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Perchè sono tornato a divertirmi giocando a rugby....

Per gli utenti di Rugbymeet inizia una serie di chiacchierate con Roberto Santamaria che scrive per noi da Doncaster e ci parla delle sue impressioni, delle sue sensazioni sulla sua scelta di vita e di rugby che lo ha portato al di là della Manica.

2 Arbitro: Anche gli arbitri sono molto diversi da quelli che ci sono in Italia. Anche qui sbagliano ed anche in modo grossolano ma credo che sbagliare sia normale in Italia ed in Inghilterra,  se io posso sbagliare dei placcaggi o dei lanci/scelte di gioco credo sia normalissimo che anche gli arbitri possano sbagliare o non vedere una situazione o, comunque, interpretarla diversamente da come facciano i giocatori in campo. Quindi non voglio assolutamente criticare gli arbitri, l'unica differenza che riscontro è un approccio alla partita a livello psicologico e nelle situazioni di gioco molto diverso tra l'Italia e qui.

Trascuro il fatto che mi sembra quantomeno banale fare ancora il riconoscimento nel nostro campionato (parlo per l'Eccellenza) dal momento che è solo un motivo di disturbo e noia per i giocatori e non credo che i giocatori abbiano bisogno della carta d'identità per essere riconosciuti, a meno che non ci sia un altro motivo del quale sia all'oscuro. In tal caso ritiro ciò che ho detto.

Psicologicamente gli arbitri sono molto più sereni qui oltremanica e, anche se non ho la certezza che lo siano davvero, appaiono sempre in controllo della partita, sembra si divertano anche loro senza però dover essere protagonisti. Non ci crederete se vi dico che non mi ricordo neanche il colore della maglia che indossava l'arbitro del primo match tanto faceva parte del contesto di gioco. In campo non mi sono mai accorto ci fosse.

Nel gioco la differenza fondamentale è la tutela della squadra che vuole giocare maggiormente, tanto che,  se qualcuno cerca di rallentare il gioco in modo volontario gli arbitri non hanno pietà, a volte rischiando di essere troppo severi forse, ma il ritmo della partita ne ha senz'altro un grosso beneficio. Spesso trascurano passaggi al limite, perdonano lanci in touche non molto accurati se l'altra squadra non contende in modo evidente la conquista e permettono interventi al limite se favoriscono la velocità dell'azione. Non sono interessati alle zone del campo, a chi stia vincendo la partita o al risultato. Loro vogliono che vinca il rugby e lo spettacolo che il nostro sport sa offrire.

Adesso non sta a me dire quale approccio sia più giusto o meno, l'unica cosa che posso sottolineare è un'impressione soggettiva: io mi sono divertito veramente tanto a giocare e il pubblico entusiasta e attento per tutta la partita. Credo, infine, che la squadra più forte e che ha voluto giocare maggiormente abbia vinto. Il merito dello spettacolo oltre che dell'arbitro è anche di entrambe le squadre che hanno scelto di giocare a viso aperto evitando ping pong infiniti o up and under che non aspettano altro l'errore dell'avversario.

Non voglio dire che sia sbagliato giocare in un modo o nell'altro, il rugby è bello proprio perché ognuno lo interpreta come lo ritiene più legittimo. Diciamo che qui si vuole dimostrare di essere più forti attraverso il gioco e non attraverso il risultato che, inevitabilmente poi, è comunque la conseguenza naturale del gioco espresso se lo stesso viene tutelato.

E io appoggio fermamente questa filosofia nel rugby, così come nella vita  "WHO DARES WINS" ovvero "Chi osa vince"

 

Se te la sei persa, leggi la prima parte

 

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