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Sabato scorso l'abbiamo sentita intonare dagli 82,000 di Twickenham in risposta alla Kapa O Pango degli All Blacks. Mancanza di rispetto? Affatto, semplicemente paura. E tutto sommato il coro inglese ha avuto il suo effetto sui neozelandesi, affaticati e sotto pressione; vincitori ma solo grazie ad una controversa decisione arbitrale.

Ma dove nasce "Swing Low, Sweet Chariot". Dondola dolce carro... questa la traduzione letterale del titolo di questa canzone... che non fu scritta da un inglese! Non ve lo aspettavate. L'autore fu Wallis Willis, un nativo americano appartenente alla popolazione dei choctaw, vissuto nella zona dello stato dell'Oklahoma nella seconda metà dell'800. Il brano fu scritto attorno al 1860 e Willis sarebbe stato ispirato dal Red River, che ricordava il fiume Giordano (citato nel brano) e il profeta Elia. Un tale Alexander Reid asserì di aver ascoltato Willis cantare questa canzone, ne copiò il testo e poi scrisse la melodia prima di mandarla ad un gruppo, i Fisk Jubilee Singers, che si trovavano a Nashville, nel Tennessee. 

Durante il tour americano dei Fisk Singers la canzone divenne subito popolare negli Stati Uniti e fu riproposta negli anni '60, in occasione delle lotte per i diritti civili. 

Ora vi chiederete: ma come ci è arrivata a Twickenham?

Il 19 marzo 1988 un gruppo di studenti inglesi, provenienti da un istituto cattolico, stavano assistendo a Inghilterra-Irlanda, quinta giornata del Cinque Nazioni. Durante l'incontro ogni qual volta l'Inghilterra era vicina alla meta, essi intonavano la canzone. Il tre quarti ala inglese Chris Oti, giocatore di origini nigeriane che militava nel Nottingham, dopo aver segnato una meta iniziò ad incitare la curva da cui proveniva il canto. Pian piano l'intero settore iniziò a cantare "Swing Low, Sweet Chariot". Oti segnò altre due mete e l'Inghilterra vinse l'incontro 35-3. Ecco da allora il "Dolce carro" è l'inno non ufficiale dell'Inghilterra.