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Andiamo a prendere numeri che ci arrivano del Mondiale under 20 in corso di svolgimento nel Regno Unito. Quello dove nelle prime due uscite (ottimo primo tempo contro l’Australia) abbiamo subito in totale poco meno di 90 punti (20 tondi quelli segnati). Gli avversari (Australia e Inghilterra) erano “gente del giro che conta”, roba da maneggiare con estrema cautela e accuratezza con l’obiettivo dichiarato di non farsi disintegrare. Giusto. E, a scanso di equivoci o di verità non dette: dichiaro ancora una volta, e per iscritto la mia totale fiducia, nella competenza della guida tecnica della nostra Under 20. Per attualizzare il tutto, giova ricordare che l’Italia dei giovani è nel gruppo delle migliori Nazionali junior al mondo in forza della vittoria di un anno fa a Cremona nella sfida decisiva con Samoa che valse il posto n.11 nell’edizione italiana della competizione iridata.

Dei numeri (tanti, ma pochi con il profilo della contraddittorietà) che questo Mondiale ci consegna ne isoliamo alcuni:

Il 9-10 della Georgia con il Galles. Galles U20 che all’ultimo Sei Nazioni ce ne rifilò quasi 40. È vero, in under 20 le squadre cambiano da un anno all’altro. Ma mai in maniera così evidentemente squilibrata. Perciò: benvenuta Georgia nel rugby del futuro? Sì. C’è da giurarlo.

Ancora: la Scozia che mette sotto l’Australia 10-15 dice che dalle parti di Edimburgo si continua a fare sul serio, e che un paese di 5 milioni scarsi di abitanti, produce giocatori di qualità con un regolarità che noi, 12 volte più numerosi, non abbiamo.

Il “botto grosso” se lo dividono in coabitazione forzata le Nazionali baby (baby?) di Argentina e Irlanda. I Pumitas, in quanto capaci di superare Francia (24-15) e Su Africa (19-13) nelle prime due uscite della fase di qualificazione, gli europei isolani per il fantastico e storico 33-24 sugli All Blacks!

Preso nota?

Ora la domanda finale: cosa ce ne facciamo dei numeri sopra riportati? Ci incartiamo la Bologna o il salame con l’aglio, suggerirà qualcuno. Altri consiglieranno di prender atto che la strada che ci separa dal rugby di qualità, vincente e competitivo è (ancora) lunghissima e (tutta) in salita. Percorrerla non sarà impresa agevole né scontata. Ma evitare di prendere atto di quanto ampia sia la distanza che ancora ci separa da “quelli forti per davvero oggi e in prospettiva” equivarrebbe a una ritirata senza onore. E di tutto abbiamo bisogno meno che di raccontarci bugie.

 

 

Giorgio Sbrocco per Rugbymeet

 

ps - per completezza dell’informazione: non era nostra intenzione sottacere il fatto che la Nazionale Emergenti (a Bucarest, meta 6 punti, cp 2) ha battuto l'Uruguay 26-24. Ma ha poi perso 40-30 con l'Argentina Jaguars (5 mete a 4) dopo un primo tempo deficitario.

 

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