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Coordinazione occhio-mano, occhio calmo, tecniche di visualizzazione, autosuggestione, tecniche di rilassamento, training autogeno, meditazione trascendentale… Come Icaro, gli sportivi di oggi sono sempre alla ricerca di strumenti veloci ed efficaci che consentano loro di avvicinarsi al sole (la loro prestazione ottimale) senza bruciarsi (una prestazione incostante o inconsistente).

Molto spesso la soluzione che viene prospettata è relativamente semplice: “Caro atleta, aggiungi ai tuoi allenamenti una di queste tecniche per gestire l’aspetto mentale, ripeti la tecnica in modo costante e vedrai che risultati!”

L’atleta è ben contento di sperimentare soluzioni che in breve tempo possano risolvere i suoi problemi o comunque dare un contributo decisivo alla sua qualità di gioco. Si tratta in fondo di una scorciatoia legale e affascinante e come può essere tralasciata, se può dare una mano in un mondo dello sport dove la competizione è sempre più tosta?

Il risveglio dalle illusioni è però sempre amaro.

Pretendere di ridurre la complessità del nostro approccio mentale a una formuletta magica, a un “simsalabim”, a qualche esercizietto che si possa spiegare in due minuti è infatti semplicemente irresponsabile e non può portare ad altro se non a ulteriori frustrazioni per lo sportivo.

L’atleta si trova in questi casi, senza aver alcuna preparazione, a cercare di ingannare se stesso nella falsa speranza che una tecnica isolata faccia crescere la sua consapevolezza di se’ come un sollevamento alla panca fa crescere i pettorali.

Bisogna invece raccontare ai ragazzi e alle ragazze che lo sport ci porta a incontrare il nostro lato più profondo, umano e animale allo stesso tempo. Per questo viaggio, che può durare una vita, non ci sono scorciatoie. Conoscere noi stessi a fondo è “tutto quello che serve” per riuscire a dare il massimo senza bruciarci, sfoderando anzi allo stesso tempo il nostro miglior sorriso. E’ un percorso di vita che lo sport ci aiuta a percorrere, che parte e arriva nello stesso punto: quello in cui iniziamo ad accettarci così come siamo, per conoscerci e poter dunque migliorare.

Senza consapevolezza di noi e senza conoscenza profonda delle nostre emozioni, qualsiasi tecnica di gestione mentale si scioglie al sole delle prime difficoltà e fa precipitare lo sportivo-Icaro senza alcuna rete di salvataggio, senza alcun paracadute.

Le tecniche mentali sono quindi utili solamente se chi le utilizza ha già intrapreso un viaggio dentro se stesso, altrimenti non sono altro che una delle tante soluzioni di autosuggestione di brevissimo respiro.

 

 

Foto Daniel Cau

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