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Ancora una volta è un’Italia condizionata dalle assenze quella che si appresta ad affrontare il Sei Nazioni. Ma qui bisogna distinguere tra i diversi casi: Allan, Esposito Furno, Favaro, Ghiraldini, Manici, Morisi e Venditti sono tutti assenti importanti, e soprattutto giocatori sui quali l’Italia continuerà a contare nelle prossime stagioni. Molto diverso è il discorso per Geldenhuys, Masi e Rizzo, i primi due classe 1981, il terzo nato nell’82, atleti quindi che alla prossima Coppa del Mondo avranno tutti più di 36 anni.

Dunque i tre “senatori” vanno considerati assenti importanti, ma per i quali non ci si può strappare le vesti: sono giocatori di qualità la cui presenza deve essere considerata un “bonus”, se ci sono bene, ma è su altri nomi che l’Italia deve costruire il suo futuro.

Le convocazioni per questo Sei Nazioni dicono che l’Italia deve affidarsi a due esordienti in prima linea (Lovotti e Zanusso),  è “corta” anche per quanto riguarda i tallonatori (dopo Ghiraldini e Manici le garanzie sono poche) e manca di peso e centimetri in seconda linea. A soffrire sarà dunque in primo luogo la conquista. La scelta del “semestre sabbatico” di Favaro ci priva di un cacciatore in terza linea e per la maglia numero nove dopo Gori c’è solo Palazzani, che spesso gioca in altro ruolo. Siamo anche alla perenne ricerca di un velocista da mettere a estremo (Odiete?). Il resto è la fotografia del movimento attuale: buone mani a numero 10 (Canna, Padovani), discreta prestanza fra i centri (Garcia, Castello, Campagnaro, Bisegni), un’efficace terza linea con Parisse e Zanni. Van Schalkwyk può essere un jolly da giocare come numero 6 o in seconda linea.

Basterà per reggere l’urto del torneo?

Francia e Inghilterra sono avversarie in un certo senso gemelle: potenziale enorme e voglia di riscatto. Se l’Italia sopravviverà alla trasferta di Parigi, il match di Roma, con l’Inghilterra potrebbe essere una sfida interessante sotto molti punti di vista. Una Caporetto all’esordio, viceversa, potrebbe avere pesanti ripercussioni anche sul primo match in caso e su quello dopo, contro la Scozia.  Brunel non ha niente da perdere, andrà via a primavera. L’Italia deve dimostrare di essere qualcosa in più degli allenatori che dal 2000 si susseguono con pochi successi sulla sua panchina. 

 

Gianluca Barca per Rugbymeet

 

Foto Elena Barbini

La formazione dell'Italia

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