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Continuiamo il nostro percorso di interviste con i responsabili delle Accademie Zonali con una bella chiacchierata con Daniele Porrino, responsabile tecnico dell'Accademia Zonale di Milano. Ci parla dell'Accademia come una fucina di giovani uomini e giovani rugbysti a 360°.

A più di metà percorso di quest’anno delle Accademie come valuti la tua esperienza, cosa ci puoi dire, come sta andando?

“Siamo molto contenti di come sta andando l’Accademia qui a Milano, ci troviamo in una struttura ottima per poter svolgere il lavoro con i ragazzi, abbiamo una buona risposta da parte loro, stanno crescendo e abbiamo avuto la fortuna di avere 11 convocati nelle selezioni..chi è in Polonia con la nazionale under18, chi con la under 17, chi con la selezione accademie.

Abbiamo avuto una buona risposta anche in queste selezioni. I ragazzi son cresciuti sia dal punto di vista sportivo che dal punto di vista umano, stanno imparando un po’ ad essere autonomi nel lavoro, riuscire ad organizzarsi, c’è l’aspetto scolastico molto importante che i ragazzi stanno seguendo con buoni risultati.

Qui il "tutoraggio" è obbligatorio nelle 2 ore dalle 14.30 alle 16.30, ma solo chi ha tutte sufficienze può scegliere se studiare in camera o con i tutor, quindi c’è una crescita a 360° dei ragazzi. Abbiamo fatto dei colloqui individuali con le famiglie giusto una quindicina di giorni fa, abbiamo avuto un buon riscontro, le famiglie vedono i ragazzi abbastanza sereni, a volte stanchi, a volte un po’ sotto pressione come è normale che sia".

Cosa pensi possa dare questo tipo di lavoro continuativo con i ragazzi?

“Come accennavo prima una crescita soprattutto umana, sportiva e umana. Non tutti arriveranno a vestire la maglia azzurra o a giocare in Celtic League ma qui diamo la possibilità a tutti di raggiungere il più alto livello possibile per loro. L'Accademia è un pò banco di prova per alcuni di loro, hanno la possibilità di lavorare 14 ore a settimana tolto l’allenamento con il club e la partita della domenica, i ragazzi possono confrontarsi con un lavoro di altro livello e vedere in che modo si trovano in questa vita da atleti di alto livello.

Li si sta preparando ad una vita da professionisti senza però togliere l’aspetto scolastico e l’aspetto al di fuori del rugby, non tutti raggiungeranno la nazionale maggiore ma questo percorso non va a creare dei grossi problemi,  tutti i ragazzi se non dovessero esser confermati per le successive accademie potranno tranquillamente tornare alle loro famiglie e ai loro club, continuare le scuole, molti addirittura non hanno dovuto cambiare la loro scuola.

L'aspetto di avere queste accademie dislocate nel territorio permette di non dover sradicare tutti i giocatori dal loro territorio. Sicuramente potranno tornare, dopo questa esperienza, maturati e anche cresciuti dal punto di vista umano”.

Secondo te come sarebbe migliorabile il format delle Accademie?

“Io parlo per l’esperienza dell’Accademia di Milano e non ho grandi cose da dire di dover migliorare. Noi stiamo facendo una specie di percorso di supervisione come staff con uno psicopedagogista di un’agenzia di Milano e stiamo seguendo i ragazzi anche da questo punto di vista, è una cosa che stiamo iniziando ma siamo contenti di poter seguire i ragazzi veramente a 360°.

La notte è gestita direttamente da noi dello staff, uno staff che sta lavorando compatto in una direzione per riuscire a dare il meglio ai giocatori e anche al singolo, gestiamo a 360° le notti, il giorno, il campo, le cene e tutto il resto e siamo contenti di quello che stanno facendo i ragazzi. I ragazzi possono rientrare il lunedì mattina o la domenica sera, un segnale importante è che molti che rientravano il lunedì mattina ora rientrano la domenica sera, quindi non stanno vivendo come un peso la vita dell’Accademia ma la stanno vivendo come una situazione positiva e se devono scegliere, decidono di passare una notte in più in quest’ambiente”.

Un’ultima domanda...l’attività Seven, sappiamo già che è contemplata nell’attività dell’Accademia ed è propedeutica. Secondo te cosa può dare in più a dei giocatori di rugby che si stanno “sviluppando”, che importanza può avere?

“Qui stiamo anche individuando il percorso che potrebbe avere ogni singolo giocatore, per qualcuno il percorso potrebbe anche essere di un’attività Seven. Comunque sia l’attività Seven da un’attenzione particolare a gesti tecnici, all’abilità individuale del giocatore su passaggi molto lunghi e anche sul gioco al piede nonché sulle sfide individuali nel gioco uno contro uno e la ricerca degli spazi.

Stiamo facendo degli allenamenti specifici che diventano sempre più frequenti in questo periodo, come attività di verifica il 7 e 8 giugno a Bologna parteciperemo a un torneo che vedrà impegnate tutte le accademie e delle squadre internazionali, poi credo che ci sarà anche una "selezione accademia" che dovrà fare dei tornei internazionali (questo deve essere ancora confermato). La Federazione sta lavorando anche sul Seven e qui in Accademia riusciamo ad integrare le cose molto bene”.

 

Grazie mille Daniele e in bocca al lupo.

 

“Grazie a voi! Crepi!”

 

Il campionato delle Accademie Zonali

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