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Era un grande, naturalmente, "The Flying Scotsman", ma lui non conosceva il rugby, era un giocatore di calcio prima di andare all'Università di Oxford. Così quando era il nostro capitano nel successo della Triple Crown del 1933, non abbiamo mai avuto colloqui di squadra prima della partita. Ci avrebbe semplicemente detto di andare avanti con lui; niente piani grandiosi o altro, perché non sapeva molto del gioco. Ma, caspita, sapeva correre e segnare mete.” (James Henderson)

Ian Smith ha giocato trequarti ala per la Scozia dal 1924 al 1933 e ancora oggi, a novant’anni di distanza, le sue 24 mete fanno di lui il miglior marcatore per quanto riguarda la nazionale del Cardo. Soprannominato The Flying Scotsman, Smith aveva una particolare propensione a correre per linee diagonali, spesso aspettando il rimbalzo prima di superare gli avversari per raccogliere la palla mentre rotolava veloce verso la linea di fondo. Smith aveva una corsa a ginocchia alte che lo ha reso difficile da affrontare quando correva a tutta velocità. Ai suoi tempi, poi, era il trequarti ala a lanciare la palla nella rimessa laterale, in quanto i tallonatori non sono stati ritenuti in grado di svolgere tale compito fino agli anni '70. L’azione sotto il braccio di Smith, con la palla che volava in aria, è stata giudicata la perfezione del lancio e un'importante fonte di possesso per le squadre in cui lui ha giocato.

Ian Scott Smith è nato il 31 ottobre 1903 a Melbourne, ma è cresciuto in Nuova Zelanda. Arrivato in Gran Bretagna da giovane, il ragazzo ha frequentato la Cargilfield Preparatory School a Edimburgo prima di entrare al Winchester College, una scuola con una tradizione sportiva diretta più verso il calcio piuttosto che al rugby.

Da Winchester il ragazzo è passato successivamente al Brasenose College di Oxford, dove ha conosciuto Phil Macpherson, il quale lo ha introdotto al gioco con la palla ovale. Schierato nel XV della famosa università, nel dicembre 1923 Ian ha vinto il Varsity Match contro Cambridge, quando lo stesso Macpherson è diventato capitano dei Dark Blues. Quel giorno Smith ha segnato due mete. La sua rapidità e la sua andatura lo rendevano un avversario formidabile e, inoltre, sapeva calciare lungo e dritto.

Nonostante fosse nato in Australia, entrambi i genitori di Ian erano scozzesi e durante il suo periodo a Oxford era perfettamente chiaro che nelle sue vene correva sangue delle Highlands. Così, nel 1924, poco dopo la sua fiammeggiante partenza nella trequarti della scuola, il ragazzo è stato arruolato tra le fila della nazionale con il Cardo, dove ha preso il posto di un altro Scozzese Volante, quel Eric Liddell che proprio nel 1924 vinceva la medaglia d’oro sui 400 metri alle Olimpiadi di Parigi. Smith non è stato impiegato per l'incontro di apertura del Cinque Nazioni a Parigi il 1 gennaio, ma, dopo che i suoi compagni sono stati battuti 10 a 12 nella capitale francese, è stato inserito nell’attacco scozzese per l'incontro con il Galles a Inverleith il mese dopo. I gallesi sono stati sopraffatti e Smith, realizzando una hat trick, ha aiutato la sua squadra a stabilire un inattaccabile vantaggio di 35 punti prima che gli ospiti segnassero due mete di consolazione negli ultimi sei minuti della partita. Quel giorno la terza linea della Scozia era formata tutta da studenti di Oxford. Oltre a Ian, c’erano Phil Macpherson, George Aitken (che aveva giocato centro per gli All Blacks in due test) e Johnnie Wallace (pure lui nativo dell’Australia) i quali, a parte Aitken, hanno realizzato tutti una marcatura per quello che ad oggi rimane il punteggio più alto conseguito dalla Scozia contro il Galles. Uno dei trequarti gallesi, dopo la partita, ha chiesto di essere presentato a Smith. Aveva visto solo la sua schiena durante il match e voleva assicurarsi di riconoscerlo se si fossero incontrati di nuovo. Capitano del XV del Cardo era il tallonatore Rankin Buchanan.

Il successivo 23 febbraio la Scozia ha sconfitto 13 a 8 l’Irlanda in casa, ma ha terminato il torneo con un match disastroso a Twickenham, dove gli odiati inglesi si sono imposti con un perentorio 19 a 0 e hanno conquistato il loro secondo Grande Slam consecutivo.

