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Non sono di quelli che “io sono io e gli altri non sono una cippa”. I lettori di Rugbymeet vogliono “valutazioni oggettive”, voti chiari e facili da parametrare rispetto ai canoni di giudizio condivisi? Li avranno. Prenderne 33 (e grazie Furno che ci hai messo la mano a tempo scaduto, se no erano 40!) da un Galles al cui indirizzo molti del nostro ambiente avevano già intonato il de profundis perché “senza Charteris e Faletau dove vuoi che vadano?” è operazione cui mi accingo senza alcuna riluttanza. Nella speranza, stavolta, di contribuire, nel mio piccolo, al meraviglioso racconto di questo Torneo. Che dopo le due partite di ieri è, più che mai, roba davvero buona. Buonissima.

Padovani: cicca un pallone alto al minuto 54, con il Galles in vantaggio per la prima volta nella partita, e concede agli avversari una mischia ordinata e  50 metri di terreno “a gratis”. Roba da fucilazione (metaforica, si intende) sul posto. Per il resto svolge con una certa diligenza il compito tattico affidatogli, alternando schieramenti e coperture. Per vivere fa lo stesso mestiere di Halfpenny. Solo perché non è gallese. Voto: 5

Bisegni: bello ed efficace al 75’ quando supera la linea del vantaggio al largo sugli esiti di una lodevole trasformazione della nostra linea arretrata. Presidia il canale 1 (quello dell’apertura) con perizia e competenza. Si sacrifica e si fa trovare presente tutte le volte che servono i suoi chili nella zona di collisione. Voto: 6

Benvenuti: gioca 53’ e non lascia traccia della sua presenza in campo. Ng

McLean: il suo sinistro disegna interessanti traiettorie nel duello ping pong ingaggiato con le bocche da fuoco in maglia rossa. Tiene la linea difensiva unita e compatta anche sotto i ripetuti e insistiti attacchi dei guastatori gallesi. Ingiudicabile nella fase offensiva, che non ha vissuto. Dignitoso ancoraggio e punto di riferimento per una linea che non brilla per talento e abilità individuali. Un decimale in più perché tiene per 80’. Voto: 6

Venditti: corre, si danna e, quando occorre, fa anche sfoggio di mani non banali. Si segnala anche per un buon calcio di alleggerimento e si riconferma combattente di razza. Non raccoglie molto di quanto seminato, ma si candida a un posto da titolare in una linea arretrata che sembra aver bisogno della sua determinazione. Voto: 7

Canna: da applausi i due interventi interdittivi su North (contesa in aria) e Liam Williams (placcaggio e fuori). O’Shea gli risparmia la linea del fronte in difesa e lo dispone sulla scacchiera come attento “copritore” di buche lontano dal cuore dell’avvio del gioco. Usa il piede con sufficiente padronanza e sempre con il dovuto raziocinio. Il problema è che a questa Italia… servirebbe dell’altro. Voto: 5

Gori: meta a parte, comincia bene ma poi si smarrisce, nel tentativo di dare sostanza a possessi che, col tempo, avevano smarrito il marchio di qualità della sicurezza e della serenità. Quando i ritmi si alzano, tende a commettere errori che, a velocità di crociera, non commette. Voto: 5

Parisse: Due belle conquiste su palloni alti, il sottomano che lancia Steyn nell’azione della meta, avrebbe meritato Mauro Bergamasco, quando Lovotti fa ruotare la mischia e la palla gli arriva fra i piedi è lesto a mettersi in moto e sull’intervento di North riacciuffa il pallone vagante con l’abilità di uno sparviero. Poi prende calcio contro per inutili proteste (66’) ed è costretto a sorbirsi la ramanzina di Doyle che gli ricorda che “alla prossima ti caccio”. Non pare al massimo della forma. Da uno come lui, palla in mano, è lecito attendersi di più. Voto: 5

