Keith Jarrett: genio e creatività

"Solo quando improvviso sono completamente libero." (Keith Jarrett, compositore americano)
Keith Jarrett, uno dei più grandi trequarti di sempre, ha avuto il merito alla fine degli anni sessanta di essere tra i primi a dare l’avvio a quella che fino ad oggi è considerata “l’ultima era d’oro del rugby gallese". Il bello è che per fare ciò gli sono bastate solo dieci presenze con la maglia rossa.
Con il Keith Jarrett pianista e compositore di jazz, il Keith Jarrett del rugby, oltre al nome, ha in comune anche un altro paio di cose: entrambi sapevano improvvisare, uno con i tasti del pianoforte e l'altro con la palla ovale, e entrambi, nei rispettivi settori, sono personaggi fuori dal comune.
Nato il 18 maggio 1948 a Newport, nel Monmouthshire, Keith Stanley Jarrett è esploso sulla scena internazionale il 15 aprile del 1967, quando, a soli 18 anni e undici mesi è diventato uno dei giocatori più giovani a rappresentare il proprio Paese.
Selezionato inizialmente come estremo, ruolo nel quale aveva avuto un po’ di esperienza anche con il suo Newport, nonostante i risultati non fossero stati sempre spettacolari, quel giorno il ragazzo ha giocato senza paura e ha segnato 19 punti nella partita vinta contro l'Inghilterra 34 a 21, eguagliando il record appartenuto a Jack Bancroft sin dal lontano 1910. In quella gara Keith, nonostante con il primo calcio avesse colpito il montante, ha messo a segno 5 trasformazioni e due penalties, accompagnati da un’incredibile meta dopo una lunga cavalcata. Con il Galles che conduceva 19 a 15, il capitano David Watkins ha chiesto a Jarrett di giocare più profondo in difesa. L’inglese Colin McFadyean ha calciato in profondità nella metà campo gallese. Jarrett è andato contro la palla, l’ha raccolta e ha accelerato sulla fascia sinistra, dribblando una serie di difensori prima di lanciarsi sull'erba per appoggiare nell'angolo.
Il debutto del ragazzo è stato talmente impressionante che due mesi più tardi la rivista Rugby World gli ha dedicato una copertina. Ancora oggi sono pochi i tifosi gallesi che hanno dimenticato quel momento.
In seguito, Jarrett ha guadagnato la reputazione di corridore geniale e creativo. Nel 1968 è stato un suo passaggio, anche se in avanti, che ha permesso a Gerald Davies di marcare la meta vincente contro la Scozia (5 a 0), una partita preceduta da un 11 a 11 con l'Inghilterra a Twickenham, dove i calci di Keith sono purtroppo finiti spesso fuori bersaglio.
Quell’anno il trequarti centro ha realizzato con il Newport un record di 30 punti in una gara contro Penarth. Quindi, è stato selezionato per il tour dei British Lions in Sudafrica. Una serie disastrosa per i rossi, conclusasi con tre sconfitte e un pareggio. Jarrett non ha giocato in nessuno dei test match, chiuso nel ruolo di estremo dal capitano Tom Kiernan, e come centro da Jock Turner e Barry Bresnihan.
Il 1969 ha visto sorgere la nuova alba nel rugby gallese. Nel Cinque Nazioni di quell’anno, dopo la vittoria contro la Scozia a Edimburgo per 17 a 3, il Galles ha sconfitto l'Irlanda a Cardiff. In quella sfida Jarrett ha dimostrato la sua genialità quando, a un certo punto, ha avuto la possibilità di calciare un penalty. La difesa irlandese aveva pensato che intendesse andare fra i pali, ma lui ha sorpreso tutti passando l’ovale al pilone Denzil Williams, che ha segnato una meta all’angolo. Anche l’Inghilterra è stata battuta 30 a 9, ma in quella occasione Jarrett non ha giocato ed è stato il giorno di Maurice Richards, il quale ha marcato quattro mete. Purtroppo, la Francia ha negato ai Dragoni un meritato Grande Slam, costringendoli a pareggiare 8 a 8 a Parigi nell’ultima giornata. Jarrett ha finito la stagione con un nuovo record gallese, 31 punti in 4 partite.

Sembrava a questo punto che Keith avesse di fronte un radioso futuro con la nazionale, ma proprio quell’anno, dopo solo 10 presenze, è arrivata la sua ultima partitai: una gara contro l’Australia, a Sydney, il 21 giugno 1969, dove il Galles ha trionfato 19 a 16. Poi, la tentazione per il professionismo e la Rugby League, con il Barrow, è risultata essere troppo forte. Purtroppo, la sua carriera è stata tragicamente interrotta a causa di un’emorragia cerebrale, il che ha significato non avere mai potuto mostrare pienamente il suo enorme potenziale.