Sempre nel febbraio del 1924, Ian ha ricevuto l’invito da parte dei Barbarians per il loro incontro annuale del Mobbs Memorial Match contro le East Midlands. Smith ha segnato una delle cinque mete con cui i bianco-neri hanno vinto la partita 15 a 3. Ad aprile il trequarti ala ha fatto parte della spedizione dei Baa-baas nel Galles del Sud. Durante quel tour, Smith ha marcato mete nelle partite ravvicinate contro Cardiff, Neath e Swansea. La sua segnatura contro questi ultimi ha messo in mostra il suo amore per l'avventura sul campo, perché è stata il culmine di una manovra elettrizzante che era iniziata nei pressi della propria linea di meta.

In primavera il ragazzo è stato selezionato per recarsi in Sudafrica con le British Isles, che proprio da quel tour hanno assunto il nome di Lions. Si è trattato del primo tour dalla fine della prima guerra mondiale; il manager era il Dr. Ronald Cove-Smith. Ian ha giocato nei primi due test match con gli Springboks, entrambi persi, ed è sceso in campo anche in quattro partite non ufficiali, segnando un totale di cinque mete contro Western Province, Witwatersrand, Natal e la nazionale della Rhodesia. A quest’ultima ha rifilato una doppietta.

Il 1925 è stato l'annus mirabilis della Scozia, che ha conquistato il suo primo Grande Slam. La stagione, però, era iniziata in modo infausto per Ian Smith. L’ala, infatti, ha perso il suo posto nella squadra di Oxford e non ha ricevuto la convocazione per le partite che l’università ha giocato contro All Blacks e Cambridge.

Ian era comunque nella testa dei selezionatori della nazionale e dopo avere realizzato cinque mete durante il trial, ha mantenuto il suo posto sulla fascia. Il ragazzo ha ringraziato e, durante la prima sfida del Cinque Nazioni del 1925, ha superato quattro volte la linea proibita della Francia a Inverleith. Johnnie Wallace ha aggiunto anch’egli una coppia di mete, mentre una l’ha siglata il terza centro Sandy Gillies (l’uomo che aveva debuttato in nazionale lo stesso giorno di Smith) completando così quella che è stata una vittoria netta per 25 a 4. La Francia non ha attraversato la linea scozzese e ha realizzato solamente un drop, che in quei giorni valeva 4 punti, con l’apertura Yives du Manoir.

Quel pomeriggio è stato spettatore di un'eclissi totale di sole e sul campo Smith è stato responsabile dell'eclissi del XV francese. Durante il terzo tempo, un tifoso dei Coqs ha iniziato una conversazione con il trequarti e gli ha chiesto quale fosse il suo tempo in pista sui 100 metri. Qualcosa deve essersi perso nella traduzione in quanto Smith, credendo che gli fosse stato chiesto quante mete avesse fatto, ha risposto con nonchalance "Quattro o cinque". Il povero francese era senza parole. Non c'è da meravigliarsi che Smith da quel momento fosse conosciuto come The Flying Scotsman.

Un paio di settimane più tardi, il 7 febbraio, la vivace squadra scozzese si è recata a Swansea per affrontare il Galles sul proprio territorio. Ian ha segnato altre quattro mete, Wallace ancora una doppietta e l’estremo dell’Heriot Dan Drysdale ha calciato tra i pali un drop. La Scozia si è portata in vantaggio 24 a 5; i trequarti in maglia blu erano devastanti, veloci, con una geniale manovrabilità. Gli uomini del Cardo, però, non sono riusciti a mantenere quell’incredibile livello per tutti gli 80 minuti e, grazie al fatto di non avere mai mollato, nel finale i gallesi hanno gestito due mete non convertite e un piazzato che hanno fissato il punteggio in un più rispettabile 14 a 24. Contando le ultime tre con la Francia e le prime tre con il Galles, Smith ha realizzato un record ancora imbattuto di sei mete consecutive nel torneo.

Il 14 marzo la Scozia ha vinto a Lansdowne Road. Ian Smith non è riuscito a mantenere la media di quattro mete a partita e in effetti non è riuscito a superare la linea irlandese in questa occasione. Tuttavia, ancora una volta sono stati i trequarti a fare la differenza tra le due squadre, in un match estremamente serrato. Johnnie Wallace e David MacMyn hanno schiacciato l’ovale in meta ed il match è terminato 14 a 8 per la squadra ospite. La meta di Wallace è stata particolarmente spettacolare, il risultato di un'eccellente manovra di passaggi e corsa.

