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L’obiettivo non è di giocare tutti come gli All Blacks, senza esserlo.” (Conor O’Shea)

Italiani e irlandesi sono abbastanza simili: hanno passione, entusiasmo e voglio vedere queste caratteristiche anche nel gioco della nazionale.” (Conor O’Shea)

Da giocatore Conor O'Shea è stato un estremo di buon livello, che ha indossato 35 volte la maglia dell’Irlanda e ha preso parte a due edizioni della Coppa del Mondo, nel 1995 e nel 1999. In seguito Cesare, questo il suo soprannome, è diventato un allenatore con un record di successi sul campo e forti capacità manageriali. Prima di sedersi sulla panchina della nazionale italiana, O’Shea ha preso il controllo degli Harlequins quando il club era in ginocchio e gli ha consegnato la Challenge Cup nel 2011 ed il primo titolo di Premiership nel 2012. Sarà lui l’uomo giusto per far compiere al rugby italiano il tanto agognato salto di qualità?

Conor Michael Patrick O'Shea è nato il 21 ottobre 1970 a Limerick, città nella contea storica del Muster, a ridosso della foce del fiume Shannon. Il ragazzo ha studiato presso il Terenure College di Dublino e poi ha frequentato la University College Dublin, dove si è laureato in Commercio. O'Shea ha quindi conseguito il Diploma in Studi giuridici presso l'Istituto di Tecnologia di Dublino e un Master in Scienze della Sport e in Gestione Sportiva nel 1996 all'Accademia Sportiva degli Stati Uniti, conosciuta in tutto il mondo come America's Sports University.

Figlio di Jerome O’Shea, famoso calciatore gaelico degli anni '50, Conor non ha seguito le orme del padre, ma si è dedicato al rugby, iniziando la carriera ovale mentre frequentava il Terenure College, una delle principali scuole di rugby in Irlanda, sotto l’egida di John McClean (che in seguito ha allenato anche Brian O’Driscoll nel suo periodo all’università di Dublino). Nel 1991, il futuro coach degli Azzurri ha vinto la Leinster Schools Rugby Senior Cup, competizione per le scuole secondarie.

Nel 1992 O’Shea si è unito al Lansdowne Football Club di Dublino, diventatone presto l’estremo titolare. L’anno seguente, il ragazzo è stato selezionato per la squadra provinciale del Leinster. In quel periodo Conor si è guadagnato il soprannome di Caesar e mai nome fu più profetico, perché un quarto di secolo più tardi il ragazzo sarebbe approdato proprio nella terra di Giulio Cesare. Ricorda Keith Wood: "Allora Conor aveva i capelli ricci corti ai lati e la frangia, così è diventato noto come Giulio Cesare. E Cesare gli è rimasto."

Il 13 novembre 1993 Conor O'Shea ha guadagnato il suo primo cap con la nazionale del Trifoglio, giocando estremo contro la Romania a Lansdowne Road agli ordini di Gerry Murphy. L’Irlanda, capitanata dal futuro coach delle zebre Michael Bradley, ha vinto la sfida 25 a 3 grazie ad una meta di Simon Geoghegan e i punti al piede di Eric Elwood.

Conor ha quindi giocato in tutte le partite del Cinque Nazioni del 1994, aiutando l'Irlanda a conquistare la prima vittoria contro l'Inghilterra a Twickenham dal 1982, con il punteggio di 13 a 12.

Successivamente, il ragazzo di Limerick è stato incluso nella squadra che a giugno ha effettuato il tour in Australia. Gli uomini di Murphy hanno perso entrambi i test match con i Wallabies, ma O’Shea ha fatto registrare i suoi primi punti internazionali: un penalty nel primo test a Brisbane e una trasformazione, una punizione e un drop a Sydney. L’estremo ha realizzato pure una marcatura al XV dell’Australia Occidentale e una doppietta al Queensland, violando i pali di questi ultimi anche con un piazzato.

Il 4 novembre Conor ha centrato l’acca con un penalty nel vittorioso incontro con gli Stati Uniti al Lansdowne Road.

