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"Penso che oggi si spenda troppo tempo in palestra e troppo poco tempo nella realtà del campo. I giganti del rugby sono un male per il gioco." (Bill Beaumont)

Se ci fosse qualcuno da indicare come "persona vincente" questi sarebbe senza dubbio Bill Beaumont. Bill è stato la seconda linea della nazionale inglese con la quale, da capitano, ha conquistato il famoso Grande Slam del 1980 dopo un lunghissimo periodo di insuccessi.


William Blackledge “Bill” Beaumont è nato il 9 marzo 1952 a Chorley nel Lancashire. Dopo avere iniziato a giocare nel XV del Cressbrook School, la scuola di Kirkby Londsdale, nel 1969 Bill è stato assoldato tra le file del Fylde Rugby Club. Con questa squadra, nell'estate del 1974 Beaumont ha preso parte a un tour in Sudafrica, un'esperienza con la quale ha imparato a conoscere il rugby internazionale.

Tornato in patria, è stato chiamato a fare parte della nazionale Under 23 che ha affrontato la squadra di Tonga durante il loro tour nel suo Paese.

L’anno seguente, esattamente il 18 gennaio, quando aveva 22 anni, Beaumont ha esordito nella nazionale maggiore, entrando in campo a Dublino contro i verdi irlandesi in sostituzione di Roger Uttley, in una gara del Cinque Nazioni persa dagli inglesi 12 a 9. Sempre nel 1975 Bill è stato convocato per la tournèe in Australia: da quel momento il suo posto con la maglia bianca è risultato inattaccabile. Grande era la sua abilità nel conquistare palloni puliti in touche e nel dirigere la mischia, così come notevole era l’abilità con la palla in mano e la sua mobilità. Ma ciò che più di tutto lo ha reso un leader rispettato, sia dai compagni di squadra che dagli avversari, sono stati la tranquillità con la quale approcciava ogni partita e la capacità di essere sempre un esempio. Alla fine saranno 34 i caps in nazionale, di cui 21 come capitano, ai quali vanno aggiunti 15 incontri disputati tra le file dei Barbarians e 7 presenze con i British & Irish Lions, e compresa la mitica sfida vinta con gli All Blacks a Christchurch nel 1978, in cui Bill ha svolto una parte fondamentale, formando con lo scozzese Gordon Brown una coppia di seconde linee strepitosa. Purtroppo quella serie, vinta 3 a 1 dai neozelandesi, è stata caratterizzata dai troppi errori dei trequarti, che non sono riusciti a valorizzare in pieno le palle conquistate dalla mischia.

Nel 1979 si è svolta la tournée contro Giappone, Fiji e Tonga, un tour di gare non ufficiali, che sarà ricordato soprattutto per la sua violenza. Nella prima prova, infatti, Beaumont è stato colpito subito duro in touche ed ha lasciato il campo per ricevere cure mediche. Nel frattempo il pilone inglese era stato costretto ad uscire a sua volta e Beaumont, appena rientrato, ha dovuto giocare i restanti 75 minuti di partita come pilone; esperienza alla quale fortunatamente è sopravvissuto.

Lo stesso anno Bill ha condotto la selezione del nord dell'Inghilterra ad una splendida vittoria contro gli All Blacks a Otley, dando così il via al periodo d’oro della nazionale della Rosa, culminato con il Grande Slam del 1980,.

Era dal 1963 che l’Inghilterra non vinceva il torneo e bisogna andare indietro sino al 1957 per trovare l'ultimo Grande Slam. In quel famoso Campionato del 1980 l'Inghilterra ha sconfitto nella gara inaugurale l'Irlanda a Twickenham (24 a 9). Quindi, è seguita la vittoria per 17 a 13 contro la Francia a Parigi, dove i bianchi non vincevano da 16 anni, grazie alle mete di Carleton e Preston e a 2 drop di Horton. La terza sfida è andata in scena ancora a Londra, questa volta con il Galles. Gli inglesi sono andati subito sotto 0 a 8 a causa delle mete di Clive Rees e Jeff Squire, ma hanno saputo reagire alla grande e ribaltare il risultato con i calci di Dusty Hare sino al 9 a 8 finale.

La squadra di Beaumont è arrivata così a punteggio pieno all'ultimo incontro con la Scozia del nuovo coach Jim Telfer e del talentuoso capitano Andy Irvine, una sfida che si sarebbe tenuta a Murrayfield. In palio c'erano la vittoria nel Cinque Nazioni, la Triple Crown, la Calcutta Cup e il Grande Slam. Bill in seguito ha ricordato che in quell'occasione la sua squadra ha giocato contratta, memore delle scarse performance profuse quando si trovava sotto pressione nelle stagioni precedenti, e anche per il fatto che non vinceva niente da parecchio tempo. Alla fine, però, la gara è finita 30 a 18 per i bianchi, grazie alle 3 mete di John Carleton e a quelle di Mike Slemen e Steve Smith.