Il 21 marzo 1925, ultima giornata del Cinque Nazioni, è il giorno in cui è stato inaugurato il nuovo stadio di Murrayfield. La scozia ha ospitato l’Inghilterra e mai inaugurazione è stata più fortunata, perché, davanti a 70000 spettatori, gli uomini di casa hanno conquistato Triple Crown, Calcutta Cup e Grande Slam.

Non è stato però tutto semplice. Il match è stato molto combattuto tra due team meravigliosamente talentuosi, che ha visto il comando della sfida cambiare di mano per tre volte. È stata la compagine inglese ad avere la prima iniziativa con un penalty del seconda linea William Luddington, che ha portato la sua squadra sul 3 a 0. Gli scozzesi si sono fatti immediatamente sotto e Jimmy Nelson, numero 9 dei Glasgow Accies, ha segnato una meta che è stata trasformata dall’estremo Dan Drysdale: 5 a 3 per i padroni di casa.

L'Inghilterra non è rimasta a lungo sotto e ha marcato due mete con Richard Hamilton-Wickes e con il capitano Wavell Wakefield, la prima delle quali è stata convertita da Luddington. Questo ha dato agli ospiti un vantaggio di 11 a 5, il che significava che gli scozzesi dovevano segnare due piazzati, dato che la meta trasformata regalava solo 5 punti.

L'eccitazione ha raggiunto un livello febbrile a 25 minuti dalla fine, quando gli scozzesi hanno segnato una meta magnifica, ma molto controversa, a seguito di una superba mossa di sorpasso che ha coinvolto Smith, Phil MacPherson e Johnny Wallace, con quest’ultimo che ha schiacciato proprio accanto alla bandiera nell'angolo a destra. La squadra inglese, i funzionari e i tifosi dei bianchi hanno protestato che Smith avesse messo un piede fuori dal terreno di gioco prima che passasse l’ovale a Wallace, ma l'arbitro gallese Freethy era convinto che non ci fosse infrazione e ha assegnato i tre punti alla Scozia. Immerso nel silenzio più assoluto, Sandy Gillies ha centrato i pali con la trasformazione dalla touchline e ha portato la sua squadra ad un solo punto dagli avversari: 10 a 11.

La Scozia a quel punto ha aumentato il ritmo, attaccando febbrilmente la linea inglese per un periodo prolungato. Non è arrivata un’altra meta, ma gli Highlanders sono riusciti a prendere il comando con un drop dell’apertura Herbert Waddell a cinque minuti dalla fine, che ha fissato il punteggio sul 14 a 11. Ma non era ancora finita, perché negli ultimi minuti gli scozzesi hanno dovuto resistere ai folli assalti dell'Inghilterra per difendere il risultato. I rivali attaccavano continuamente, ma lo spirito combattivo della squadra di casa li vedeva resistere strenuamente alla forte pressione fino al termine. La storia ci dice, naturalmente, che gli scozzesi hanno condotto in porto un'eroica vittoria, ma è una certezza che le due squadre sono rimaste sollevate nell’udire il fischio finale, essendo entrambe esauste, tanto che molti giocatori erano difficilmente in grado di trascinare i loro corpi fuori da Murrayfield.

La fine del gioco ha visto scene di festeggiamenti e pura gioia, cose mai viste prima in un campo di rugby scozzese e che non si sarebbero ripetute per molti anni a venire. Quegli uomini con il Cardo sul petto, che hanno realizzato per la prima volta il Grande Slam, si sono meritati il soprannome di Immortals.

Terminato il torneo, Ian si è recato di nuovo in Galles con i Barbarians, giocando contro Newport e Swansea e realizzando una meta a questi ultimi. In totale, Smith ha disputato sei partite con la maglia bianco-nera e ha oltrepassato la linea proibita cinque volte.

In quella stagione il capitano scozzese era Phil Macpherson, un giocatore con il quale Smith ha condiviso la trequarti per la maggior parte della sua lunga carriera. Macpherson non era solo un giocatore altruista, con il raro dono di un eccellente intuizione. Come capitano, ha dimostrato di essere un abile tattico capace di estrapolare il meglio dalle sue squadre.

Macpherson era assente nel 1926, in quanto inscrittosi in un'università americana, e capitano è diventato l’estremo Dan Drysdale. Anche Smith, dal canto suo, ha asciato Oxford per frequentare l’Università di Edimburgo, ma è rimasto parte integrante del XV scozzese che ha vinto di nuovo il Cinque Nazioni.

