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E sono terminati anche i Test Match Autunnali, con il solito risultato positivo, un "nì" emerso dalla sfida con l'Australia, e dure sonore batoste contro Irlanda e Nuova Zelanda. Come direbbe Riccardo Garrone in "Vacanze di Natale" dei fratelli Vanzina: "E anche questi Test Match... se li semo levati dalle p.." 

Ora resta da valutare la "performance" del pubblico sugli spalti.

Partiamo dalla sfida con la Georgia al Franchi: 18,424 spettatori contro una capacità dello stadio di oltre 43,000 posti. A Padova le cose vanno leggermente meglio: 18,621 su 32,000 posti a disposizione. All'Olimpico, per il big match con gli All Blacks, la risposta si è registrato un "lieve" calo: 53,204 spettatori.

Risultati in calo che non fanno sorridere. Se pensiamo che lo scorso anno, in occasione della sfida con l'Argentina (persa 15-31) a Firenze è stata registrata un'affluenza di 21,874 spettatori. Vale a dire che nello stesso stadio, a un anno di distanza, abbiamo registrato un calo del 15% di spettatori in una partita in cui eravamo favoriti! 

Peggio di così soltanto a Padova, lì dove l'anno scorso, in occasione della sfida con il Sudafrica l'Euganeo raggiunse i 23,595 spettatori (nonostante la pioggia). Non poteva essere altrimenti: il successo del 2016 a Firenze contro i sudafricani aveva trascinato i tifosi allo stadio, speranzosi di vedere replicare l'impresa... ma non è stato così. Ed ecco il calo di pubblico in occasione del match con i Wallabies (-21%), annunciato come un'occasione per fare il grande colpo, terminato con un'amara sconfitta. Una perdita significativa, dal momento che è stata registrata nel territorio "fucina" del movimento ovale italiano.

Infine c'è la sfida con gli All Blacks, su cui c'è da soffermarsi per un istante. Quando nel 2012 le sfide casalinghe del Sei Nazioni traslocarono dal Flaminio allo Stadio Olimpico... la novità fu proprio l'Italia del rugby all'Olimpico. Per noi che il fattore campo, "il 16° uomo", è sempre stato l'elemento fondamentale per portare a casa il risultato, quei 73,000 posti del Foro Italico giunsero come una manna dal cielo. I primi risultati si videro in occasione del Sei Nazioni, quando per Italia-Scozia (vittoria per 13-6) lo Stadio era gremito di 72,354 spettatori.

Il risultato si è ripetuto il novembre successivo, quando ci fu il sold out per Italia-All Blacks. Si certo, in tanti erano giunti allo stadio per ammirare i campioni del Mondo, ma molti invece credevano nel "16° uomo", credevano che il sostegno di 70,000 voci sarebbe servito a spronare la nazionale. Tutto sommato il risultato fu positivo (10-42, primo tempo chiuso sul 10-13).

Negli anni successivi la novità dell'Olimpico coinvolse il pubblico. Il Sei Nazioni 2013, con il successo sulla Francia, ecco il boom di spettatori: 73,526 spettatori per Italia-Galles, 74,000 per Italia-Irlanda (record assoluto). Poi il meccanismo si blocca, l'Italia "torna" a perdere, e il pubblico risponde sempre di meno. I tifosi rivedono "la solita nazionale" e questo non aiuta. In occasione di Italia-Nuova Zelanda del 2016 allo stadio ci sono 61,000 spettatori, 12 mila in meno rispetto al match del 2012. Sabato scorso l'affluenza è scesa ulteriormente, di poco superiore alle 50,000 unità. 

La perdita di interesse, le critiche per questa nazionale che "vince poco", si sono viste in modo palese quando lo scorso anno, in occasione di Italia-Galles, lo stadio battezzò poco più di 40,000 spettatori, quasi tutti vestiti di rosso.

Questa fase di "transizione", così come i vertici della FIR l'hanno definita, produce inevitabilmente scetticismo fra le file di tifosi, giornalisti e tesserati. E se la Federugby chiede pazienza perchè "i risultati arriveranno" bisogna sempre ricordare che gli italiani "salgono sul carro del vincitore"... 

 

Foto Alfio Guarise

 

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