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Francesco Dimundo, 32enne pugliese che si è avvicinato al rugby nella squadra delle Tigri di Bari, a 19 anni la partenza per l’Inghilterra dove ha collaborato con Wasps ed è stato Strength & Conditioning coach per i Worcester Warriors oltre che ricercatore presso la Birmingham City University in un progetto che sta investigando sui processi di supporto alla Identificazione e alla Crescita dei Talenti Sportivi. Francesco ci parla dell’importanza della preparazione atletica (strength & conditioning) nel rugby e come viene percepita questa attività nei club di massima divisione del campionato inglese. Ecco la prima parte.

 

Francesco, perché è importante la preparazione atletica o meglio lo “strength and conditioning” nel rugby union?

Prima di parlare di come la preparazione atletica possa influire nel rugby e quindi migliorare gli aspetti antropometrici e fisici dei giocatori di rugby, bisogna capire quali sono le caratteristiche prestative peculiari che il gioco stesso richiede. Per fare ciò è sempre importante partire dalla così detta “need analysis” dello sport e della popolazione di giocatori che si ha a disposizione. Innanzi tutto, a livello internazionale, indipendentemente dalla nazione e dal livello di gioco, la comunità scientifica e tecnica operante nel rugby ha ormai diffusamente concordato le caratteristiche peculiari del  rugby union. Infatti, è stato definito come uno sport di contatto che prevede un alto lavoro intermittente, un ingente numero di collisioni, accelerazioni, lotta, rapidi cambi di direzione, alti picchi di forza e di potenza e ripetuti sprint lineari su distanze che variano dai 5 ai +40 metri. Dal momento che la durata di un tempo di gioco è di circa 40 minuti, le attività appena elencate devono essere portate avanti per una durata di 80 minuti, pari cioè alla totale durata di un match. Inoltre una delle particolarità di questo sport è quella che, come si intuisce, essendo la palla da gioco utilizzata di forma ovale, i suoi rimbalzi non sono mai prevedibili al 100%. Questa caratteristica fa sì che i giocatori, mentre sono in movimento, debbano concentrarsi non solo sulle possibili variazioni di rimbalzo della stessa palla ma anche sulla possibilità/rischio che avversari dal peso superiore ai 90 kg possano placcarli ad una velocità che arriva a sfiorare i 30km/h.  Dunque queste caratteristiche , spesso trascurate dai tecnici addetti all’allenamento degli atleti, ci fanno invece capire alcuni dei fattori importanti che devono soggiacere alla base della preparazione atletica nel rugby. Implicitamente, si deduce che la richiesta che viene imposta ai giocatori è quella di coadiuvare ottime capacità attentive e tecniche con superbe capacità fisiche per tutta la durata di una partita. Nel momento in cui la concentrazione e l’aspetto fisico o tecnico del giocatore vengono meno, la performance sportiva diminuisce facendo così aumentare esponenzialmente il rischio d’infortuni. La ricca letteratura scientifica a riguardo, ancora una volta, c’informa che le aree corporee con il più alto tasso d’infortuni nel rugby sono la spalla, il collo, la testa, la schiena, il polso (e la mano), e il ginocchio, e queste aree possono avere drastiche conseguenze nella carriera di un giocatore professionista. Quindi, per rispondere alla domanda iniziale, la preparazione atletica è importante nel rugby (così come in tutti gli altri sport) perché ha due funzioni principali: (a) ridurre il rischio d’infortuni; (b) migliorare la prestazione sportiva. Per questo motivo è di vitale importanza per un club iniziare il processo di preparazione atletica con i giocatori fin da bambini, rispettando la progressione richiesta dalle diversi fasi della crescita individuale e le differenti caratteristiche dei ruoli di gioco.

 

Come viene visto l’allenamento atletico dai manager nel rugby in Inghilterra?

Nei club di Premiership l’allenamento atletico viene visto alla stregua di un allenamento tecnico-tattico, di una seduta per il recupero d’infortuni, di un incontro con il nutrizionista, di una chiacchierata con lo psicologo sportivo o di un meeting per l’analisi video di una partita o di un allenamento. E’ importante chiarire che nel mondo anglosassone (ma in generale in Europa, in ogni club sportivo che tende al professionismo) l’importanza che riveste la preparazione atletica è elevatissima. Basti pensare che al fine di ottimizzare la performance sportiva e mantenere una carriera longeva degli atleti di carattere nazionale ed internazionale, il comitato olimpico Inglese (English Institute of Sport), ogni 3 anni, investe una cifra superiore ai 90 milioni di sterline (circa 110 milioni di euro) per il miglioramento della preparazione fisica dei propri atleti. Ancora più interessante è sapere che questo supporto meticolosamente organizzato, strutturato e controllato dai vertici, include anche processi per l’innalzamento della qualità della data analisi sportiva, il costante miglioramento dei percorsi di selezione e crescita del talento sportivo e il rafforzamento della psicologia dello sport. Quindi i manager inglesi sono i primi a credere fermamente nelle pratiche che caratterizzano lo strength and conditioning nel rugby di Premiership. In particolar modo, gli allenatori e i presidenti dei club professionistici e semi-professionistici anglosassoni, monitorano e seguono in modo stringente le indicazioni che emergono dalle più recenti ricerche scientifiche nel settore rugbistico. Tali ricerche, infatti, dimostrano come uno sviluppo motorio adeguato, prima, e un’ottimale preparazione atletica, poi, rappresentino elementi chiave per il raggiungimento del successo sportivo. Da notare, in ogni caso, è che l’enfasi è posta non solo sul “cosa” viene fatto in termini di preparazione fisica ma anche sul “come”.