La squadra ha iniziato il torneo il 3 gennaio vincendo 20 a 6 con la Francia a Colombes, con cinque mete realizzate, tra cui una hat trick di Johnnie Wallace, il quale si era appena laureato in legge e stava per tornare in Australia. Dopo questa vittoria, Smith e lo stesso Wallace hanno deciso di intraprendere un viaggio in Svizzera per festeggiare l'ultima partita di quest’ultimo, credendo che fosse un breve viaggio in treno dalla capitale francese. Invece, hanno speso una fortuna comprando i biglietti per Davos e alla fine hanno anche prenotato una camera in un lussuoso hotel dove soggiornava un loro amico. Alla fine hanno esaurito il denaro e si sono affidati all'amico per il sostentamento. Il giorno dopo hanno pensato di "fare" la Parsenn Run, la rinomata pista sciistica di Davon, incuranti del fatto che nessuno di loro avesse mai messo gli sci ai piedi prima di allora. Uno sciatore esperto in media non impiegherebbe più di 25 minuti per la discesa. Wallace e Smith, invece, hanno sopportato nove ore di pericoli, dolore e freddo. Nonostante questo, all’arrivo i due sono stati premiati per il loro coraggio. Gli ammirati abitanti di Davos li hanno invitati a cena e alloggiati senza far pagare loro nulla.

Un mese più tardi è stato battuto il Galles a Murrayfield con il punteggio di 8 a 6, ma, il 27 febbraio gli uomini con il Cardo sono stati sorpresi da una meta di Jack Gage e hanno perso 0 a 3 in casa con l’Irlanda.

Sfumata la possibilità di bissare il Grande Slam, il 13 marzo la Scozia si è recata in Inghilterra per cercare di portare a casa almeno il titolo. Dal giorno della sua inaugurazione, nel 1909, nessuna Home Union era mai uscita vincitrice da Twickenham. L’impresa sembrava di quelle impossibili, anche perché nel turno precedente la Francia aveva perso 0 a 11. Non si erano, però, fatti i conti con Ian Smith. Il nativo di Melbourne ha superato due volte la linea proibita e questo, assieme alla marcatura di Herbert Waddell, ha reso gli Highlanders la prima compagine britannica a vincere nel tempio del rugby londinese.

Alla fine, Scozia e Irlanda hanno conquistato appaiate il titolo del Cinque Nazioni 1926.

Le due nazionali si sono ritrovate in cima alla classifica del torneo anche la stagione successiva, quando Smith e Macpherson si sono riuniti nuovamente nella trequarti scozzese. Anche questa volta il XV del Cardo ha perso solo per mano dei verdi d’Irlanda, dopo una partita giocata in condizioni climatiche spaventose a Dublino. All'inizio di quella stagione, poco prima della partita contro la Francia a Murrayfield, Smith aveva avuto un infortunio ad un piede su una ringhiera di ferro, ma, rinforzato da un paio di brandy per scacciare il dolore, è comunque sceso in campo. L'analgesico è stato davvero efficace, perché il trequarti ala ha marcato una meta all'inizio della partita e ne ha aggiunta un’altra prima dell'intervallo. L’infortunio, però, non ha permesso a Ian di scendere in campo a Cardiff, dove la Scozia ha battuto il Galles 5 a 0 (al suo posto ha giocato Edward Taylor).

Smith ha ripreso il suo posto nel match perso con l’Irlanda e poi ha rifilato altre due marcature all'Inghilterra a marzo, nell’incontro vinto 21 a 13 a Edimburgo. Queste, hanno portato il suo bottino a 17 mete in appena 14 test, un risultato notevole che ha posizionato Ian al secondo posto nella lista dei marcatori più prolifici dietro l'allora detentore del record Cyril "Kid" Lowe; la celebre ala inglese che si era ritirata nel 1923.

Il Flying Scotsman era fuori uso nel 1928, ma al suo ritorno al rugby l'anno seguente ha subito segnato una meta all'Irlanda, per poi superare il record di Lowe grazie alla doppietta vincente nella sfida valida pe la Calcutta Cup. Con questi due successi, e con quello sulla Francia la prima giornata, la Scozia ha vinto ancora il Cinque Nazioni, mancando il Grande Slam solo a causa della sconfitta patita per mano del Galles al St. Helen's di Swansea.

