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Intervistiamo Carlo Canna in un momento di pausa tra la serie di test match in Giappone e la ripresa della preparazione con le Zebre. A 25 anni è ormai una delle certezze del nostro movimento che solo pochi anni fa cercava disperatamente numeri 10 di livello internazionale. Partiamo proprio da qui per trovare, nelle risposte successive, un giocatore sereno che conosce i suoi punti di forza, ma soprattutto quello che deve fare per crescere ancora.

Ciao Carlo e grazie della tua disponibilità. Quando hai vinto il premio di miglior giocatore dell’Eccellenza si è parlato molto di te come del giocatore che avrebbe potuto risolvere l’annoso rebus del ruolo di apertura in Nazionale. Come hai vissuto queste aspettative su di te?
“Sicuramente in positivo. Per me quel periodo è stato surreale, passare dal giocare in Eccellenza a giocare il Mondiale è stato incredibile. Con l’infortunio di Haimona e l’addio di Orquera si aprì questa opportunità per me e Tommy Allan e ho cercato di sfruttarla al meglio visto che giocare un Mondiale non capita tutti i giorni.”

Dall’Eccellenza al Mondiale il passo è stato brevissimo, quali sono le difficoltà che hai trovato?
“Sicuramente il ritmo di gioco, in Eccellenza potevi fare delle scelte giuste con tempi meno rapidi, con ritmi più alti sei sempre sotto pressione e sei costretto a fare scelte in modo molto più veloce. Poi gli impatti: negli anni ho cercato di mettere su qualche chilo, ora sono sui 90, 92 e l’obiettivo sarebbe di aggiungerne un altro paio.”

In questi anni cosa è cambiato nell’ambiente della Nazionale?
“Prima di tutto c’è stato un passaggio di consegne, molti della vecchia guardia sono andati via, sono arrivati dei ragazzi giovani molto forti, basti pensare a Polledri, Minozzi, Negri e tanti altri. Non è che io sia vecchio, però a 25 anni capisci quando un giocatore è già molto forte a 20. Hanno dimostrato di meritarsi la Nazionale e che possono già essere dei punti fermi per il futuro.”

Fino a qualche anno fa, nelle interviste prima e dopo le partite della Nazionale si parlava di grinta e determinazione, oggi si parla molto di mentalità e gestione mentale delle partite.
“Sì, grazie a Conor che fin dal primo giorno ci ha guidato in questa direzione, dicendo innanzitutto che rappresentiamo tutto il movimento e dobbiamo essere un esempio per i giovani che vorranno indossare questa maglia, poi che oltre al risultato c’è la prestazione, che concentrandosi su questo si fa la differenza in partita. La prestazione non sempre ti esce come vorresti, ma bisogna continuare col lavoro senza mollare.”

L’ultima stagione con le Zebre è stata ottima, ma in Nazionale ti abbiamo visto meno. E’ dovuto a un diverso piano di gioco?
“Alle Zebre è stata una stagione molto positiva, con il cambio di allenatore ho giocato molto, siamo una squadra che vuole giocare con la palla in mano e a me piace tantissimo farlo, anzi a volte dovrei forse cambiare questo stile. D’altra parte Conor fa le sue scelte, lui pensa che Tommy Allan sia un giocatore più quadrato di me, più costante nel corso della partita. Io a volte faccio buone giocate poi commetto degli errori che non dovrei commettere, è un aspetto sui cui devo lavorare.”

Le Zebre saranno il tuo punto di riferimento anche per i prossimi anni?
“Sono legato alle Zebre ancora per un anno, a inizio anno nuovo parleremo del rinnovo che spero avvenga il prima possibile. Penso che nel mio futuro ci siano le Zebre perché la società sta lavorando bene e a Parma sto bene. Quest’anno è l’anno del mondiale e mi concentro per conquistarmi la convocazione sul campo. E’ un anno molto lungo, c’è tanto da lavorare.”