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Quando (pare passato un secolo ma non è così) i Pumas giocavano tutti in Europa (Francia e Inghilterra e tutti da titolari, con minutaggi che avrebbero schiantato un toro), incontrare l’Argentina sotto l’equatore a giugno era (si fa per dire, ma mica tanto) una mezza passeggiata di salute. Per due fondamentali motivi:

1 - quelli veramente forti che scendevano in campo, ci arrivavano con una quantità industriale di tossine e di acciacchi più o meno recuperati che ne riducevano di un buon 50 per cento l’impatto effettivo sulla partita. In una parola: erano logori.

2 - quelli che dopo le battaglie e le randellate assassine del Top14 o della Premier ancora si reggevano in piedi discretamente bene, di tutto avevano voglia e intenzione, meno che di rischiare la pelle in un test match che alla loro carriera e al loro conto in banca, poco o nulla avrebbe aggiunto.

Stante quanto sopra esposto, noi siamo tornati un paio di volte vittoriosi dall’Argentina (storica la vittoria del primo Berbizier) anche grazie al fatto che, davanti, avevamo poca roba. Sarà spiacevole dirlo (e scriverlo), ma è così.

E per chi ancora nutrisse dubbi in proposito, suggeriamo di andarsi a spulciare gli annali dei testi Italia - Argentina di novembre (post Piacenza) giocati a casa nostra. Ne ricordo uno, con un misto di tristezza raccapriccio (mi pare quello di Torino) in cui, alla prima mischia ordinata, la prima linea Pumas, all'ingaggio (allora si poteva entrare più ruvidamente di adesso) disintegrò il povero Lo Cicero.

Ma questo è il passato! Sabato potrebbe essere cambiato tutto. Per noi e per loro. Cominciamo da loro:

1 - gli argentini buoni ultimamente non se ne vanno per il mondo a guadagnarsi la pagnotta ma, finalmente, se la possono guadagnare a casa loro. Con ciò innalzando continuità e spessore delle prestazioni colelttive che la loro Nazionale fornisce.

2 - l’Argentina disputa il Four Nations – The Championship e in un torneo di così alto lignaggio recita, è vero, un ruolo di dignitoso comprimario. Ma il trend (come dicono quelli che hanno studiato) è in salita. E neanche tanto lenta.

3 - l’Argentina under 20 delle ultime (facciamo tre) edizioni del Mondiale di categoria ha messo in vetrina individualità e talenti che noi neanche ce le sogniamo. E, attenzione, non sto gettando la croce addosso ai nostri tecnici formatori. Ma al fatto che, con tutta evidenza, in Italia i 18enni che si avvicinano al rugby non sono i 18enni più veloci, più forti, più abili e più resistenti (VARF... ricorda qualcosa? Velocita Abilità (intesa come destrezza)  Resistenza, Forza  ndr). Ma è un fatto la nostra under 20, rispetto ai Pumitas, competitiva non è.

Ma veniamo alla sfida di Santa Fè di sabato. Le due squadre scendranno in campo quando da noi saranno le nove meno un quarto e alla guida degli Azzurri ci sarà, per la prima volta, Conor O’Shea, l’irlandese che ha portato gli Harlequins al titolo inglese e che tanto credito a acquisito in ogni parte del pianeta ovale per le sue indiscusse competenze. Da questo punto di vista: niente di nuovo sotto il sole. Non è il primo grande tecnico che siede sula panchina della nostra Nazionale maggiore. Altri ne abbiamo avuti.

Quella di sabato sarà la partita di apertura del Tour 2016, che proseguirà con due test facili con Usa e Canada. Al facili non ho messo le virgolette perché, se non fosse facile per noi battere Usa e Canada significherebbe che stiamo messi male, ma male veramente, molto più male di quanti non fosse lecito pensare dopo  l’ultimo Sei Nazioni.

L’irlandese ha detto: “È stato molto bello lavorare con i giocatori, e le capacità all'interno di questa squadra sono enormi.  

Adesso bisogna lavorare duro per concretizzarle nelle prossime settimane, mesi ed anni, ma anche stimolare i giocatori a metterle in pratica in ogni minuto di ogni partita, dall'inizio alla fine.

Siamo tutti consapevoli delle sfide che ci aspettano in questo tour, ma le affrontiamo con grande entusiasmo e sono ansioso di vedere i ragazzi giocare questo week-end contro l'Argentina e mettere in mostra il talento che possediamo”.

Perfetta la comunicazione, scontati ma dovuti i contenuti. Da una prima analisi del testo risaltano gli aggettivi: enormi, duro, grande. Il sostantivo caratterizzante è: talento.

Per battere (leggasi: provare a) l’Argentina partiamo con il redivivo McLean estremo. Odiete ala e Castello centro, la coppia Canna – Gori in mediana e una terza con un solo italiano titolare (Favaro, che gioca in Scozia). Il blocco dei primi cinque, sulla carta, qualche preoccupazione la riserva. E in panchina la prima linea di riserva, anche. Fra i seduti si rivede Venditti, uno che, a suo tempo, Nick Mallett avrebbe visto bene tallonatore.

Per gli amanti dei numeri: il test Italia – Argentina all’Estadio Colon sarà il n. 21. Loro hanno vinto 14 volte, noi 5, una volta fu pari e patta.

Forza Azzurri!!

 

Giorgio Sbrocco per Rugbymeet

 

Le Formazioni:

Argentina: 15 Joaquin Tuculet, 14 Santiago Cordero, 13 Matías Moroni, 12 Juan Martin Hernandez, 11 Manuel Montero, 10 Nicolas Sanchez, 9 Martin Landajo, 8 Facundo Isa, 7 Thomas Lezana, 6 Pablo Matera, 5 Matias Alemanno, 4 Guido Petti, 3 Nahuel Chaparro Tetaz, 2 Agustín Creevy (c), 1 Santiago García Botta
Panchina: 16 Julian Montoya, 17 Felipe Arregui, 18 Enrique Pieretto, 19 Javier Ortega Desio, 20 Juan Manuel Leguizamón, 21 Tomás Cubelli, 22 Jeronimo de la Fuente, 23 Ramiro Moyano

Italia: 15 Luke McLean, 14 Leonardo Sarto, 13 Michele Campagnaro, 12 Tommaso Castello, 11 David Odiete, 10 Carlo Canna, 9 Edoardo Gori, 8 Andries van Schalkwyk, 7 Simone Favaro, 6 Abraham Steyn, 5 Marco Fuser, 4 Quintin Geldenhuys, 3 Lorenzo Cittadini, 2 Ornel Gega, 1 Andrea Lovotti
Panchina: 16 Oliviero Fabiani, 17 Sami Panico, 18 Pietro Ceccarelli, 19 Valerio Bernabo’, 20 Robert Barbieri, 21 Guglielmo Palazzani, 22 Tommaso Allan, 23 Giovanbattista Venditti

Sabato 11 Giugno ore 20.45, Estadio Municipal, Comodoro Rivadavia, Santa Fé
Arbitro: Stuart Berry (Sud Africa)
Assistenti: Luke Pearce (Inghilterra), Joaquín Montes (Uruguay)

 

Foto Elena Barbini

Il programma di tutti i test match di giugno