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Corrado (Corrado Mattoccia, direttore del Museo del Rugby), reduce dall’esperienza in Nuova Zelanda invitato dal New Zealand Rugby Museum e dalla New Zealand Rugby Union, hai ricevuto una lettera di ringraziamento e nel contempo di invito per allestire una mostra all’Eden Park di Auckland da Stephen Berg, direttore del Museo, nel corso del tour dei British & Irish Lions del 2017.

 

Un grande attestato di stima internazionale. Come ti senti a riguardo?

“Mi sento come uno che ha scalato l’Everest e  che dopo essere arrivato in cima si è accorto che ci si poteva andare in elicottero; ti spiego meglio, io e i miei compagni di avventura abbiamo fatto veramente tanta fatica per arrivare a questo punto, qualcuno di loro mi ha anticipato anche i soldi per affrontare tutte le spese, sarebbe bastato poco per un po’ di serenità in più ma qualcuno, all’ultimo momento ci ha abbandonati…..un pò di amaro in bocca ma la soddisfazione è di gran lunga più grande”.

 

Corrado parlaci quindi della tua esperienza in Nuova Zelanda. Che impressione ti ha fatto, hai degli aneddoti da raccontarci?

“Posta a un vanesio come me questa domanda potrebbe rivelarsi pericolosa ma ti ringrazio per avermela fatta. Alla prima pausa caffè mi avvicino a Ron Paleski per fargli firmare un suo libro; gli porgo il mio biglietto da visita e lui con un tono minaccioso respinge la mia mano e mi dice che era molto arrabbiato con me!!!  Nel mio inglese maccheronico provo a chiedergli il motivo….. segue oramai da anni tutto quello che facciamo con il Museo ed è stanco di usare Google traslate….”Scrivi in inglese”…… detto dallo storiografo e bibliografo ufficiale degli All Blacks capisci da solo cosa significhi!!!”.

 

Cosa ti aspetti dal prossimo tour dei Lions che vivrai da “protagonista”?

“Intanto spero vivamente di andarci….la Nuova Zelanda non sta proprio dietro l’angolo; un viaggio del genere non comporta soltanto un dispendio economico importante ma anche un impegno fisico notevole, stare lontano da casa e lasciare la famiglia per due mesi non sarà facile”.

 

Il Museo ha raggiunto un’inequivocabile dimensione e fama internazionale. Alla luce di questo, ti ripropongo una domanda, pensi che muteranno i rapporti con la FIR?

“Io dico sempre che il rugby in Italia, purtroppo, è uno “sport minore”; ho provato più volte a chiedere aiuto alle istituzioni tra cui FIR senza avere niente in cambio, anzi! Credo che la nostra Federazione abbia ben altri problemi da risolvere che la questione Museo e non credo che per i prossimi quattro anni i rapporti miglioreranno. Noi siamo qui e continueremo a fare il lavoro che abbiamo sempre fatto e saremo anche a disposizione della federazione se ne avranno necessità ma sicuramente non saremo noi ad andare a pietire un aiuto che comunque “ci è sempre stato negato”. Devo dire, ad onore di cronaca, che il Senato Italiano ci tiene molto in considerazione tant’è che a novembre organizzeremo un nuovo seminario di cui ancora non posso svelarti il titolo……ma riguarda le dittature”.

 

Uno dei temi più importanti è indubbiamente il reperimento dei fondi per una trasferta così prestigiosa ma anche onerosa. Come pensi di fare?

“Come ti ho già detto la trasferta in Nuova Zelanda è stata sostenuta in parte dai miei amici con i quali mi sono impegnato a rendere onore al prestito entro dicembre…stiamo lavorando con alcuni sponsor importanti per organizzare 3 o 4 eventi che possano portarci nuova linfa; se me lo permetti vorrei approfittare di questa tua domanda per ringraziare ufficialmente Luca Vincentini  DG della Ford Carpoint che ci sostiene oramai da anni. A novembre, dopo il rinnovo del tesseramento, pubblicheremo l’elenco ufficiale dei nostri sostenitori che tra ex azzurri ed amici incominciano ad essere veramente tanti”.

 

Ci eravamo lasciati prima della partenza con la domanda “Dove vedi il Museo e te fra 5 anni?”, vuoi rispondermi ora?

“Intanto siamo stati invitati ufficialmente dal direttore del Museo del Rugby della Nuova Zelanda a partecipare a due mostre, una ad Auckland ed una a Wellington, e a un seminario presso la Massey University di Wellington e poi tra cinque anni ………vorrei contribuire alla crescita del nostro movimento più da vicino…ma credo che sia troppo presto per parlarne…. Per chi volesse contattarmi e diventare socio sostenitore della Fondazione Fango e Sudore Il Museo del Rugby può farlo a www.ilmuseodelrugby.it  [email protected] ”.

 

In bocca al lupo e buona continuazione.