Intervista ad orazio arancio, nuovo vice commissario coni per la sicilia

Abbiamo fatto una bella chiacchierata con Orazio Arancio appena nominato vice-commissario del Coni per la Sicilia che ci parla dello stato dello sport in Sicilia e del rugby nella fattispecie.
Complimenti per la nomina innanzitutto.
Cosa ti aspetti e cosa farai per lo sport Siciliano quale vice commissario CONI?
Sono molto contento e onorato per la nomina, ma sono anche conscio che si tratta di un compito molto impegnativo. Per prima cosa vorrei sottolineare che mi accosto a questo compito con la massima trasparenza possibile e con la voglia di condividere il progetto per lo sport in Sicilia con lo spirito di massima solidarietà tra i vari sport. A esser sincero non sono assolutamente interessato, ora, a discutere su quello che sarà il successore alla poltrona del CONI Sicilia ma sono interessato a programmare il futuro dello sport siciliano. Non ha senso cercare ora la poltrona ma cerco invece coerenza e “stabilità” nei flussi che verranno erogati da parte della regione.
Nel 2000 il contributo della regione ammontava a ben oltre 28 milioni di euro, ora siamo scesi a circa zero, in buona sostanza, non ve ne sono e senza quel contributo regionale è in pratica impossibile programmare la crescita dello sport. All’epoca, con la legge di finanziamento allo sport, si veniva ad ovviare alla mancanza di un tessuto industriale “locale” che poteva essere di supporto allo sport. Tessuto che al contrario è presente in altre regioni, al nord soprattutto. Andremo ad incontrare il Governatore Crocetta e l’assessore Stancheris per confrontarci e chiedere se è stato deliberato un contributo regionale allo sport, credo sia necessario assicurarci un livello minimo di erogazione, potremmo chiamarlo il livello “necessario” di erogazione. Ma chiederemo anche che ci sia certezza e gli impegni presi vengano mantenuti nel corso degli anni, credo sia necessario ottenere degli impegni che prevedano un meccanismo di adeguamento automatico degli importi stanziati dalla Regione, una sorta di sganciamento dalla politica e dai suoi “umori”.
Vorrei riuscire a salvare il salvabile, al momento mi propongo di riuscire quantomeno a mantenere i livelli minimi di erogazione e permettere allo sport in Sicilia di sopravvivere per poter poi invertire la tendenza lavorando sullo sport di base, in quello nelle scuole, in quello giovanile perché l’eccellenza è conseguenza di quanto si semina. Successivamente mi piacererebbe fare in modo che i frutti del lavoro di base svolto rimangano sul territorio. Siamo diventati una regione troppo sedentaria, addirittura il 58% dei giovani tra i 14 e i 16 anni è obeso e questo dato fa rabbrividire se non riusciremo ad invertire la tendenza. Pesate all’impatto che avrà sulla Sanità tra qualche anno?!
Per evitare tutto ciò crediamo sia necessario garantire alle società siciliane un contributo minimo con il quale possano fare attività di “reclutamento” di base, poi sarà abilità loro reperire gli altri fondi per crescere da investitori privati e sponsor.
Un altro passo che vorrei perseguire è quello di dotare le nostre società di impianti adeguati, c’erano 80 milioni di euro destinati al credito sportivo e allo sviluppo degli impianti che, purtroppo, sono destinati ad altro utilizzo.
Parlaci dello stato del rugby in Sicilia, in che direzione si sta muovendo?
Purtroppo ci ritroviamo con solo 2 società in serie B e 15 in serie C, dopo aver saputo esprimere società che hanno saputo competere ad alto livello ci troviamo ora ai minimi storici. La Sicilia non è più rappresentata nelle massime competizioni nazionali, purtroppo non parlo solo del rugby ma dello sport in genere. Con la situazione attuale dei finanziamenti spero di riuscire a “mantenere” queste posizioni, anzi lavoro e lavoreremo per mantenere queste posizioni e crescere nel futuro.
Vorrei ringraziare “l’atto di fede” fatto dal Presidente FIR Gavazzi nel costituire l’Accademia Federale a Catania. Di fatto è stato un premio alla storia rugbystica di una regione che ha saputo sfornare diversi talenti ad alto livello, è un bacino di utenza grandissimo, il secondo in ordine di numeri in Italia. Quello fatto da Gavazzi è un “premio” e un investimento sul futuro che sarà compito mio e nostro mettere a frutto nel modo migliore. Il lavoro da fare è quello sulla base, dobbiamo far crescere il numero degli giovani sportivi che praticano il rugby. Il lavoro nelle scuole è fondamentale, in generale direi che c’è bisogno che cresca il numero degli sportivi praticanti poi saranno loro a scegliere la disciplina che più gli piace.