Sempre nel 1994, O’Shea ha aiutato il Leinster a conquistare il primo titolo dell’Irish Interprovincial Rugby dal 1984, anche se in condivisione con il Munster.

Nel 1995 O’Shea ha disputato un paio di incontri del Cinque Nazioni, con Inghilterra e Scozia, sfociate in due sconfitte. In seguito, ha preso parte alla Coppa del mondo in Sudafrica, dove è sceso in campo in due partite del girone contro Giappone e Galles, entrambe vinte dai verdi, e poi per affrontare la Francia nei quarti di finale. La partita è stata persa con il punteggio di 12 a 36 e i celtici hanno detto addio alla competizione.

Il 1 novembre 1995, invece, Conor ha segnato la sua prima meta per il proprio club contro il Milan di Diego Dominguez al Giuriati, nella edizione inagurale di Heineken Cup. I blu hanno superato il loro girone con una vittoria anche sui gallesi del Pontypridd, con O’Shea che ha oltrepassato di nuovo la linea proibita, ma non sono riusciti ad andare oltre le semifinali, dove sono stati sconfitti dal Cardiff 14 a 23.

Poco dopo Conor si è trasferito in Inghilterra, dove si è accasato con i London Irish in Top Division. Già nella sua prima stagione, l’estremo ha dato una grossa mano agli Exiles ad approdare in Premiership e ha contribuito anche a far giungere la squadra alle semifinali della Pilkington Cup del 1996, persa 21 a 46 con il Leicester.

I London Irish, durante la loro prima stagione nel massimo campionato inglese, hanno chiuso al decimo posto, il che significa che sono stati costretti a disputare i Relegation/Promotion play-off contro Coventry per la permanenza in Premiership. Gli Exiles hanno vinto 42 a 23 e sono rimasti in paradiso.

Nella inaugurale Challenge Cup, nella stagione 1996-97, il club di O’Shea è finito in fondo al proprio girone perdendo tutti e cinque i match disputati. Nella edizione successiva, invece, il club è notevolmente migliorato, terminando al secondo posto nel gruppo dietro lo Stade Français.

Conor non è stato selezionato per la nazionale per tutto il 1996, a causa proprio del suo trasferimento a Londra, ma è tornato in nazionale nel 1997.

Il 4 gennaio era in campo a Dublino nella famosa sfida che ha visto l’Italia di George Coste vincere per la prima volta sull’Isola di Smeraldo. Il punteggio finale è stato di 37 a 29 a favore degli Azzurri. Marcello Cuttitta, due volte Paolo Vaccari e Diego Dominguez hanno schiacciato l’ovale oltre la linea bianca, con l’apertura italo-argentina che ha centrato i pali anche con quattro trasformazioni e tre penalties. La sconfitta ha ottenuto una tale risonanza in Irlanda da costringere l’allenatore Murray Kidd a dare le dimissioni. Al suo posto è arrivato l’inglese Brian Ashton.

Poco dopo, l’estremo dei London Irish ha disputato da titolare il match del Cinque Nazioni con la Francia a Lansdowne Road e poi è entrato in campo per sostituire il capitano Jim Staples a Murrayfield. L’Irlanda, però, quell’anno ha guadagnato il poco onorevole Cucchiaio di Legno.

Nel 1998, O’Shea ha giocato altre due gare del Five Nations, sempre contro Scozia e Francia, uscendone sconfitto ambedue le volte. Quell’anno l’Irlanda, con Warren Gatland al timone, è riuscita a far peggio dell’anno precedente, perdendo tutte e quattro le partite.

In estate la squadra ha intrapreso un tour in Sudafrica. È stato un viaggio costellato di sconfitte, con due sole vittorie ottenute contro le modeste selezioni di Boland e North West. A bruciare di più, però, sono state le due asfaltate patite dagli Springboks: 37 a 13 in quel di Bloemfontein e 33 a 0 a Pretoria.

