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Sempre più ricerche scientifiche si stanno occupando di valutare se la pratica della meditazione abbia effetti concreti nel migliorare la qualità delle nostre vite. I risultati sono incoraggianti. Meditare aiuta a gestire lo stress, a migliorare la concentrazione e a riportare sotto controllo alcuni aspetti funzionali del nostro corpo.

La meditazione può essere utile anche per migliorare la prestazione sportiva?

Sì e no: vediamo perché.

Innanzitutto, di cosa parliamo con il termine “meditazione”?

La meditazione è una tecnica di autosuggestione, cioè un esercizio più o meno complesso che ha l'obiettivo di guidare in modo cosciente la nostra attenzione in una direzione ben precisa. Il focus della meditazione può essere tipicamente una parte del corpo, un pensiero o anche uno stato di calma assoluta in cui i pensieri si placano. Non è importante su cosa ci focalizziamo, ma è importante il tentativo stesso di concentrarci completamente su qualcosa, escludendo le distrazioni.

La definizione sembra promettente, visto che la prestazione ottimale si raggiunge quando la nostra attenzione è completamente al servizio dei gesti da compiere qui e ora, ma come ho già scritto in passato (leggasi qui) una tecnica da sola non vale niente senza aver iniziato un viaggio dentro noi stessi.

La meditazione potrebbe infatti essere interpretata da un'atleta come un modo di forzare se stesso verso un risultato desiderato: la calma, la concentrazione, la determinazione... Attenzione però: ogni tentativo di forzare noi stessi è destinato a scontrarsi con le nostre resistenze inconsce, cioè con quella parte emozionale di noi stessi che non è direttamente controllabile in modo razionale.

La meditazione non riuscirà quindi a placare un'ansia fuori controllo se viene utilizzata come un bulldozer, cioè semplicemente per spazzare via un aspetto di noi che non ci piace o non ci è utile. Allo stesso modo non potrà garantirci una maggiore concentrazione se l'unico nostro desiderio è escludere quei pensieri che ci opprimono (la paura della sconfitta o della sfida stessa, ad esempio).

La meditazione funziona solo se la utilizziamo come uno strumento per conoscere meglio e accettare senza condizioni quella parte di noi stessi che vogliamo cambiare o migliorare.

Non possiamo cambiare quello che non conosciamo e non possiamo conoscere quello che rifiutiamo di guardare in faccia: ecco perché la meditazione ci aiuterà solo se siamo disposti a riconoscere un ruolo alle nostre paure, alle nostre ansie, ai nostri pensieri ossessivi, alle nostre distrazioni.

Nel prossimo articolo, proporrò un esercizio di meditazione finalizzato proprio ad aiutare il rugbista a migliorare la sua prestazione.

 

 

Foto Martina Sofo