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Prima dell’inizio del torneo scrissi un articolo in cui parlai di un “Sei Nazioni equilibrato” con sei nazionali ormai vicine ad un livello di gioco simile e capaci di giocarsi la vittoria del titolo. Previsione sbagliata? In parte. Avrei dovuto dire sei nazionali meno una. Inutile aggiungere altro. Questo Torneo ha visto sfide di altissimo livello, squadre determinate a portare a casa un risultato positivo, con l’intento di puntare alla vittoria del titolo. E le partite viste fino ad ora ci hanno mostrato che il livello di gioco è stato altissimo: l’Inghilterra ha vinto 4 partite; Francia, Irlanda e Scozia 3; il Galles 2 sfatando così il mito del ranking quale metro per stabilire la vincente e la perdente, perché alla fine è stato il campo a parlare. Sorprendendoci in più occasioni: la Scozia che batte Irlanda e Galles; l’Irlanda che batte l’Inghilterra; la Francia che batte il Galles… il Galles che batte l’Irlanda. Il rugby è matematica, ma quando il livello delle squadre si avvicina e il margine d'errore si riduce fare dei pronostici diventa difficile.

Poi c’è l’Italia di O’Shea, relegata in quel limbo tra prima e seconda fascia, incapace di trovare una giusta collocazione: superficiale con il Galles, assente con l’Irlanda, intelligente con l’Inghilterra, debole con la Francia… imbarazzante con la Scozia. Perché imbarazzanti? Perché avere la palla a largo in due occasioni, essere in superiorità numerica in due occasioni, e non segnare, è imbarazzante! È la dimostrazione che le parole di Gavazzi negli ultimi anni sono soltanto fumo negli occhi e che la strada per crescere, come sempre, è ancora lunga. Per cui abituiamoci a vedere errori e perdite di lucidità continue che farebbero accapponare la pelle anche i giovani rugbysti dei college britannici.

Sinceramente trovo patetico fare una graduatoria, con voti e commenti, di ogni singola nazionale. Perché ad eccezione dell’Italia le altre squadre hanno fatto quello che dovevano fare, scendere in campo e dare il massimo ad ogni match. Ecco perché pocanzi ho presentato una sequela di aggettivi con cui ho definito l’Italia in ogni incontro. Personalmente ritengo che sia giusto fare questo anche per le altre nazionali:

Inghilterra presuntuosa: forte fisicamente e tecnicamente ma poco intelligente (si veda la sfida con l’Italia) e presuntuosa; la valanga di mete rifilata alla Scozia è frutto soltanto della permalosità dei giocatori… e di Eddie Jones. Ringrazio Joe Schmidt e la sua squadra per averli portati con i piedi per terra.

Scozia orgogliosama non solo: il miglioramento delle qualità individuali, dello stile di gioco frutto del lavoro delle franchigie che negli ultimi anni hanno coltivato ottimi talenti. E, appunto, l’orgoglio e la voglia di non sottostare al gioco di squadre più quotate ed essere relegata a giocarsi il cucchiaio di legno con l’Italia. È da quattro anni che gli scozzesi stanno cambiano il proprio trend di crescita, e con questo torneo hanno raggiunto un risultato straordinario.

Galles conturbato: ha vinto una sfida epica con l’Irlanda, ha dimostrato di essere il più forte con l’Italia, poi ha ceduto in tre partite (l’ultima probabilmente la più amara e beffarda). Sembra che la squadra di Howley (pardon… Gatland) debba riorganizzarsi mentalmente.

Francia indomita: non penso ci sia altro aggettivo più opportuno per questa squadra capace di rimanere lucida per 20 minuti di extra time fino alla meta vincente di Chouly. Di lucidità Novès ne aveva parlato in conferenza stampa post Italia-Francia, e i suoi ragazzi hanno saputo rispondere perfettamente alle sue richieste. Non è ancora tornata ad essere la Francia forte di un tempo, ma il carattere e la voglia di vincere mostrati in questo torneo sono già un ottimo passo avanti.

