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Foto Six Nations
Foto Six Nations

Abbiamo parlato del meglio e del peggio del rugby mondiale, ora apriamo la parentesi per il rugby italiano.

Ci sarebbe tanto da dire, ma cerchiamo di condensare il tutto in poche righe, senza dilungarci. In “soldoni” l'annata è stata positiva sotto certi aspetti – un Sei Nazioni “piacevole”, nuove promesse, tanti Azzurri in Europa – e sotto altri di meno (un Mondiale non convincente, la pochezza del campionato italiano e le polemiche).

Snoccioliamo un po' di questioni.

 

Il meglio del rugby italiano

  • Le giovani promesse: elencarli, per la prima volta, è davvero complicato sta di fatto che negli ultimi anni di Azzurri all'estero se ne vedono tanti, a testimonianza che il vivaio italiano è in forte crescita; tra Ange Capuozzo, Federico Mori, Paolo Garbisi, Marco Riccioni, Tommaso Allan, Francois Carlo Mey, Ross Vintcent, David Odiase, Giovanni Sante per dirne alcuni, a cui vanno aggiunti gli Azzurri che in Italia continuano ad essere delle pedine di spessore; basti citare capitan Lamaro e Lorenzo Cannone. Tutte speranze per il futuro del rugby italiano;
  • Rovigo campione d'Italia: terzo anno consecutivo che la finale è nelle mani di Petrarca e Rovigo; ancora una volta rodigini campioni, la seconda volta in tre anni;
  • Rugby Valsugana femminile: come per Rovigo, anche per la Serie A femminile il Rugby Valsugana continua a dominare il campionato di categoria; quinto titolo per il club padovano, il secondo consecutivo negli ultimi due anni. Sempre in finale, dal 2015 ad oggi.
  • Andrea Piardi: la prima designazione al Sei Nazioni per un fischietto italiano è cosa davvero importante. Abbiamo atteso Mitrea in passato, anche lui meritevole, finalmente la designazione è giunta. Per Piardi si prospetta un big match all'Aviva Stadium tra Irlanda e Galles il prossimo 24 febbraio.
  • La nazionale femminile: perchè il rugby, in Italia, “è donna”. Il settimo posto nel ranking Mondiale e lo storico accesso ai quarti di finale del Mondiale (unica nazionale azzurra ad esserci riuscita ndr) dice tanto della qualità delle ragazze. Sarà un approccio mentale migliore rispetto a quello degli uomini, sta di fatto che il rugby femminile ha avuto uno sviluppo pressoché parallelo in molte nazioni, un filone in cui anche le nostre Azzurre si sono ritrovate definendo un gap sottile con le union britanniche.
  • Le nazionali giovanili: sono loro la nostra speranza e, a giudicare dai risultati dell'under 18 e under 20, le cose procedono bene. Ahimé perdersi lungo la strada e facile.
     

Il peggio del rugby italiano

  • Un Mondiale poco convincente: c'è tanto da imparare dai giovani, quel discorso di David Odiase lascia riflettere su come le nuove leve sanno di avere le qualità per puntare al livello internazionale, eppure le due batoste con All Blacks e Francia lasciano tanta amarezza. Certo, erano le big del girone e non potevamo sperare di batterle, ma due risultati così travolgenti hanno scosso gli animi di tutti.
  • Le crepe di una gestione iniziano ad emergere: polemiche che piano piano vengono a galla e che lo stesso Daniele Pacini, direttore tecnico FIR, ha recentemente messo in mostra evidenziando i problemi incontrati dal movimento italiano negli ultimi venti anni, con commissari tecnici solo “tecnici” (talvolta nemmeno quello, considerando le gestioni di Conor O'Shea e Franco Smith) e pochi capaci di creare un collegamento tra nazionale e movimento rugbystico.
  • La conferenza stampa di Gonzalo Quesada: dai dettagli trapelano tante cose e, in sincerità, la presentazione di Quesada lascia perplessi, in primis la forte carenza comunicativa dal punto di vista giornalistico. Per darvi un'idea: questa è la conferenza di Quesada e questa quella di Scott Robertson. Troviamo le differenze…
  • Un campionato italiano poco mediatico: bastassero le dirette su DAZN a dare il giusto appeal alla Serie A Elite, purtroppo il nostro campionato attira pochi spettatori e continua a sembrare un torneo provinciale. Le franchigie in Europa sono partite bene quest'anno, ma non ci si può limitare a due squadre. Le risorse sono ancora poco adeguate e questo si riflette su un campionato troppo distante da Top14 e Premiership.