 

Quindi, qual è la caratteristica più importante nello scenario dello strength and conditioning di Premiership?

La pratica della preparazione atletica all’interno della programmazione dei cicli di allenamento è una caratteristica chiave. Il fattore determinante è dato dalla qualità dei preparatori atletici che lavorano all’interno del club. Fondamentale è infatti l’attenzione che la federazione inglese pone sulle qualità inter- ed intra- personali dei preparatori atletici: accanto alla competenza tecnica dei loro insegnamenti, è fondamentale che i preparatori rispettino gli standard prestativi imposti dalla Rugby Football Union Inglese. Esiste pertanto un ben definito framework di riferimento normativo e di standard nazionali al quale attenersi scrupolosamente. Dunque, nell’ambito della preparazione atletica dei club di Premiership si deve agire in maniera meticolosamente professionale ma soprattutto bisogna rapportare ogni tipo di allenamento, programmazione e comportamento alle tabelle degli standard di Premiership. In sintesi, queste tabelle sono una check list della RFU per stabilire se un club possiede tutti i prerequisiti per essere in Premier: dalla capienza degli stadi, alla disponibilità di un club nel disporre spazi per l’allenamento della forza e della velocità; dalla presenza di uffici per il personale, alle specifiche qualifiche dei tecnici che operano con gli atleti. Queste tabelle sono utili perché rappresentano il livello da mantenere affinché si continui a praticare il rugby in Inghilterra con un'etica di lavoro alta e mentalità vincente. Inoltre, questa pratica contribuisce, all’ottimizzazione della qualità dell’aspetto tecnico, psicologico e socio-attitudinale di tutti gli operanti in Premiership. Vale a dire che il modo in cui agiscono dentro e fuori dal campo i preparatori atletici è monitorato dalla RFU e segue valori etici altissimi. Questo sistema permette al tecnico di sentirsi parte di un percorso di crescita professionale ben stabilito. Nell’ottica della RFU, la qualità dell’allenamento e il modo di comunicare tra staff e giocatori, deve essere sempre professionale, pena l’accumulo di un punteggio sfavorevole che influisce in un certo modo sui fondi ricevuti dal club a fine stagione sportiva.

 

Chiariamo ancora meglio il concetto: per “standard di Premiership” si intende quel classico freddo atteggiamento austero che solitamente i tecnici hanno?

Assolutamente no. Spesso molti confondono il concetto di professionalità di una persona o gruppo di lavoro con l’atteggiamento ostile ed austero di alcuni suoi membri. Per “standard di Premiership” nella preparazione atletica s’intende l’insieme di caratteristiche di un tecnico che determinano la sua competenza, affidabilità e rispetto verso persone e regole. I tecnici in Premiership sono Leader e non “caporali” ed impostare e seguire degli standard rappresenta il primo passo per sedersi al tavolo dei professionisti dello sport. So che può sembrare un concetto troppo rigido da accettare per alcuni club europei a volte profondamente diversi da un punto di vista organizzativo e culturale. Per questi club infatti, avere una tabella degli standard  da seguire pedissequamente potrebbe essere vissuta addirittura come una “intrusione nella privacy” ovvero come una forzata “lista dei primi della classe” da seguire. Ma se ci riflettiamo su, al di fuori di pregiudizi o visioni preconcette, ci rendiamo conto che in tutte le discipline sportive in generale, e nel rugby in modo particolare, la competenza, la determinazione, la disciplina e la costanza (non solo nella preparazione atletica) sono premiate attraverso il successo sul campo della stessa squadra. D’altro canto, non ci vuole un particolare talento o un incentivo economico extra per mantenere una buona etica lavorativa, essere puntuali, scusarsi quando si è in ritardo, salutarsi con una stretta di mano, sistemare i pesi in sala attrezzi dopo che vengono usati, essere ordinati nell’abbigliamento e negli atteggiamenti quando ci si presenta ad una partita, ed in generale, essere organizzati. Quindi il monitoraggio della RFU su questi elementi non va vissuto come una inutile, superflua e fastidiosa intrusione nella gestione corrente da parte dei singoli club, bensì come una leva ulteriore al sentirsi parte di un sistema “accudente” che, tutelando certi standard qualitativi e comportamentali, contribuisce a tenere alto il livello di gioco, la motivazione e mentalità di tecnici ed atleti nelle situazioni prestative sul campo.

 

 

A breve su Rugbymeet la seconda parte dell’intervista

 

 

 

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