Irlanda guastafeste! No scherzo… intelligente: l’unica squadra a mostrare qualcosa che va oltre la fisicità: i giochi di veli, qualche tentativo di Fox... non andato a buon fine. Rispetto alla nazionale di Eddie Jones è una squadra compatta, cementata dal lavoro delle franchigie (l’organico proviene da Leinster, Munster e Ulster) cosa che la rende dotata di un’intelligenza organica che le altre squadre del Sei Nazioni non hanno. Nonostante i passi falsi con Scozia e Galles da agli inglesi una bella lezione di rugby, ammazzando record, Triple Crown e Grande Slam.

E poi ci sono i numeri, quelli che ho postato ogni settimana e che danno un quadro più chiaro di quello che è successo in campo nel corso di questo torneo:

Partiamo da chi ha percorso poco terreno come l’Italia, con 1421 metri, a chi il campo di gioco lo ha battezzato a più riprese, come Irlanda, Francia e Inghilterra, con oltre 2000 metri percorsi. Poi c’è chi ha capito alla perfezione il concetto di economia della partita, ottenendo il massimo risultato con il minimo sforzo. Sto parlando della Scozia di Cotter: 1488 metri percorsi, 729 placcaggi fatti, 68 difensori battuti, 611 palloni portati, 3 vittorie. Di contro gli irlandesi, anche loro con tre vittorie nel bagaglio del Sei Nazioni, di metri ne hanno fatti 2294 a cui vanno aggiunti 674 placcaggi fatti, 844 palloni portati e 125 difensori battuti, facendo registrare statistiche superiori a quelle dell’Inghilterra vincitrice del torneo (2252 metri percorsi, 621 palloni portati, 86 difensori battuti, 730 placcaggi fatti). Certo, i numeri della nazionale di Schmidt sono ingigantiti dalla prestazione con l’Italia, ma alla fine restano tre vittorie come la Scozia che oltre a insegnare il rugby a qualcuno, ha dato anche lezione di “spending review”. E come diceva il Dominic Toretto di “Fast and Furious”: “Non importa se vinci di un centimetro o di un chilometro… l’importante è vincere”.

Prendendo a modello sempre la Scozia, il Galles ha corso tanto ma concluso poco: 1866 metri percorsi, 838 placcaggi fatti, 88 difensori battuti, 752 passaggi e 628 palloni portati2 vittorie. Beh una con l’Irlanda che conta tanto. A registrare i migliori record quest anno è la Francia di Novès che raggiunge la soglia dei 3 km percorsi (2753 metri) e 136 difensori battuti, 821 passaggi fatti, 735 placcaggi e 664 palloni portati.

E gli Azzurri come stanno messi in termini di statistiche? Diciamo che i numeri rispecchiano ciò che abbiamo visto in campo: come ho già anticipato l’Italia ha percorso 1421 metri, ha totalizzato 727 placcaggi (ne ha sbagliati 154, dato peggiore del torneo), ha completato 542 passaggi e portato 526 palloni. 59 difensori battuti. Ci salviamo con qualche numero individuale: Venditti è stato tra i migliori in fase offensiva avendo battuto 13 difensori (meglio di North e Kearney, che ne hanno battuti 12); Maxime Mbandà mette a segno 61 placcaggi – meno di altri suoi colleghi come Itoje (73) e Tipuric (84) – mentre Parisse è il miglior ball carrier della nazionale con 52 palloni portati (meglio di lui troviamo Nathan Hughes con 64 palloni, Louis Picamoles 71 e un immenso CJ Stander che arriva a quota 103 palloni portati).

I conti li possiamo fare all’infinito perché alla fine, come ho detto, è il campo a parlare. Questo Sei Nazioni ci ha aperto un nuovo scenario del rugby con nazionali che hanno confermato l’ottimo status visto in occasione dei test match autunnali. Sarebbe bello vedere sfide emozionanti anche negli anni futuri ma, come siamo abituati ormai a vedere, tutto dipenderà dallo status dei giocatori e dalla condizione delle squadre, oltre alla capacità delle accademie di mantenere costante la crescita dei talenti e il ricambio generazionale (come dice Munari).

Ovviamente tenendo da parte l’Italia, il cui movimento è in lavori in corso…

 

Risultati e classifica del Sei Nazioni 2017

Foto Alfio Guarise