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E’ stato sicuramente il miglior azzurro dell’anno, le sue mete nel Sei Nazioni contro l’Inghilterra a Twickenham e quella segnata all’Australia nell’ultimo test match sono la dimostrazione dello strepitoso stato di forma che Michele Campagnaro sta attraversando.
A coronare l’ottima stagione il titolo di Campione d’Inghilterra conseguito a maggio con i suoi Exeter Chiefs. Il 24enne ex Rugby Mirano e Benetton Treviso è ora pronto ad affrontare la terza stagione in Inghilterra. “Quest'anno spero di partire subito forte e prendermi quello che mi spetta, se lo merito. Ma so che sarà dura. Qui il sistema a parità di valori privilegia gli inglesi, per i quali i club ricevono soldi, ed è giusto così le parole di Michele Campagnaro dall’intervista di Ivan Malfatto su Il Gazzettino.

Questa stagione Campagnaro ha giocato 944 minuti fra Premiership, European Challenge e Coppa Anglo-Gallese, e ha segnato 8 mete. Per la prossima… “A Exeter dopo la conquista della Premiership le aspettative e le pressioni sono più alte verso la squadra con il doppio obiettivo campionato-Champions”.
“In questi anni non sono mai stato una prima scelta nel XV titolare. Non potevo prenderlo.
Ero qui per crescere, c'era molta concorrenza e la mia duttilità nel ricoprire vari ruoli mi rendeva più adatto a subentrare secondo le esigenze”.

“In Inghilterra la parola d'ordine è intensità”

Riguardo alla evidente crescita di prestazioni del trequarti centro azzurro: “E’ dovuto al tipo di lavoro diverso che si fa in Inghilterra. La parola d'ordine è intensità: in campo, in palestra, in allenamento, in partita. Ogni sabato o domenica è una battaglia, mi stupisco ogni volta di venirne fuori. Sono stati due anni sempre così”.
“A Treviso eravamo quasi sempre rassegnati all'idea di perdere, pur impegnandoci e lavorando sodo. Questo alla lunga fa la differenza sul mentale e sulla fiducia nei propri mezzi”.

E con la Nazionale?
“In Nazionale ci sono buoni giocatori e con il nuovo ct Conor O'Shea c'è uno staff di alto livello, che mi dà sicurezza, tranquillità e cura ogni dettaglio. Ma è il sistema Italia del rugby, nel suo complesso, che negli ultimi anni ha continuano ad andare verso il basso. I risultati dell'Italia ne sono la conseguenza. Non lo dico come alibi, per "pararmi il culo". Su certi errori o sconfitte mi prendo in pieno la mia responsabilità. Ma il dato di fondo è questo, da cui è difficile ricostruire una competitività”.

Serve vincere?
“Ma anche se la prossima l'Italia farà una o due vittorie in più la situazione non cambierà. Il problema è che manca una continuità, un obiettivo, che so, arrivare secondi al Sei Nazioni. Intorno le Zebre falliscono, non ci sono soldi. Non puoi dare sicurezza a un sistema quando alla base non c'è nessun fondamento. La Nazionale è lo specchio di questo”.

 

Foto Elena Barbini