Novembre ha portato un po’ di ossigeno alla compagine di Gatland, anche se i tanto sospirati successi sono arrivati contro squadre di seconda fascia quali Georgia e Romania. Dal canto suo Conor ha realizzato le sue prime mete in maglia verde, schiacciando l’ovale oltre la linea bianca in entrambe le sfide. Infine, il 28 novembre, è arrivata un’altra batosta dalla nazionale sudafricana per 13 a 27 sull’erba del Lansdowne Road.

Intanto, nella stagione 1998/99 i London Irish hanno fatto registrare il loro miglior piazzamento nella Premiership Inglese, raggiungendo la settima posizione.

Nel 1999 Conor ha ricevuto il premio quale miglior giocatore di Zurich Premiership, una stagione in cui è stato capitano della squadra che ha raggiunto la semifinale sia in European Challenge Cup che in Bitter Tetley Cup. Tuttavia, in entrambi i tornei, gli Exiles sono stati sconfitti rispettivamente da Castres Olympique e dai Northampton Saints.

A livello internazionale, il 1999 ha visto O’Shea disputare tutte e quattro le partite del Cinque Nazioni, con gli uomini capitanati da Paddy Johns che hanno vinto solo la gara contro il Galles a Wembley (sede in cui i Dragoni disputavano le loro partite casalinghe in attesa del nuovo Millenium Stadium).

Il 10 aprile, terminato il torneo, il XV del Trifoglio ha affrontato a Dublino l’Italia di Coste. Stavolta la vittoria ha sorriso ai padroni di casa, che si sono imposti con il punteggio di 39 a 30, grazie anche ad una doppietta di O’Shea.

In estate Conor ha preso parte con la propria nazionale al tour in Australia, dove ha disputato il primo test match a Brisbane, perso 10 a 46 (gara quest’ultima che ha segnato l’esordio in nazionale di Brian O’Driscoll). Nel secondo test, con la maglia numero 15 ha giocato Girvan Dempsey.

Nell’autunno del 1999 O’Shea ha preso parte al suo secondo mondiale, dove ha giocato tutte e quattro le partite cui la sua nazionale è stata coinvolta.

L’Irlanda ha iniziato il torneo il 2 ottobre asfaltando gli Stati Uniti 53 a 8. Poi, dopo avere perso 3 a 23 contro i futuri campioni dell’Australia, la squadra del Trifoglio ha disintegrato la Romania con il punteggio di 44 a 14. Per l’occasione, l’estremo ha realizzato un’altra coppia di mete.

Terminati secondi nel proprio girone, i verdi sono stati costretti ad affrontare l’Argentina per approdare ai quarti di finale. La sfida, giocata il 20 ottobre a Lens, si è chiusa 28 a 24 in favore dei Pumas (David Humphreys ha realizzato l’intero score per i suoi con sette penalties e un drop). I ragazzi di Gatland hanno chiuso lì la loro avventura iridata.

Nel 2000 il nativo di Limerick è riuscito a prendere parte alla prima edizione del Sei Nazioni, giocando il 5 febbraio a Twickenham. Per la cronaca, la partita è terminata 50 a 18 a favore dell’Inghilterra. È stato questo l’ultimo cap di O’Shea per la propria nazionale; il numero 35, nei quali ha realizzato sei mete, un drop, una trasformazione e tre piazzati, per un totale di 44 punti.

Il 25 novembre, sempre del 2000, O'Shea ha subito un brutto infortunio alla caviglia nel match contro Gloucester, mettendo la parola fine, a 30 anni, sulla sua carriera di giocatore.

Nel 2001 O'Shea ha iniziato l’avventura da allenatore proprio con i London Irish, inizialmente come Skills Coach e, in seguito, nel ruolo di Head Coach. Appena prese le redini della squadra, Conor ha portato a Londra come aiuto allenatore il sudafricano Brendan Venter.

Nella stagione 2001-02 i due hanno guidato gli Exiles al quarto posto di Aviva Premiership, ma la squadra è stata eliminata nei quarti di finale dal Northampton Saints, sconfitta 14 a 38. Il club londinese ha comunque conquistato la sua prima Powergen Cup (l’ex Coppa Anglo-Gallese) battendo lo stesso Northampton con il punteggio di 38 a 7. Grazie a questo successo, O’Shea è stato insignito dello Zurich Rugby Director of the Season Award.