Mbandà – Steyn: una coppia di flanker non esattamente ben assortita. Faticano dal primo all’ultimo minuto nel tentativo di arginare penetrazioni e ripartenze. Finché c’è benzina il loro apporto lo forniscono con una certa diligenza. Ma da questo a garantire efficacia nei recuperi o valore aggiunto al movimento offensivo… Voto 5

Biagi – Fuser: benino in rimessa laterale (due le perse), sufficienti per movimento e sostanza nell’alimentare l’azione difensiva. All’altezza degli avversari nelle situazioni di uno contro uno. Non esattamente i giganti di cui avremmo (forse) bisogno. Ma sicuramente i migliori di cui il nostro rugby al momento dispone nel ruolo. Voto: 6

Cittadini – Lovotti: gran bel primo tempo (magistrale la rotazione indotta con spinta che ha consegnato a Parisse la palla da cui è nata la prima meta). Calano entrambi nella ripresa, anche perché il Galles pesca dalla panchina “trattorino” Francis e il suo socio Evans che di assetti se ne intendono assai. Voto: 5

Gega: comincia male, facendosi rubare palla in avvio di partita, un paio di sbavature (in avanti) nel primo tempo e tanto lavoro ai lati dei raggruppamenti e, quando serve, anche nella ruvidità del gioco a terra. Lancia discretamente bene, ma di lui non si ricordano iniziative vincenti, ne anche nell’uno contro uno. Voto: 5

Ghiraldini: entra al 45’ con l’Italia ancora avanti 7-3. Cerca di dare la sua impronta a una prima linea che, lui sul terreno, invece di alzare il rendimento, si spegne. Incolpevole ma ininfluente. Alla fine manca anche l’intervento lungo linea su North lanciato verso la terza meta. Non che fosse un placcaggio facile, però… Voto 5

Campagnaro: non è uomo da 27’. Entra che la partita ha già imboccato la deriva fatale e non può che adeguarsi. Poco o nulla aggiungendo di suo che non sia la buona volontà e la ben nota determinazione personale. Voto: Ng

O’Shea: lui e il suo staff (Venter per l’organizzazione difensiva) allestiscono una squadra e un piano di gioco votato al contenimento e all’uso finalmente sensato e strutturato del gioco tattico al piede. Primo tempo di contenimento, oltre che di grande (e illuminata) difesa. Da applausi la costruzione dell’azione da meta, con maul avanzante chiamato e realizzato secondo automatismi da squadra matura. Ripresa senza più benzina nei serbatoi. E la trovata di Campagnaro e compagnia seduti a pregustare e ad annunciare un ingresso palingenetico e rigeneratore… boh? Non merita l’insufficienza perché è opinione di chi scrive (e assegna i voti) che con le risorse (umane) attualmente a sua disposizione, non potrebbe fare di meglio. Nessuno ne sarebbe capace. Voto: 6

Pubblico dell’Olimpico: si dice fossero in 40 mila. Per una buona metà gallesi. Dal momento che i tagliandi venduti erano 60 mila, delle due l’una. O tanti non erano, o in 20 mila sono rimasti a casa col biglietto in mano perché pioveva. Certo che l’unico azzurro di un pomeriggio grigio come pochi è stato quello dei sedili vuoti delle maestose gradinate romane. Malinconico. Voto: 4

Galles: giusto perché si colga appieno l’ordine di grandezza delle differenze che distinguono e della distanza che separa l’Italia dalla Nazionale del porro, vale la pena segnalare che in Galles la corsa per la maglia da apertura titolare è fra Biggar e Sam Davies. Da noi la lotta è fra Canna e Allan. È chiaro perché è finita 33-7 per loro?

Alla prossima.

Di un’Irlanda incazzata e desiderosa di rivincite sentivamo davvero la mancanza...

 

Le dichiarazioni di Conor O’Shea e Sergio Parisse 

Tabellino formazioni e statistiche di Italia - Galles 7-33

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Foto Alfio Guarise