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I rapporti tra i club che compongono il massimo campionato di rugby, la Serie A Elite, e la Federazione Italiana Rugby, unico organizzatore e finanziatore del Torneo, sono ai minimi storici. Da una parte le 9 società contrarie alla nuova formula e alle nuove regole introdotte quest’anno, con il passaggio da 10 squadre, alle 9 attuali come campionato traghettatore verso le 8 della prossima stagione, un calendario colmo di pause, soste che da questa stagione non saranno nemmeno interrotte dalla allora già discussa Coppa Italia ma dalla “Elite Cup”, una sorta di campionato di squadre cadette che doveva partire a dicembre ma che è slittato a febbraio con solo 5 dei 9 club iscritti. Gli ultimi incontri tra i Club e Fir non ha prodotto soluzioni condivise ma anzi, ne è nato un vero e proprio scontro tra Petrarca e Rovigo, due storici club del rugby italiano, e il Presidente Innocenti. Scontro di cui sono a conoscenza anche il Ministero dello Sport e il CONI (leggi: Petrarca e Rovigo unite contro Innocenti: inviato l’esposto in Procura).

I club di Serie A Elite riuniti a Bologna giovedì pomeriggio, hanno eletto Roberto Manghi, ex allenatore e Direttore Sportivo del Valorugby, portavoce dei rapporti con Fir, mettendo da parte in un certo senso Marco Aloi, eletto Direttore del Torneo da poco più di un anno. Che si tratti di un primo passo verso la ricostituzione della Lega dei club? La vecchia L.I.R.E. (Lega italiana rugby d’Eccellenza) allora presieduta da Sandro Manzoni e scomparsa nell’ottobre 2009 dopo l’abbandono di 3 dei 10 club: Benetton, Calvisano e Capitolina. Da allora le società della massima serie non hanno più avuto una rappresentanza comune.

Che si tratti anche di una strategia per compattare un fronte elettore in vista delle elezioni presidenziali nel 2024?

Affronta l’argomento Ivan Malfatto dal Gazzettino di Rovigo:

“Il coordinamento nato giovedì 28 dicembre a Bologna non è ancora la lega dei club di rugby, e chissà mai se lo sarà in futuro. Ma è la cosa che più le assomiglia da 15 anni a questa parte”.

“A Bologna giovedì, secondo le indiscrezioni trapelate dalla riunione, le società di Serie A Elite hanno deciso di costituire un gruppo di lavoro per elaborare entro febbraio le proposte di riforma del campionato da sottoporre alla federazione. Avrebbero designato loro portavoce Roberto Manghi, ex allenatore e Direttore Sportivo del Valorugby del patron Enrico Grassi. Alla riunione era presenti tutti i club, le Fiamme Oro da remoto, con Presidenti, DS e dirigenti. L’obiettivo del gruppo di lavoro è produrre il documento di proposta per un campionato credibile, sostenibile e vendibile (trovare introiti e sponsor), non come quello attuale che non piace a nessuno. Un torneo pieno zeppo di soste, condizionato dai permit player federali, lontano da un rapporto di reciproca soddisfazione con le franchigie di URC Benetton e Zebre, incapace di produrre risorse (dov’è il title sponsor che doveva portare il direttore Marco Aloi?), con la Coppa Italia sacrificata all’aborto chiamato Elite Cup: 5 squadre, inizio slittato a febbraio. Sul piatto anche il numero di squadre partecipanti. L’orientamento sarebbe di riportalo a dieci. Se si riuscirà, cambiando regole in corsa, bloccando le retrocessioni e accogliendo la promossa della Serie A. Ipotesi quest’ultima, improbabile”.

…Le società sono passate dal Super10 con i migliori giocatori italiani ed esteri, che ha distribuito 682.000 euro di utili le ultime tre stagioni e una finale a Monza con 11.000 spettatori, all’attuale, Serie A Elite…


 

Tutti i massimi campionati esteri hanno una Lega, la LNR in Francia per il Top14, Premiership Rugby in Inghilterra per la Premiership inglese, leghe che organizzano i campionati, trovano sponsor, vendono il prodotto a TV e si curano anche dei propri tesserati appoggiando le associazioni giocatori professionisti. Una cosa che in Italia non esiste più dal 2009 dopo il dietro front di alcuni club tra cui Benetton e Calvisano, e il quasi immediato ingresso delle franchigie in Celtic League. Da quel momento è stata Fir a organizzare, promuovere e finanziare parzialmente (circa 160.000 € a stagione per club) il massimo campionato italiano.