Nella stagione 2002-03 gli Exiles hanno chiuso il campionato al nono posto e nella loro prima presenza in Heineken Cup non sono riusciti a passare il proprio girone a discapito dei futuri campioni del Tolosa.

Nel 2005 O'Shea ha lasciato i London Irish per prendere la guida delle Accademie Regionali inglesi, in qualità di Director of Rugby. Il suo compito era quello di supervisionare la rete di 14 accademie regionali in Inghilterra e guidare la selezione ed il monitoraggio di giocatori in grado di svilupparsi in futuri internazionali. Da lui sono stati visionati campioni quali Toby Flood, Mathew Tait, Danny Cipriani e Tom Croft.

Nel 2007 Conor è stato chiamato dalla RFU per “parlare” con i giocatori inglesi prima del match contro l'Irlanda, tenutosi per la prima volta al Croke Park. Il suo compito era quello di spiegare ai bianchi chi fossero i loro avversari, la loro storia sportiva e la politica del territorio.

L’anno successivo l’ex estremo ha lasciato la posizione presso l'RFU per assumere un ruolo presso l’English Institute of Sport as National Director, con un occhio sulle Olimpiadi del 2012.

Il 16 dicembre 2009 gli Harlequins hanno annunciato che O'Shea sarebbe diventato il loro nuovo allenatore al posto di Dean Richards. L’irlandese ha iniziato l’incarico il 15 marzo del 2010, a metà della stagione 2009/10.

Nella sua prima stagione completa, quella del 2010-11, Conor ha raggiunto il settimo posto in Premiership e ha guidato i Quins alle semifinali della LV Cup, poi persa per un solo punto contro i Newcastle Falcons (20 a 21).

Il 20 maggio 2011, a Cardiff i londinesi hanno giocato la finale della European Challenge Cup con lo Stade Français. La vittoria ha arriso ai colori dei londinesi per 19 a 18, grazie alla meta realizzata a pochi minuti dal termine dal trequarti argentino Gonzalo Camacho, trasformata da Nick Evans.

Nel 2012, i Quins hanno terminato la regular season di campionato al primo posto con 75 punti (17 vittorie, 1 pareggio e 4 sconfitte). Hanno quindi battuto i Northampton Saints 25 a 23 in semifinale, arrivando così a giocarsi la finale contro i Leicester Tigers di Richard Cockerill. Il 26 maggio, a Twickenham, gli Arlecchini hanno vinto il loro primo titolo di Premiership sconfiggendo i rivali con il punteggio di 30 a 23.

L’anno seguente la squadra di O’Shea non è riuscita a mantenere il titolo, essendo stati sconfitti dagli stessi Tigers in semifinale per 16 a 33. I Quins hanno comunque conquistato nuovamente la LV Cup, grazie alla vittoria in finale sui Sale Sharks per 32 a 14. In Heineken Cup, invece, hanno raggiunto i quarti di finale, dove sono stati sconfitti dal Munster.

Durante l’Heineken Cup 2013-14, Conor ha portato il club londinese al secondo posto nel loro girone, alle spalle del Clermont, il che ha significato la partecipazione alla European Challenge Cup direttamente dai quarti di finale. Dopo aver battuto la Stade Français 29 a 6, gli uomini di O’Shea non sono riusciti a superare le semifinali a causa della sconfitta per 10 a 18 subita ai danni dei Northampton Saints.

Anche in Premiership i Quins hanno ceduto in semifinale, stavolta per mano dei Saracens, capaci di vincere 31 a 17.

Gli Harlequins sono scesi ancora più in basso durante l'Aviva Premiership della stagione 2014-15, finendo all'ottavo posto, e questo ha fatto sì che non riuscissero a qualificarsi per l’Heineken Cup dell’anno seguente.

