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Per l’individuo in età evolutiva praticare sport rappresenta una grande opportunità di formazione, sia fisica sia psicologica, questo va gestito, sviluppato e organizzato perché un’attività sbagliata o non corretta potrebbe provocare problemi per la crescita del fisico.

Lo sport e il gioco del rugby in particolare fanno bene per mille motivi: educativo, motorio e sociale. Ma quanto pesano gli infortuni nelle squadre giovanili e dilettantistiche? Quanto importa, o più  semplicemente, quanto è chiaro il tema dell’infortunio del singolo per un club che fa attività di base e formazione giovanile?

Se per i professionisti esiste (o dovrebbe esistere) una raccolta dati capillare da inizio a fine stagione e per tutte le altre stagioni sportive, sembra che per i club dilettantistici, ovvero l’ 80% (forse anche di più) del totale in Italia, questi dati non esistano e nessuno sembra avere interesse a prenderli in considerazione.

Come tutti sappiamo il rugby é uno sport traumatico, già in età giovanile, ovvero dai 10 anni in poi esistono e avvengono innumerevoli infortuni di diverso tipo, infortuni che vanno a interessare ogni distretto muscolare e articolare del corpo, dati che vanno incrementando questa statistica crescendo di categoria sino ad arrivare ai seniores di serie C, B, A, Top12 e Pro14.

Bene, io credo che in tutti gli staff dove siano presenti Medici, Fisioterapisti e Preparatori atletici si debba avere costantemente sotto controllo e monitorare questo tipo di casistica, il perché? Perché bisogna fare prevenzione per cercare di minimizzare il numero e la gravità degli infortuni, insegnare una cultura dell’allenamento ed evitare i pressapochismi che accompagnano purtroppo il nostro rugby di base.

Senza controllo e senza una minima raccolta dati su cui lavorare non si può migliorare, non si possono evitare errori sul recupero atletico e fisico e non si possono limare le continue incomprensioni sul decorso e il rispettivo rientro di un giovane atleta sui campi da gioco. Inoltre questo tipo di controllo può evitare al Club onerose e, a volte inutili spese mediche.

Spesso sento allenatori che si lamentano su quanto tempo ci voglia per recuperare da un infortunio, vogliono sapere quando sarà in campo l’atleta per gli allenamenti e soprattutto quando questo sarà pronto a giocare le partite. Per molti non é ancora chiara la differenza tra capacità di riprendere l’allenamento e poter sostenere 80 minuti di gara. Troppe volte si sono visti infortuni recidivi a causa di rientri precoci per mancata gestione di queste problematiche. Sembra che pochi club siano organizzati su come procedere in merito alla gestione di un infortunio nonostante questo influisca sul percorso di formazione dell’atleta e di conseguenza nella sua vita di tutti i giorni.

Mancano dati, mancano resoconti mensili e annuali e database dei piccoli atleti per programmare il futuro. Mancano gestione organizzativa e monitoraggio,  manca la voglia di rendere questo sport  più professionale, manca più semplicemente una attenzione maggiore sul rugby di base riguardo a questo argomento che potrebbe portare ad un grande miglioramento all’interno dei club, e perché no, della base per le Accademie e le squadre professionistiche.

Siete a conoscenza di quanti infortuni avete e quanti atleti sono costretti allo stop dalla loro attività agonistica durante l’anno? Un modo per migliorare questo aspetto c’è e ne parleremo nel prossimo articolo di questa rubrica.

 

 

Di Matteo Arbelti - Dottore in Scienze delle attività Motorie. Personal Trainer ed ex preparatore atletico di Zebre Rugby e GranDucato Parma Rugby.

Foto Alfio Guarise