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Il ruolo del Commissario Tecnico della Nazionale italiana di rugby è uno degli incarichi più delicati in assoluto.
Basta pensare alla quantità di polemiche che si scatenano, praticamente ogni anno, tutte le volte che la squadra non consegue uno degli obiettivi dichiarati.

Generalmente i colpevoli indicati sono due, tre se la discussione si allarga oltre i limiti delle normali argomentazioni: il Commissario Tecnico e la Federazione (scegliete voi i gradi di colpevolezza, vuoi per le scelte gestionali, vuoi per quelle programmatiche). Se il dibattito è allargato, raramente, sono coinvolte la squadra o la leadership del Capitano.

Dal momento che non è possibile cambiare i vertici o i giocatori in un colpo solo, chi salta in caso di fallimento è il C.T. con i suoi collaboratori.
Analizzando il periodo che va dal 1985 ai giorni nostri proviamo a tracciare un profilo che mette in evidenza i periodi migliori e i periodi peggiori della nostra storia recente. I risultati della nazionale sono i seguenti: 9 partecipazioni alla Coppa del Mondo e mai nessun passaggio alla fase ad eliminazione, 20 partecipazioni al Sei Nazioni (dal 2000 ad oggi) 2 quarti posti (2007 e 2013), 2 Trofei Garibaldi (2011 e 2013), 14 Cucchiai di legno e 9 Whitewash.

In mezzo a questo è arrivata la vittoria della Coppa FIRA nel 1995.
Per quello che riguarda il posizionamento all’interno del ranking, poi, l’Italia vanta un ottavo piazzamento nel 2007, come risultato migliore, nonché un 15° posto nel 2015 e nel 2017, come peggiore.
Oggi è dodicesima.
Alla luce di tutto questo possiamo dire che il periodo migliore, guardando i risultati, è stato quello che ha visto alla guida il francese Pierre Berbizier.
Tra il 2005 e il 2007, infatti, l’Italia ha avuto i primi risultati rilevanti all’interno del Sei Nazioni e ha mancato di niente il passaggio alla fase finale della Coppa del Mondo di Rugby del 2007.
Quell’anno ci siamo trovati all’interno del gruppo della Nuova Zelanda, della Scozia, del Portogallo e della Romania.
Con le vittorie contro le ultime due, squadre ampiamente alla nostra portata, confermammo il nostro ruolo, la sfida contro la Nuova Zelanda terminò per 76 a 14, e solamente due punti ci hanno separato dalla storica qualificazione ai quarti di finale. La sfida con la Scozia, infatti, terminò 18 a 16 in favore degli scozzesi, ma fu comunque un periodo d’oro per la nostra Nazionale.
Dal 1985 in poi, i C.T. che hanno guidato l’Italrugby sono stati 11 (con una media di 3.09 anni di gestione).
Possiamo dire che quasi tutti hanno avuto a disposizione un intero ciclo mondiale (di quattro anni, appunto) per dire la loro.

Elencherò i nomi dei tecnici, dal periodo della prima Coppa del Mondo in poi, e le percentuali di vittorie: Marco Bollesan 1985 - 1988 (36.8%, 7 vittorie, 1 pareggio e 11 sconfitte), Loreto Cucchiarelli 1988 - 1989 (14.3%, 1 vittoria e 6 sconfitte), Bertrand Fourcade 1989 - 1993 (56.6%, 17 vittorie e 12 sconfitte), Georges Coste 1993 - 1999 (39.6%, 19 vittorie, 1 pareggio e 28 sconfitte), Massimo Mascioletti 1999 - 2000 (40%, neanche un anno di permanenza, 2 vittorie e 3 sconfitte), Brad Johnstone 2000-2002 (18.5%, 5 vittorie e 22 sconfitte), John Kirwan 2002 - 2005 (31.2%, 10 vittorie e 22 sconfitte), Pierre Berbizier 2005 - 2007 (40%, 12 vittorie, 1 pareggio e 17 sconfitte), Nick Mallett 2007 - 2011 (21.4% 9 vittorie e 33 sconfitte), Jacques Brunel 2011 - 2016 (22%, 11 vittorie e 39 sconfitte) e Conor O’Shea 2016 - 2019 (22.50%, 9 vittorie e 31 sconfitte).

Con quest’ultimo, allo Stadio Artemio Franchi di Firenze, il 19 novembre del 2016, l’Italia ha sconfitto il Sudafrica per 20 a 18 e ha portato a casa la prima storica vittoria contro una squadra dell’Emisfero Sud.
In molti si sono chiesti se il suo sia stato un periodo migliore di quello vissuto con Brunel, io credo di no.

Forse è andata meglio la Coppa del Mondo 2019 rispetto a quella del 2015, nonostante le due eliminazioni, ma O’ Shea, al contrario di Brunel, non ha mai vinto una partita nel Sei Nazioni.
Brunel non ha mai vinto contro il Sudafrica, ma ha vinto contro le Fiji, la Francia, l’Irlanda e la Scozia.

Con anche la vittoria del Trofeo Garibaldi nel 2013, vinto dal francese esattamente come il predecessore Nick Mallet nel 2011.
L’incarico più longevo è stato quello di Georges Coste (dal 1993 al 1999) e, con lui in carica, l’Italia ha portato a casa al Coppa FIRA e la vittoria contro l’Argentina nella Coppa del Mondo 1995.

In quell’occasione perdemmo contro le Samoa Occidentali, per 42 a 18, e contro L’Inghilterra, per 27 - 20.
Con un po’ più di attenzione poteva essere un’esperienza storica, molto più che positiva, ma resta comunque uno dei gironi più belli dell’Italia in Coppa del Mondo e, all’epoca, non esisteva ancora il Sei Nazioni.

Con una media di 39.6% di vittorie, ad oggi, Coste è uno degli allenatori più vincenti. Davanti a lui, ben oltre la soglia del 50%, troviamo Bertrand Fourcade (1989-1993), 58.6%, Berbizier e Massimo Mascioletti, 40%.
Tra i diversi periodi negativi, poi, possiamo indicare quello di Brad Johnstone 18.5% e Loreto Cucchiarelli 14.3%.

Vedremo da che parte della storia si schiererà Franco Smith, alla guida della nostra Nazionale per il Sei Nazioni del prossimo anno.

 

 

di Simone Ciancotti Petrucci