Nel 1930 Ian, che nel frattempo si era accasato presso i London Scottish, ha saltato la sfida con gli inglesi a causa di un infortunio. Quell’anno la nazionale del Cardo, dopo un lungo periodo di successi, ha conquistato il poco onorevole Cucchiaio di legno, avendo vinto solo la sfida casalinga con il Galles.

L’anno seguente la Scozia di partite ne ha vinte due, tra cui la sfida per la Calcutta Cup a Murrayfield, nella quale Smith ha realizzato ancora due mete. Questa è stata la quarta volta che Smith segnava una doppietta agli Auld Enemy. Un’altra meta agli odiati uomini a sud del Vallo di Adriano il trequarti di Melbourne l’ha marcata anche nel 1932 a Twickenham, ma la squadra, quell’anno, ha chiuso il Cinque Nazioni addirittura in Whitewash. Da questa edizione il Cinque Nazioni è tornato a chiamarsi Home Championship, in quanto la Francia, accusata di professionismo, è stata esclusa e rimarrà tale sino al 1947.

Il 16 gennaio 1932, poco prima dell’inizio del torneo, la Scozia aveva ospitato a Murrayfield il Sudafrica di Bennie Osler perdendo con il punteggio di 3 a 6.

Nel 1933, durante la sua ultima stagione internazionale, causa l’addio al rugby di Phil Macpherson, Smith è stato eletto capitano della Scozia. Il ragazzo ha condotto la squadra alla conquista della Triple Crown. A Swansea, in una delle rare vittorie scozzesi sul territorio gallese, lo skipper ha contribuito alla vittoria con una meta in apertura della gara. È stata la sua marcatura numero 24; l’ultima in un incontro internazionale. In seguito Ian ha guidato i suoi uomini a vincere contro Inghilterra e Irlanda. Quest’ultima partita è stata posticipata il 1 aprile, perché a febbraio, mentre si recavano a Dublino, gli scozzesi erano rimasti bloccati in mare. Il tempo era così pessimo che il contatto radio con la nave che trasportava la squadra era andato perduto e le preghiere per la sicurezza dell'intero gruppo si sono levate tanto in Irlanda quanto in Scozia.

Il XV del cardo ha vinto il torneo con tre vittorie in altrettante gare, ma a quel punto Ian ha annunciato il suo ritiro.

Smith ha disputato un totale di 32 test per la Scozia e ha segnato 24 mete che ancora oggi fanno di lui il miglior marcatore della storia scozzese, anche se dagli anni ’90 condivide il titolo con Tony Stanger. Il record di Smith per le mete internazionali, invece, non è stato battuto fino al 1987, quando è stato superato da David Campese. Le sue 24 mete nel Cinque Nazioni sono rimaste la migliore prestazione fin quando nel 2011 ha fatto di meglio un certo Brian O'Driscoll. Con le 8 marcature realizzate nel Cinque Nazioni del 1925, il Flying Scotsman rimane, al pari di Cyril Lowe, il miglior finisher per quanto riguarda una singola edizione del torneo.

Fuori dal campo Ian era la vita e l'anima della festa. Una volta, a tarda notte, dopo una sfida di Calcutta Cup, il ragazzo ha guidato ubriaco una macchina piena di compagni di squadra entusiasti lungo la Princes Street di Edimburgo; sul marciapiede, con i fari abbaglianti accesi.

Smith aveva conseguito la qualifica di dottore commercialista presso l'Università di Edimburgo, ma dopo la Seconda Guerra Mondiale, durante la quale ha servita nel Royal Army Ordnance Corp, è diventato avvocato a Edimburgo finché la cattiva salute non lo ha costretto a ritirarsi nel 1964.

In seguito, l’ex trequarti ha perso una gamba a causa di una malattia, ma il suo amore per il gioco che aveva così adorato nella sua giovinezza non è mai diminuito. Smith ha mantenuto l'allegria che lo ha sempre contraddistinto ed è riuscito persino a portare avanti la sua passione per la pesca nel fiume Tweed, che scorreva sul fondo del suo giardino di Kelso, dove lui e sua moglie tenevano una casa sempre aperta per accogliere amici ed ex giocatori. Quando Ian è morto, il 18 settembre del 1972, in molti hanno speso parole affettuose nei suoi confronti, anche se pochi avrebbero potuto prevedere che il suo meraviglioso record di mete realizzate in campo internazionale sarebbe durato quasi quarant'anni dopo la sua morte.

Nel 2013 Smith è stato incluso nella Scottish Rugby Hall of Fame.

 

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