x

x

Lega italiana rugby nella bufera. Il direttore generale Roberto Manghi annuncia l'addio, a causa di una spaccatura interna fra i club di Serie A Elite che ne fanno parte. Una spaccatura che sta portando al blocco operativo, a causa delle divisioni proprio sull'incarico da ufficializzare a Manghi. Perciò il dirigente emiliano si fa da parte, per non danneggiare il presidente Giulio Arletti, vero obiettivo secondo lui dei club non in linea.

Con l'addio tolgo un alibi

Manghi racconta tutto questo in un'intervista al Gazzettino, a firma Ivan Malfatto. Questa una delle dichiarazioni, destinate ad avere conseguenze sull'associazione. 

«Io sono fuori dalla Lega da due mesi. Ho preso atto che la battaglia di qualcuno sul mio nome è diventato l'alibi per tenere ostaggio la Lega e l'ho tolto per sgombrare il campo. Il presidente Giulio Arletti non è d'accordo, perché conosce bene il lavoro svolto per costruire il tavolo della Lega, realizzare il sito mettendo insieme persone con conoscenza e passione per il campionato. Tutto a budget pressoché zero. Io ritengo invece si debba uscire dall'impasse che rischia di vanificare anche gli impegni che la governance politica di Fir ha mantenuto, riconoscendo la Lega e accettando ogni richiesta avanzata».

C'è chi vuole un campionato debole

Questa defezione mette in pericolo l'esistenza della Lega stessa. Non per la questione personale di Manghi in sé. Ma perché a soli sette mesi dal riconoscimento ufficiale della Federazione italiana rugby è un grande segno di debolezza. È la prova che le diverse vedute fra le società, che hanno impedito per anni la rinascita della Lega, superate in chiave elettorale per dare l'appoggio alla candidatura di Andrea Duodo, sono in realtà ancora presenti, ben vive e profonde.

I 10 club della Serie A Elite

In proposito un altro passaggio dell'intervista: «In passato ogni volta sembrava di essere a un passo dalla meta della rinascita. Ma alla riunione decisiva c'era qualcuno che, in apparenza inspiegabilmente, poneva veti su questioni formali e cavilli che avevano un unico obiettivo: affondare il progetto. Lo sanno bene Alfredo Biagini (Lazio) e Armando Forgione (Fiamme Oro), che al progetto ci avevano lavorato sopra. Niente Lega. Meglio un campionato debole, da dilettanti, perché a detta di qualcuno la formazione e l'alto livello non sono cosa di club».

Ma io nel campionato ci credo

Che fine farà ora la Lega? Arriverà un altro al posto di Manghi che riuscirà a mettere d'accordo sul suo nome e sui progetti di rilancio del campionato? O rischia di sparire?

Un terzo passaggio dell'intervista di Manghi: «Spero che tolto me dal campo, il lavoro per la valorizzazione del campionato riprenda alla grande. Voglio continuare a credere che un campionato di club che lavorano nella stessa direzione perché si attrattivo, con più strutture e più visibilità, sia uno spot per il rugby italiano, e un traino per la crescita del movimento».