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La federazione gallese aveva detto che avrebbe rispettato la mia decisione e che non avrebbe influenzato la mia carriera nel rugby, ma mi hanno lasciato fuori per quattro partite in quella stagione. Fortunatamente per me, il Galles ha avuto un brutto momento e mi hanno fatto rientrare. Mi è stato detto molto chiaramente che se fossi stato inglese non avrei mai più giocato del rugby internazionale.” (John Taylor)

Capelli lunghi e barba incolta, John Taylor aveva le idee molto chiare, sia sul campo da rugby, quando giocava nell'ultima fila del pack gallese e dei Lions, sia nella vita, seduto alla cattedra della scuola in cui insegnava. Soprannominato Basil Brush, come il pupazzo a forma di volpe che negli anni '60 spopolava tra i bambini britannici, John ha preso alcune decisioni che i conservatori di quel periodo hanno definito inaccettabili. Su tutte, quella di rifiutarsi di giocare contro il Sudafrica, perchè contrario al regime di apartheid, una scelta che gli ha precluso per sempre la chiamata da parte dei Barbarians e per la quale è stato bollato come "comunista".

Da un punto di vista prettamente tecnico, Taylor è stato un flanker molto mobile e leggero, che ha totalizzato 26 caps con la nazionale gallese durante il cosiddetto periodo d’oro, intorno alla fine degli anni Sessanta e primi Settanta, e che ha avuto il suo apice in quella trasformazione angolata a Murrayfield nel 1971, che è valsa da sola il Grande Slam.


Nato il 21 luglio 1946 a Watford, nell’Hertfordshire, John ha iniziato la carriera rugbistica con il Loughborough College, per poi passare ai London Welsh, squadra dalla quale non si sarebbe più staccato sino alla fine della carriera, dove militavano campioni quali John Dawes, JPR WilliamsGerald DaviesMervyn Davies, Mike Roberts e Geoff Evans, tutti atleti che nel 1971 hanno fatto parte dei mitici British Lions, vincitori della serie in Nuova Zelanda.

Il 4 febbraio 1967 John ha esordito con la maglia dei Dragoni, perdendo a Murrayfield 5 a 11. Era il primo atto di una stagione orribile, in cui il Galles ha evitato il Whitewash solo grazie alla vittoria di Cardiff contro l’Inghilterra (34 a 21), all’ultima giornata del Cinque Nazioni.

Già nel 1968 comunque, John è stato selezionato per giocare con i British & Irish Lions in Sudafrica. In termini di risultati il tour è andato piuttosto male per i Leoni allenati da Ronnie Dawson, che sono tornati a casa con 3 sconfitte e 1 pareggio. Nei test non internazionali, i rossi hanno vinto 15 gare su 16, perdendo solo contro Transvaal. Taylor ha giocato cinque di quelle partite, ma è rimasto talmente colpito dal regime di apartheid vigente in quel Paese, che nella stagione 1969-70, quando i 'Boks sono arrivati in tournée dalle sue parti, ha informato la Welsh Rugby Union che non sarebbe stato disponibile per giocare contro di essi. Quel rifiuto gli è costata la convocazione per giocare con i Barbarians nel 1970.

In quel periodo il seme della futura grande squadra gallese era germogliato e Taylor ne era una parte integrante. La sua aggressività in difesa faceva sì che raramente i mediani d’apertura avevano un pomeriggio facile e anche in mischia era ormai diventato un giocatore di altissimo livello. Nel 1969 il Galles ha vinto Cinque Nazioni e Triple Crown, mentre l’anno seguente ha condiviso il titolo con la Francia.

