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Un mio recente accenno alla natura “non guerresca” dell’haka che gli All Blacks eseguono prima dei test match ha sollevato una serie di dubbi e di interrogativi cui, con questa nota cercherò di, rispondere.

1 – confermo che l’Haka di tipo Ka Mate NON ha nulla a che vedere con le haka di guerra. Essa è infatti un tipo di Haka molto corto, interpretata quando ci si sente bene e lo si vuole esprimere in modo libero. Si esegue senza l'uso di armi. Non è, infatti, una danza di guerra, come si è solitamente portati a credere. Di più: il salto collettivo inserito al termine dell’esecuzione è, di fatto, un’indebita ingerenza nella natura e nella procedura classica, non essendo previsto nei protocolli esecutivi tradizionali fra le figure del tipo Ka Mate. Un’aggiunta a fini esclusivamente spettacolari e mediatici che ha generato più di qualche critica da parte dei cultori e dei depositari della tradizione Maori.

2 – l’Haka di guerra è del tipo Peruperu. In questo caso le armi si usano, e l’esibizione è caratterizzata da un salto in alto, a gambe ripiegate, alla fine del rituale.

3 – l’Haka Kapa o Pango è un’Haka a tutti gli effetti moderna. Composta a uso e consumo degli All Blacks (intesi come brand) per occasioni considerate speciali. Ne è autore un gruppo di esperti delle tradizioni maori che ha lavorato al progetto per circa un anno. Molti la considerano un’appendice della Ka Mate. Le parole della Kapa O Pango fanno più esplicitamente riferimento al team di rugby perché parlano di guerrieri in nero con la felce argentata. E’ considerata molto più aggressiva della Ka Mate e con un più spiccato senso di sfida agli avversari.

4 – il testo originale dell’Haka Ka Mate, con traduzione a fronte, è il seguente

Leader:

Taringa whakarongo!

 

Ascoltate!

 

Kia rite! Kia rite!!

 

Preparatevi! Pronti!

 

Kia mau! Hī!

 

In posizione!

 

Ringa ringa pakia!

 

Batti le mani contro le cosce!

 

Waewae takahia kia kino nei hoki!

 

Pesta i piedi più forte che puoi!

Squadra:

A kia kino nei hoki!

 

Più forte che puoi!

Leader:

Ka mate, ka mate

 

È la morte, È la morte!

Squadra:

Ka ora

 

È la vita!

Leader:

Ka mate, ka mate

 

È la morte, È la morte!

Squadra:

Ka ora

 

È la vita

Tutti:

Tēnei te tangata pūhuruhuru

 

Questo è l'uomo dai lunghi capelli

 

Nāna i tiki mai whakawhiti te rā

 

...è colui che ha fatto splendere il sole su di me!

 

A Upane! Ka Upane!

 

Ancora uno scalino, ancora uno scalino,

 

Upane Kaupane"

 

un altro fino in alto,

 

Whiti te rā,!

 

Il sole splende!

 

Hī!

 

Alzati!

 

5 – Esso narra di un fatto accaduto (1820, secondo la leggenda) a Te Rauparaha, ricco e importante capo maori dei Ngati Toa, il quale fuggendo dai feroci assassini Ngati Tuwharetoa che avevano assalito un villaggio nei suoi possedimenti, incontrò il giovane Te Wharerangi che lo aiutò a nascondersi dentro un pozzo Kumara (dal nome delle patate dolci che una volta raccolte venivano conservate sotto terra per poterle mantenere asciutte). Per celare ulteriormente alla vista l’apertura del nascondiglio, la moglie di Te Wharerangi, Te Rangikoaea, ci si sedette sopra. Dal momento che la cultura Maori fa espresso divieto agli uomini di assumere una posizione sottostante rispetto agli organi genitali femminili, alla vista della giovane lungo il sentiero, nessuno degli inseguitori pensò che essa stesse fornendo protezione all’inseguito. Un’altra interpretazione ritiene invece che gli organi femminili avessero il potere di “schermare” le persone dai sortilegi.

 

6 – Aderenza al testo: temendo di essere scoperto e catturato, il grande capo nel pozzo sussurrava ‘Ka Mate, Ka Mate’ (muoio, muoio), ma appena realizzò che gli inseguitori si erano allontanati, dal pozzo salì un urlo ‘Ka Ora, Ka Ora’ (sono vivo, sono vivo). Poco dopo gli assassini tornarono una seconda volta, perché Tauteka, capo degli inseguitori, non aveva creduto al racconto della coppia. Così Te Rauparaha ricominciò il suo lamento ‘Ka Mate, Ka Mate’. Usando tutta la sua abilità, il giovane alleato del capo convinse i suoi inseguitori a cercarlo altrove e questi finalmente gli credettero. Il capo urlò di nuovo ‘Ka Ora, Ka Ora’ e intanto risalì il pozzo cantando ‘Tenei te tangata puhuruhuru nana nei i tikimai whakawhiti te ra. A Upane, a upane. Whiti te ra! Hi!’ (Questo è l’uomo peloso/ vestito di pelli che ha persuaso il Sole e l’ha convinto a splendere di nuovo! Un passo/gradino in su, un passo/gradino in su. Il sole splende di nuovo su di me), rivolgendosi a Te Wharerangi. Una volta tornato in superficie continuò a cantare e a ballare felice come non mai.

 

7 – Martina Barbini ha trattato l’argomento nella tesi di laurea discussa con successo a conclusione del percorso di studi in Scienze Motorie (università di Padova AA 2012/2013) di cui sono stato relatore. Di quanto sopra riportato c’è traccia anche in un manuale pubblicato qualche anno fa dalla fiorentina Giunti, di cui ho redatto un certo numero di capitoli. Lavoro per cui non sono stato pagato e del quale, per ovvie ragioni, non intendo fare pubblicità.

 

Foto Alfio Guarise