La prima meta inglese è arrivata quando Maurice Colclough ha rubato palla da una rimessa laterale scozzese. Con uno schiaffo ha fatto pervenire l’ovale a Steve Smith, il quale ha messo in moto John Horton. L’apertura, a sua volta, ha passato a Clive Woodward, il quale ha finto di correre verso l'esterno per lanciare Paul Dodge, che aveva incrociato, ma ha scartato un avversario e lanciato l’ala John Carleton, che ha schiacciato con facilità. La meta numero due è stata anch'essa il risultato del dominio in touche della squadra inglese. Peter Wheeler ha battuto una touche lunga su Tony Neary, che ha toccato indietro per Steve Smith. Il numero 9 ha trovato Woodward che ha finto un calcio con il piede sinistro, ha eluso numerosi avversari sul lato sinistro del campo e ha passato all'accorrente Mike Slemen, il quale ha schiacciato nell'angolo all'estrema sinistra. La numero tre, invece, è nata da una mischia nei pressi della linea di meta scozzese, con il pack della Rosa che ha guadagnato parecchi metri grazie alla sua spinta possente. Il numero 8 John Scott, infine, ha dato l’ovale a Smith, che a sua volta l’ha regalato a Carleton, il quale non ha fatto altro che depositarlo in meta.


Anche la quarta segnatura del XV della Rosa è arrivata a seguito di una mischia nei 22 scozzesi. A fare uscire l'ovale è stato il capitano Bill Beaumont, che l'ha ceduto immediatamente a Smith. Il mediano di mischia l'ha passato a Scott all'interno e lui, a sua volta, ha servito Roger Uttley. Il numero 6 ha lanciato ancora Steve Smith all'esterno, il quale ha eluso l'intervento di Rutheford e ha schiacciato la palla sull'erba. La quinta e ultima meta è stata realizzata nel secondo tempo, dopo che Paul Dodge ha raccolto una palla sporca a metà campo. Con un up and under ha eluso tutti tranne John Carleton. Il numero 14 inglese si è involato, con il compagno Tony Neary in sostegno, non ha trovato nessuno a contrastarlo e ha attraversato ancora la linea bianca, per la sua tripletta personale. A chiudere il conto, 2 trasformazioni e 2 penalties di Dusty Hare. Per la Scozia, invece, sono andati in meta John Rutheford e Alan Tomes.


A quel punto, dopo il fischio finale del francese Bonnet, è iniziata la festa, con il capitano Bill Beaumont che è stato portato in trionfo.

BillBeaumontIn seguito per Bill è arrivata anche la fascia di capitano dei British Lions nel tour sudafricano del 1980, esattamente 50 anni dopo Dough Prentice, l’ultimo inglese che aveva ottenuto tale privilegio nel tour in Nuova Zelanda del 1930. Purtroppo si è trattata di una serie disastrosa, con i Leoni che hanno perso 3 test match su 4.


L’ultima partita disputata da Bill con la nazionale è datata 16 gennaio 1982, e si è svolta a Murrayfield, contro la Scozia, dove gli inglesi hanno pareggiato 9 a 9. Lo stesso anno, a causa di un infortunio, si è ritirato definitivamente dal rugby giocato.

Dopo la fine della sua attività agonistica, Bill Beaumont si è diviso tra le attività economiche di famiglia e la dirigenza sportiva. Oggi, infatti, è direttore esecutivo dell’azienda tessile della famiglia Beaumont, l’unica rimasta a Chorley, e dal 1999 è il rappresentante inglese in seno all'IRB e membro del comitato del Sei Nazioni.

Inoltre, Bill è stato il dirigente accompagnatore del tour del 2005 dei British Lions in Nuova Zelanda.

Nel 2003 Beaumont è stato ammesso nella International Rugby Hall of Fame per i suoi meriti sportivi, entrando così nel ristretto gruppo di rugbysti inglesi, fin'ora quattro (gli altri sono Wavell Wakefield, Martin Johnson e Jason Leonard) presenti nella galleria delle celebrità della disciplina ovale. Nel 2008 Bill è stato ordinato Cavaliere dell’Ordine dell’Impero Britannico.

Attualmente Bill è anche presidente onorario della fondazione di beneficenza Wooden Spoon Society, nata per iniziativa di un gruppo di ex rugbisti con lo scopo di raccogliere fondi per i bambini svantaggiati tramite esibizioni amichevoli.

Nel 2007 la Federazione inglese ha deciso d’intitolare a lui il campionato delle contee, creando la Bill Beaumont Cup, che dimostra quale segno indelebile abbia lasciato quest’uomo nella storia del rugby britannico.

Nel 2009 a Bill è stata diagnosticata una fibrillazione atriale, un battito irregolare del cuore. Piuttosto comune dopo i 60 anni, la malattia può essere fatale se non curata in tempo. Beaumont è stato fortunato.

Alla fine del 2014, Bill è stato introdotto nella International Rugby Board Hall of Fame.

Bill odia il rugby moderno fatto solo di muscoli e chili. Quando al figlio, che vuole seguire le sue orme, gli è stato imposto di mettere su altri 10 chili ai già notevoli 105 per entrare in squadra, Beaumont gli ha consigliato di non accettare: "Non voglio avere in famiglia un muscleman che poi non riesce neanche a correre."