Il Grande Slam è infine arrivato nel 1971, ed è stato Taylor che praticamente lo ha conquistato nella più drammatica delle vittorie, quella ormai famosa del 6 febbraio, contro la Scozia a Murrayfield. Verso la fine del gioco il risultato era di 18 a 14 per la nazionale del Cardo, quando Gerald Davies, dopo una touche conquistata dal Galles, ha corso in direzione dell’angolo destro e ha schiacciato l’ovale in meta. La trasformazione avrebbe garantito la vittoria ai rossi, ma la posizione era troppo angolata e Barry John non se l’è sentita di provare. Ad incaricarsene, allora, è stato un kicker part-time come John Taylor, che col suo piede mancino avrebbe avuto maggiori chance. Gareth Edwards, in seguito, ha raccontato di avere voltato la schiena per scaramanzia e di essersi girato a guardare solo dopo avere udito il boato del pubblico. Il calcio del flanker, infatti, è andato diritto in mezzo ai pali e quei punti, uniti a quelli della meta da lui segnata nel primo tempo, hanno portato il Galles a vincere 19 a 18 e a conquistare lo Slam.

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Taylor è stato quindi selezionato per il tour dei British Lions in Nuova Zelanda, nel 1971, dove ha giocato in tutte e quattro le prove. Oltre a rompere il gioco avversario, il flanker ha garantito anche continuità e palle veloci ai talentuosi trequarti della sua squadra. La serie è stata vinta 2 a 1, con un pareggio 14 a 14 nell’ultima sfida a Auckland. Quei leoni, capitanati da John Dawes, allenati da Carwyn James e ispirati dal genio di Barry John, si  sono assicurati la prima vittoria in una serie nel sud del mondo.

John ha giocato ancora per il Galles fino al 1973, nel Cinque Nazioni che, caso unico nella storia, ha visto tutte le squadre partecipanti finire a pari merito in classifica. Con le regole di oggi, considerando la differenza punti, avrebbe vinto il Galles. L’ultima apparizione del flanker di Watford è datata 24 marzo, una partita con la Francia a Parigi dove i rossi hanno perso 3 a 12.

Quello stesso anno, dopo che Mervyn Davies si era ammalato poco prima del classico incontro tra Barbarians e All Blacks, qualcuno ha suggerito il nome di Taylor per la sostituzione. Il segretario del club a inviti, il brigadiere Glyn Hughes, ha però risposto così: "Lui non giocherà. Quell'uomo è un comunista!". Così, John è stato escluso dalla partita che sarebbe passata alla storia come una delle più belle di tutti i tempi.

Nel 1974 Taylor è stato invitato per un'altra tournée dei British Lions in Sudafrica. Quella squadra, che sarebbe diventata famosa come "gli Invincibili", ha fatto registrare tre vittorie e un pareggio nei test match contro gli Springboks. Il flanker, però, ha chiarito che avrebbe seguito la sua coscienza anti-apartheid e si è rifiutato di parteciparvi: "Se dovessi giocare, aiuterei a condonare e perpetuare quel genere di governo che è in atto in Sudafrica". Ha commentato alle telecamere.

Il premier del governo sudafricano allora era John Vorster, il cui convinto appoggio al sistema dell'apartheid, secondo le parole di Nelson Mandela, "ha intensificato la lotta contro la libertà a nuovi livelli di repressione". La lotta contro l'apartheid aveva già avuto episodi nello sport in Gran Bretagna. Il parlamentare laburista Peter Hain aveva portato avanti una campagna per non disputare incontri contro gli Springboks nel rugby, quando sono arrivati al nord per il loro tour del 1969, e per le squadre di cricket nel 1970. Il giorno del 1974 in cui i Lions dovevano partire per il Sudafrica, Hain ha portato un gruppo di 100 dimostranti anti-apartheid nel Britannia Hotel a Heathrow. Egli ha fatto appello a Willie John McBride, il capitano di quei Lions, per interrompere il tour, ma senza alcun risultato.

A livello di club, invece, Basil Brush ha proseguito con l’amato London Welsh fino al 1978. Ancora oggi fa parte del consiglio di amministrazione del club della capitale inglese.

Dal 1991 John è diventato speaker di rugby su ITV Sport, dove, tra l’altro, ha commentato la vittoria dell'Inghilterra contro l'Australia, nella finale dei Mondiali 2003.

A causa delle sue scelte John Taylor non è mai stato un Barbarian, ma lui è stato un vero e nobile Lion, forse il più nobile di tutti.

 

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