Anche i "muli" piangono, le lacrime di Nicotera in Sudafrica
Il toccante e significativo retroscena dell'infortunio del capitano azzurro

Quando una lacrima vale più di una meta. E' quella versata da Giacomo Nicotera quando ha saputo di non poter essere il capitano dell'Italia nel secondo test contro il Sudafrica a causa di un infortunio, che poi lo porterà a lasciare il tour, sostituito da Giampietro Ribaldi, chiamato per l'ultimo test ad affiancarsi in rosa agli altri tallonatori Di Bartolomeo e Dimcheff.
Il pianto del "mulo"
Il pianto di Nicotera lo racconta Antonio Pellegrino, addetto stampa Fir della nazionale e testimone diretto, in un post su Linkedin. Non c'è bisogno di aggiungere nulla alle sue parole, misurate e significative, tranne sottolineare quanto il "mulo triestin" sia uomo di rugby vero, quasi d'altri tempi, oltre che persona profondamente sensibile. L'ha dimostrato con tutta la sua carriera che dal Venjulia, passando da Mogliano, San Donà, Rovigo, Treviso e Stade Francais, l'ha portato fino ai vertici internazionali. Lo dimostra ulteriormente con queste lacrime.
Il racconto di Pellegrino
Johannesburg, giovedì 3 luglio. Sono circa le 10.30 del mattino. Terminata la riunione di squadra, il gruppo dell'Italrugby si sposta verso il campo del St. Peter's College dove sta per iniziare l'ultimo allenamento di gruppo prima del viaggio verso Pretoria dove gli Azzurri affronteranno il Sudafrica domani, sabato 5 luglio, alle 17.10 nella prima delle due sfide ai Campioni del Mondo in Carica all'interno del Tour Estivo.
Poco dopo l'inizio dell'allenamento Giacomo "Mulo" Nicotera capisce che l'infortunio avuto in allenamento non gli consentirà di scendere in campo contro il Sudafrica.
Cerchio al centro del campo. Viene comunicato che i gradi di Capitano passano a Niccolò Cannone, prima volta assoluta per il giocatore fiorentino.
Tutto il gruppo si stringe intorno a Nicotera con il "Mulo" che per qualche istante lascia in disparte la sua aura solida e sicura abbandonandosi tra le braccia di Niccolò in un pianto che nasconde il dispiacere di non poter essere in campo con i suoi compagni che sono lì pronti a consolarlo.
E' un qualcosa che sostengo da sempre: prima dei giocatori, dello staff e di qualsiasi altro ruolo o posizione, ci sono le persone. Sono queste che possono fare la differenza in ogni ambito, nel bene e nel male.
E io sono fortunato e orgoglioso di poter lavorare con questo gruppo