Nel maggio del 2016 la squadra ha raggiunto ancora la finale della European Challenge Cup, ma stavolta è stata sconfitta dal Montpellier per 19 a 26.  È stata questa l'ultima partita di O'Shea sulla panchina dei Quins. Il 20 gennaio precedente, infatti, l’irlandese aveva già annunciato che avrebbe lasciato il club alla fine della stagione, dopo sei anni nel ruolo di Direttore del Rugby e numerosi successi.

Il 25 marzo 2016, a seguito di mesi di speculazioni, Conor O'Shea è stato nominato nuovo allenatore della nazionale italiana al posto di Jacques Brunel. Così Cesare è arrivato a Roma, primo allenatore irlandese del rugby azzurro, anche se la casa, in realtà, si trova a Sirmione, sul largo di Garda, dove si è sistemato con sua moglie Alex e le due figlie, Isabella e Olivia. La scelta logistica è stata fatta per rimanere a uguale distanza dalle due franchigie italiane. L’ex estremo, che ha un contratto con la FIR che lo dovrebbe portare sino alla Coppa del Mondo del 2019 in Giappone, ha voluto come aiuto l'inglese Mike Catt ed il connazionale Stephen Aboud.

La prima partita di O'Shea sulla panchina dell’Italia è arrivata nel giugno 2016, quando gli Azzurri hanno visitato le Americhe. Il tour è cominciato con una sconfitta per 24 a 30 contro l’Argentina ed è proseguito con i successi sugli gli Stati Uniti (24 a 20), ed il Canada (20 a 18).

Il 12 novembre 2016, durante i test di fine anno, l’Italia ha perso 10 a 68 contro gli All Blacks. Poi, il 19 novembre, al Franchi di Firenze, O'Shea ha fatto la storia guidando i suoi ragazzi alla prima vittoria sugli Springboks con i punteggio di 20 a 18. Tuttavia, la settimana successiva, gli Azzurri, hanno perso con Tonga per la prima volta dal 1999.

Nel primo Sei Nazioni con il coach di Limerick, quello del 2017, l'Italia ha perso tutti e cinque i match e non è riuscita a prendere un solo punto di bonus. Nonostante il 7 a 3 con cui si era chiuso il primo tempo della sfida con il Galles a Roma nel turno di apertura, gli Azzurri hanno concesso 30 punti nella seconda metà di gara perdendo 7 a 33. È seguita una sconfitta per 10 a 63 con l’Irlanda, sempre sul suolo dell’Olimpico, e un’altra a Twickenham per 15 a 36. Questa partita è diventata famosa per le no-ruck italiane. O'Shea e il suo allenatore della difesa, Brendan Venter (ancora lui) hanno ordinato alla squadra di non competere per il pallone durante le ruck, così da consentire alla loro linea difensiva di rimanere legalmente in posizione di fuorigioco. Ciò ha mandato in tilt i piani degli uomini di Eddie Jones, con i nostri che sono andato al riposo avanti 10 a 5.

Il 18 a 40 patito in casa con la Francia nel match successivo ha garantito che l'Italia finisse in fondo alla classifica con un turno di anticipo. L'ultima settimana, poi, ha visto gli Azzurri non riuscire a segnare neppure un punto tra le mura di Murrayfield e finire l’incontro con un desolante 0 a 29.

Anche durante i test match di giugno la nazionale italiana non è riuscita a vincere una sola partita. Sconfitte con la Scozia a Singapore (13 a 34) e con le Fiji a Suva (19 a 22) con una meta di Ben Volavola all'ultimo minuto, per finire con il 27 a 40 patito in Australia. In quest’ultimo caso il punteggio è stato di 28 a 27 fino a cinque minuti dal fischio finale. Poi, due mete veloci dei Wallabies hanno visto i padroni di casa vincere comodamente la partita.

L’11 novembre del 2017, a Catania, l’Italia ha vinto 19 a 10 contro le Fiji, nel primo dei tre Cariparma test Match, interrompendo così la striscia negativa di nove sconfitte consecutive. Una settimana più tardi, però, gli Azzurri hanno perso a Firenze contro i Pumas argentini.

 

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