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La quarantena che ci troviamo ad affrontare a seguito della pandemia da covid-19 ci ha sorpreso e lasciato allo stesso tempo confusi e spaventati. Ha cambiato in molti casi profondamente le nostre vite, portandoci limitazioni che mai avremmo pensato di dover subire, tra le quali anche la limitazione delle attività sportive.

Dichiarando subito il nostro profondo rispetto e la nostra vicinanza ai malati e alle persone che purtroppo non supereranno questo periodo difficile, in particolari gli anziani e i già afflitti da malattie croniche, credo sia comunque utile e necessario riflettere sul fatto che ogni periodo di crisi, di difficoltà, di emergenza può farci crescere, come persone e come comunità. Intraprese tutte le prudenze richieste, tra cui quella di informarsi solo dalle fonti ufficiali, quello che possiamo fare in più è cercare di imparare qualcosa da questa tragica situazione.

Come è noto, la parola “crisi” deriva dal verbo greco krino che porta con sé il significato di scegliere, valutare, distinguere. Purtroppo nella nostra accezione quotidiana ha mantenuto solo la parte negativa del suo significato originario, ma credo sia semplice verificare in modo sperimentale come  ogni crisi ci porti a scegliere, valutare, riflettere su situazioni che ogni giorno diamo per scontate.

Il primo effetto di questa riflessione dovrebbe riguardare la gratitudine, termine scientifico di cui è stata dimostrata l'importanza dalla scuola di psicologia positiva dell'Università di Berkeley (in particolare dal Greater Good Science Center, che è presente con la sua attività divulgativa su tutti i principali social networks e che consigliamo di conoscere meglio). Non si tratta ovviamente di essere grati per la situazione tragica che stiamo vivendo, che sarebbe stupido e disumano. La gratitudine cui mi riferisco è quella per tutte le piccole cose belle che riempiono le nostre normali vite quotidiane: sia quelle che oggi ci sono state tolte per il bene comune, come l'incontro e il contatto con le altre persone, le piccole libertà, lo sport all'aria aperta, il caffè al bar, il cinema, sia soprattutto quelle che possiamo provare sempre e comunque. Parlo del dialogo con noi stessi, dell'attenzione verso gli altri, del cucinare, del sorseggiare una birra, della telefonata che riceviamo da qualcuno che si interessa di noi e così via. Allenarci alla gratitudine per le piccole cose ci aiuterà a trovare la motivazione quando torneremo in campo e dovremo affrontare le piccole e grandi difficoltà che lo sport ci propone: senza la motivazione personale che deriva da un'attitudine sinceramente positiva è possibile che ogni nostro sforzo di volontà sia destinato ad appassire.

Come fare concretamente? Proviamo a tenere un diario e a scrivere, ogni sera, tre piccole cose per le quali abbiamo sentito gratitudine durante la giornata.

La seconda riflessione riguarda la routine giornaliera. Ogni sportivo e sportiva hanno una routine di allenamento giornaliera che fornisce loro forti punti di riferimento rispetto al suo stato dell'arte e alle sua capacità di miglioramento. Mantenere una forte routine, e non solo sportiva, anche in questi giorni di quarantena è un ottimo modo per allenare la nostra capacità di darci un metodo di lavoro e di accettare quello che non possiamo controllare, trovando il modo di cavare il meglio da ogni situazione che ci troviamo ad affrontare. La routine non vuol dire per forza iperattività e può comprendere legittimamente anche il momento di noia: il vagare libero della nostra mente ci può regalare importanti momenti di creatività presente e futura, un altro modo per far virare al positivo la nostra attitudine.

Come fare concretamente? Buttiamo giù un programma giornaliero dettagliato che comprenda anche momenti di pausa totale dalle attività.

 

Anche questo brutto periodo finirà. Conserviamo tutti gli atteggiamenti prudenti che ci vengono consigliati e cerchiamo, per quanto ci è possibile, di preparare già da ora un periodo di rinascita, personale e di tutta la comunità del rugby.