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Il tempo stringe, e se nomi di altri infortunati eccellenti non si aggiungeranno in coda all’attuale corposissimo “quadro d’insieme” degli indisponibili per l’apertura del Torneo, potrebbe essere sensato azzardare (anche noi) un pronostico. Sulla base, se possibile, delle rilevanze oggettive attualmente a disposizione e per dire, se non proprio per profetare, come andrà a finire.

Cominciando dalla classifica finale, che vedrà ai primi tre posti: Inghilterra, Irlanda, Francia. Seguite dal resto della truppa in ordine più o meno sparso, a seconda del peso che rivestiranno nella graduatoria generale i bonus.

Dell’Inghilterra made in Down-under molto si è detto e scritto. Dell’assoluta genialità del manico, all’inarrivabile platea di pretendenti alle maglie da titolari. Talmente tanti, e di lignaggio talmente elevato, da poter (almeno nei pronostici) assorbire come se niente fosse o quasi, le indisponibilità di gente del calibro di Watson (estremo), Tuilagi (centro), B. Vunipola (n.8), Robshaw (flanker), M. Vunipola e Marler (piloni sx). Mister Jones è tipo dalle idee chiare e dalla fede smisurata nel proprio lavoro. Sta allestendo un’Inghilterra potente come tradizione, a tratti, persino bella, capace di competere e vincere contro (tutte) le potenze dell’emisfero Sud. Praticamente: un peso massimo in un torneo di buoni pesi medi.

L’Irlanda senza Sean Cronin al tallonaggio perde quote non irrilevanti di propellente e di carisma sulla zona del fuoco, ma ha dalla sua un passato recente che profuma di leggenda (Chicago Illinois). Oltre alla consapevolezza di poter mettere in campo una terza linea semplicemente spaziale e una mediana dove si sposano fosforo e ottani. Il calendario  ha fissato per il 18 marzo a Dublino (ultima giornata) la partita che dovrebbe/potrebbe decidere ogni cosa. Magari zigzagando fra i bonus ottenuti e quelli persi di un niente, e sempre che  per strada una delle due contendenti non abbia, nel frattempo, lasciato qualcosa. Un Irlanda – Inghilterra con un totale di 8 successi in campo sarebbe, ammettiamolo, la partita del secolo. Cotè Six Nations, of course.

La Francia ha deciso di affidarsi a Guy Noves. Un guru, uno che ha scritto e fatto la storia del rugby e non solo a Tolosa. Uno che qualche regoletta ha subito voluto metterla giù dura, cominciando dai parametri di convocabilità. Un segnale, non dei più banali. La Francia di novembre ha fatto vedere qualcosa di buono e moltissimo ha lasciato intravvedere. Lo scarto fra quanto effettivamente prodotto nei test con quelli del Sud e quanto esibirà con gli avversari del vecchio continente in questo Torneo, sta il peso netto della mano del grande Guy sul XV dei Coqs.

Il Galles non avrà Hamos all’ala, e questa per noi è la prima bella notizia. Sul fatto che sia da considerarsi la “meno in forma delle 4 grandi” ci sarebbe da discutere. Ma è un dato che qualche cartuccia l’ha persa e che nelle ultime uscite oggettivamente poco ha brillato. È pur vero che nelle 16 volte che i Dragoni hanno incrociato la nostra strada, 14 volte hanno vinto. Ma chissà perché, c’è nell’aria profumio di debutto vincente. E chi siamo noi per spegnere cotanti entusiasmi? Segnalo due nomi, fra i tanti (ahinoi!) che traducono in costanza di efficacia talento e doti atletiche non ordinarie né comuni: Tipuric e Biggar. Così, tanto per gradire. Sicuri, sicuri che noi abbiamo davvero di meglio? E poi le partite al Millenium… due sterline anche in era post Brexit io le metterei sempre. E non in banca.

Scozia come sempre (secondo pronostici), sull’orlo di una crisi di qualcosa. Chissà perché? Deve pesare il fato che, nell’edizione del 2000 toccò proprio a noi batterla all’esordio nel Torneo. Poi c’è il fatto del bilancio degli scontri diretti, che dice di circa un terzo vinto dagli Azzurri. Anche se la Scozia, nelle ultime due partite di Sei Nazioni 2016  ha messo sotto Francia (29-18) e Italia a Roma (36-20). Per la rubrica: chi vorrei come compagno di squadra e non con la maglia degli avversari: giusto per volare alto ma non altissimo e andare sul sicuro ricordiamo tali Hogg, Maitland e Visser. Uno di Melrose, la patria del Seven, un neozelandese e uno arrivato dall’Olanda. Che per una Nazione, pardon: regione che al referendum ha votato in massa per il Remain, è quantomeno in linea con gli obiettivi.

L’Italia che solo dopo il Torneo potremo definire in tutto e per tutto “di Conor O’Shea” e del suo eccellente staff, parte con in tasca (leggasi: portafogli) i 4 punti di una vittoria accreditata (Galles?), uno di  bonus per sconfitta sotto break (Francia?) e forse uno per le quattro mete segnate (Scozia?). Per un totale che varia da 4 a 6 punti. Un ottimista invece ci ha detto: “Vinciamo le prime due che sono in casa, poi teniamo botta alla Francia che, al momento, è solo chiacchiere e il bel distintivo del padre della scuola di Tolosa, cerchiamo di tornare a casa sani e salvi da Londra e puntiamo tutto quanto ci rimane sulla ruota di Murrayfield. Dove tre mete “del bussolotto” (rocambolesche) in un quarto d’ora le abbiamo già segnate una volta. In totale fa 10 punti! Che se il resto degli incroci va in una certa direzione… finisce che chiudiamo al quarto posto”. Poi è passato l’infermiere con le pillole e il clistere delle sei. E già che c’era, mi ha spiegato che: “Er Galles ce se sdruma, soprattutto mo’ che hanno saputo chi giocherà 6 e 7, l’Irelanda manco ce vede, coll’Inghiltera conviene che ce mannam'e monache pe’ provà de faje un pochetto de pena, la Francia a Roma cia rifà er sacco del ’72 (1500, ndr) quanno Carlo V ce mannò li tedeschi, e poi a Edimburgo ce finiscono de diossà.”

Ho chiamato allora un mio amico vero, uno che campa se stesso e la famiglia calcolando le quote in una sala corse dove si scommette su tutto (che resti fra di noi: fra tre pontificati a datare da Francesco avremo il primo Poteficie transgender che assumerà il nome di Gianus I. Oggi lo danno a 1500, dieci euro sarebbe il caso di sprecarli…). Si è fatto un nome limando e grattando quote ritenute (da lui) troppo precise. “Roba fatta al computer, fredda, buona per pagarci al massimo l’affitto o la rata del Suv” e mi ha proposto questa striscia finale: Irlanda, Francia, Inghilterra, Scozia, Italia, Galles, con la variante Italia al posto della Scozia che paga qualcosa di più.

Io non gioco per scelta etica (bum!), ma non pretendo che seguiate il mio esempio. Buon Sei Nazioni a tutti!

 

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