Federazione italiana ha organizzato un incontro per il 22 ottobre a Padova. Purtroppo, gli Azzurri erano impegnati in Polonia nel primo incontro di Coppa FIRA (Elio De Anna, invece, era a Parigi a giocare contro la Francia con il Resto del Mondo, nell'ambito della sfida per il settantacinquesimo compleanno della Federazione francese). Così, il 22 ottobre, all’Appiani di Padova, la FIR ha mandato in campo una selezione chiamata il XV del Presidente, con i migliori giocatori del campionato, gente quale Arturo Bergamasco, Stefano Romagnoli, Adriano Fedrigo, Pasquale Presutti, Mario Piovan, Manrico Marchetto, Loredano Zuin e i fratelli Nello e Bruno Francescato. Tra loro anche tre stranieri: il sudafricano del Rovigo Dirk Naudè, seconda linea, e la mediana del Petrarca formata dall’apertura sudafricana Nelson Babrow e dal numero 9 francese Guy Pardies. Per il ruolo di capitano era stato scelto Salvatore Bonetti.

Quasi contro ogni aspettativa, il XV del Presidente, che vestiva una maglia bianca con banda blu, ha dato parecchio filo da torcere ai neri di Oceania, con il risultato rimasto in bilico sino alle fasi finali del match. I primi a realizzare sono stati gli ospiti con una meta di Graham Mourie, entrato dalla panchina al posto di Kevin Eveleigh: una meta viziata da un in avanti del mediano di mischia Kevin Greene. Gli italiani hanno risposto con Nello Francescato, che ha attraversato la linea avversaria dopo un passaggio di Babrow. Zuin ha trasformato ed il primo tempo si è chiuso sul 6 a 6. Nella ripresa Graham Mourie ha realizzato un’altra meta a seguito di una spinta degli avanti, dopo una touche a cinque metri dalla nostra linea proibita. I bianco-blu hanno realizzato con un penalty di Zuin ed il risultato si è posizionato sul 10 a 9. Un piazzato di Brian McKechnie a cinque minuti dal termine e una marcatura di Ford, anch’egli di nome Brian, a tempo scaduto hanno fissato il punteggio sul 17 a 9.

Il 4 febbraio 1978 Salvatore ha giocato e perso con la Francia a L’Aquila. È stata questa l’unica sua partita internazionale di quell’anno, nonché l’ultima da capitano. A ottobre a guidare l’Italia è arrivato il profeta francese Pierre Villepreux, che è stato costretto a preparare in fretta e furia la sfida con l’Argentina di Hugo Porta  a Rovigo. Ancora spaesato, Pierrot non aveva idea di chi mettere in campo, così ci ha pensato Aldo Invernici, il quale ha eletto il pilone Ambrogio Bona capitano, mentre Bonetti è rimasto escluso causa impegni di lavoro.

A fine stagione Nembo Kid ha lasciato di nuovo il Brescia ed è approdato in Polesine, dove ha indossato la maglia rosso-blu della Sanson Rovigo, allenata dal sudafricano Stoffberk.

L’avanti della Val Trompia è tornato a giocare per la nazionale il 18 febbraio 1979 a Padova, dove ha affrontato di nuovo la Francia. Quel giorno  Villepreux  lo ha schierato seconda linea assieme al calabrese del Petrarca Giuseppe Artuso, mentre terza centro era il “rovigotto” Elio de Anna. Per la cronaca, l’Italia ha perso con il punteggio di 9 a 15.

Il 2 novembre 1980 Nembo Kid ha disputato a Rovigo un incontro con l’Unione Sovietica, sempre in seconda linea, ma stavolta in coppia con l’italo-francese Louis Basei, ex Brescia allora in forza al Treviso. È stata questa la sua partita numero 34 con i colori azzurri: l’ultima.

L’anno successivo Salvatore, che era rientrato al Brescia, ha appeso definitivamente le scarpette al chiodo.

Il 7 dicembre 2013, a Piacenza, Nembo Kid ha ricevuto il premio che ogni anno gli Old del Rugby Piacenza conferiscono al "rugbysta che tutti avrebbero voluto avere nella propria squadra". E chi non avrebbe voluto in squadra questo grande campione dal cuore ovale?

 

RINGRAZIO  Salvatore Bonetti per la pazienza e per l'enorme contributo dato a questa storia.

 

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