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La quarta edizione del Sei Nazioni è stata sicuramente una delle più romantiche che possano essere ricordate.
Correva l’anno 2003, John Kirwan aveva appena ereditato la nazionale da Brad Johnstone - dopo una serie di 14 sconfitte consecutive - e, mentre Diego Dominguez giganteggiava in campo per le ultime volte in maglia azzurra, l’Italia tornava alla vittoria dopo quasi due anni dalla prima nella manifestazione. Riuscendo persino ad evitare, oltre al Whitewash, l’ultimo posto in classifica.

L’occasione, per provare a cambiare la storia e cancellare le delusioni del recente passato, si presentò alla prima giornata.
Allo Stadio Flaminio di Roma, il Galles arrivava con tale Steve Hansen in panchina e, come gli azzurri, partecipava alla manifestazione con l’aspettativa di riscattare i risultati deludenti nell’anno precedente.
Era l’anno dei mondiali, quelli del 2003, i primi (ed unici, fino ad ora) vinti da una squadra dell’Emisfero Nord - l’Inghilterra - ed entrambe le squadre provavano a cercare una quadratura differente per arrivare al meglio alla Coppa del Mondo. L’Italia vinse con il risultato di 30 a 22 (era la quarta volta che la sfida veniva giocata su territorio italiano) e anche la prestazione convinse.
Il Galles, dopo quella partita, non riuscì a vincere nessun altro incontro (l’unico risultato “positivo” fu la sconfitta di misura, 24 a 25, in casa contro l’Irlanda, durante la quarta giornata) e l’Italia provò a centrare il risultato storico della seconda vittoria nella stessa edizione, all’ultima giornata, in trasferta contro la Scozia. Terminò 33 a 25 in favore degli scozzesi.


Dopo quell’ennesima delusione, i gallesi stravolsero il meccanismo dei loro campionati e ci estromisero (eravamo nello stesso girone) dalla fase ad eliminazione diretta della Coppa del Mondo di quell’anno; uscirono, poi, ai quarti contro i futuri campioni dell’Inghilterra, 28 a 17 il risultato finale.
L’Italia avviò, comunque, un percorso positivo che avrebbe portato a buoni risultati anche nel Sei Nazioni successivo.
Il 15 febbraio 2003, a Roma, davanti a quasi 16.000 persone accorse allo Stadio Flaminio (probabilmente il record in negativo), scesero in campo le seguenti formazioni.

ITALIA: 15 Paolo Vaccari, 14 Mauro Bergamasco, 13 Cristian Stoica, 12 Giovanni Raineri, 11 Denis Dallan, 10 Diego Dominguez, 9 Alessandro Troncon (Capitano), 8 Matthew Phillips, 7 Aaron Persico, 6 Andrea De Rossi, 5 Marco Bortolami, 4 Cristian Bezzi, 3 Ramiro Martinez, 2 Carlo Festuccia, 1 Giampiero De Carli. All. John Kirwan. SOSTITUZIONI: 16 Andrea Moretti, 17 Salvatore Perugini, 18 Mark Giacheri, 19 Scott Palmer, 20 Juan Manuel Queirolo, 21 Ramiro Pez, 22 Mirco Bergamasco.

GALLES: 15 Rhys Williams, 14 Mark Jones, 13 Tom Shanklin, 12 Leigh Davies, 11 Gareth Thomas, 10 Iestyn Harris, 9 Dwayne Peel, 8 Colin Charvis (Capitano), 7 Martyn Williams, 6 Owen, 5 Steve Williams, 4 Robert Sidoli, 3 Evans, 2 Mefin Davies, 1 Thomas. All Steve Hansen.

SOSTITUZIONI: 16 G. Williams, 17 Neil Jenkins, 18 Duncan Jones, 19 Gareth Thomas, 20 Gareth Cooper, 21 Ceri Sweeney, 22 Matthew Watkins.

ARBITRO: Joel Jutge (Francia).

Durante il corso degli ottanta minuti, l’Italia mise in seria difficoltà il pacchetto di mischia gallese e sembrò giocare con grande unione e spirito di gruppo la sfida.
Già al terzo minuto gli Azzurri diedero un grande segnale al match: Stoica si lanciò a meta ma i gallesi riuscirono a tenerlo alto.

Dopo pochi secondi, nell’azione successiva dopo la mischia di rito, Giampiero De Carli segnò la meta del vantaggio. Trasformata senza problemi da Diego Dominguez.
Tre minuti dopo, con i padroni di casa sbilanciati e degli spazi liberi sulla fascia destra, Steve Williams si trovò a marcare la meta che avrebbe portato al pareggio. Trasformata, da posizione molto angolata, da Iestyn Harris. 7 a 7 nei primi dieci minuti.
Dominguez fallì il nuovo sorpasso, sbagliando un calcio di punizione, al tredicesimo minuto e il Galles ne approfittò per passare in vantaggio pochissimi minuti dopo: con un contropiede letale, la meta di Tom Shanklin e la nuova trasformazione di Harris. 7-14 nel primo quarto d’ora.
L’Italia, però, ebbe il merito di non slegarsi e anche Carlo Festuccia timbrò il cartellino all'esordio in maglia azzurra, dando a Dominguez la possibilità di pareggiare i conti.
Il Galles passò di nuovo in vantaggio con una punizione di Harris al ventisettesimo, Dominguez pareggiò al trentaduesimo sempre con una punizione e, con un drop goal, mise la freccia per il sorpasso alla fine del primo tempo.
La prima frazione terminò sul punteggio di 20 a 17 per i padroni di casa.
La metà iniziale del secondo tempo fu molto combattuta ma, al sessantunesimo, l’Italia allungò in maniera decisiva.
Il numero nove gallese, Dwayne Peel, dopo una mischia con introduzione a favore della propria squadra, si fece rubare la palla da un fulmineo Troncon che, a venti metri dalla linea di meta avversaria, lanciò Dominguez, che passò al capitano Andrea De Rossi, il quale sganciò il passaggio decisivo per la marcatura di Matthew Phillips.
Dominguez trasformò con un calcio facile: 27 a 17 per i padroni di casa.
Il secondo drop goal, al settantesimo, sempre di Dominguez e la meta del gallese Dwayne Peel (oltre l’ottantesimo e non trasformata) scolpirono il punteggio finale di 30 a 22.
Il Sei Nazioni 2003, dopo un’incidente organizzativo durante la sfida decisiva tra Irlanda ed Inghilterra (Mary McAleese, Presidente Irlandese, fu costretta a camminare sul prato, anziché sul tradizionale tappeto rosso, per un’incomprensione dell’organizzazione con il capitano inglese Martin Johnson), recitò la seguente classifica: Inghilterra 10, Irlanda 8, Francia 6, Scozia 4, Italia 2 e Galles 0. L’Inghilterra fece registrare il Grande Slam, vinse la Triple Crown, la Calcutta Cup ed il Millenium Trophy.

L’Irlanda vinse il Centenary Quaich.

 

 

di Simone Ciancotti Petrucci

 

 

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