Estenderei il discorso Accademia anche a quella di Benevento, di fatto il presidente Gavazzi ha premiato la storia rugbystica del sud che ha saputo esprimere grandi compagini e grandi campioni al rugby nazionale. Da Roma in giù ci sono più di 27 milioni di abitanti ma nessuna società in Eccellenza, la chiave dello sviluppo è investire al sud per ottenere i frutti di investimento e lavoro tra dieci anni. Sicilia, Campania e Puglia ad esempio sono regioni con altissime potenzialità e potranno spingere parecchio, bisognerebbe iniziare a concepire un criterio di ripartizione delle risorse in base alle potenzialità e non solo in base a dei criteri premianti. Di circa 900.000 euro erogati l’anno scorso ben 700.000 sono andati al nord e 200.000 al sud, la Sicilia si è aggiudicata solo 17.000 euro contro i 62.000 della sola Benetton. Tengo a precisare che la Benetton se li merita tutti e pure di più.
Con questo sistema di incentivazione il gap si ampia ulteriormente, se vengono premiati solo i numeri, con il passare degli anni i numeri diventeranno sempre più importanti per le realtà virtuose ma inevitabilmente il gap con il sud si amplierà ulteriormente, sarebbe quindi più difficile “riavvicinare” gli estremi e costerebbe certo molto di più con il risultato di avere realtà che sarebbero quasi a livello di “saturazione” per quanto riguarda la crescita e altre che rimarrebbero ferme a palo.
Esprimo queste idee che sono quelle di un uomo che ha lavorato per circa 14 anni come consigliere federale per migliorare lo stato delle cose. La mie idea e le mia convinzione è che il lavoro di Gavazzi sia buono, non penso però che il Presidente abbia bisogno della mia difesa, non è certo una persona che ha bisogno delle difese di altri, ma lo ringrazio per non aver dimenticato e lasciato la Sicilia a se stessa.
Il progetto in Sicilia è apprezzato e sta dando frutti, sarà poi sensibilità della Federazione cercare soluzioni alternative e condivise se nel Veneto (che è una regione molto più “evoluta”) il progetto non dovesse attecchire a dovere. In ogni caso entrambe le realtà devono trovare il modo di dialogare in maniera costruttiva…e questo messaggio va a Marzio (Innocenti ndr). In questo momento abbiamo bisogno del dialogo e non della politica, ci sono tanti modi diversi di interloquire senza scontrarsi frontalmente. In questo senso sono aperto a soluzioni alternative se queste dovessero essere migliori per il Veneto, sarei solo fiero e contento se queste portassero a dei risultati ancora migliori.
Quali sono i tuoi obiettivi per il mondo del rugby in Sicilia?
Come ho anticipato prima vorrei stabilizzare la situazione ed iniziare a costruire un futuro lavorando sulla base, poi vorrei provare a formare un club unico in cui far confluire i migliori giocatori della regione. L’Accademia deve far da volano a tutto il settore giovanile ma poi abbiamo l’obbligo di non disperdere in giro i nostri talenti e il frutto degli investimenti fatti. Questo potremmo farlo investendo sugli asset più importanti che abbiamo, quindi visto che le risorse economiche latitano, sulle risorse umane. Il sogno e il progetto è quello di mantenere i giocatori migliori in un superclub siciliano che continui il lavoro svolto dall’Accademia, dovessero esserci poi giocatori degni di altri palcoscenici sarei ben felice che spiccassero il volo. Dobbiamo tornare a portare la Sicilia nel rugby che conta.
Questo progetto passa anche dal riuscire ad avere degli impianti adeguati, in questa direzione si muovono moltissimi sforzi che stiamo compiendo interessando le amministrazioni competenti. Ad esempio a Palermo stiamo cercando di farci assegnare due campi da calcio abbandonati nella zona della Favorita, questo grazie anche alla sensibilità del Sindaco. Il ritorno ad avere delle strutture adeguate a disposizione delle società è fondamentale.
Il compito è impegnativo ma vorrei che lo sport siciliano recuperi la capacità di sognare!!!