x

x

Il pullman della squadra ospite arriva allo stadio, la porta si apre lentamente e i giocatori scendono uno alla volta, ognuno con una grossa e colorata cuffia alle orecchie. Questa è una scena che è diventata molto frequente non solo nel rugby, ma in tutti gli sport: prepararsi con la musica viene considerato un buon modo per entrare nel clima pre-partita. E’ davvero così?

Per capire meglio dobbiamo tornare indietro agli anni ’50 del novecento. In quel periodo, negli Stati Uniti, furono condotti una serie di esperimenti destinati a indagare il rapporto tra la nostra mente e i nostri sensi. Uno di questi è l’esperimento della vasca di deprivazione sensoriale, uno strumento inventato da John Lilly per studiare il funzionamento del cervello quando non viene raggiunto da alcuno stimolo visivo, sonoro, etc.

Questi studi hanno mostrato che quando viene sollecitato solo uno dei nostri sensi il nostro cervello non riesce a elaborare in modo efficiente gli stimoli residuali. In pratica, l’effetto principale della musica alta (in discoteca o con le cuffie cambia poco) è la perdita di contatto con la realtà, cioè la cosiddetta alienazione.

Nel caso della prestazione sportiva, è comprensibile che un atleta voglia allontanare (alienare) la pressione del pre-partita saturando i propri sensi con la musica. E’ necessario però raccomandarne un uso moderato, perché questo gesto che sembrerebbe preparare l’ingresso in campo rischia di avere un effetto del tutto contrario.

Ma c’è allora una musica migliore di un’altra? La musica classica è meglio del rock? Non direi, i gusti sono gusti e dovrebbero essere assecondati. Un consiglio mi sentirei di darlo, però. Una partita di rugby richiede cambi di ritmo, adattamento e creatività. Ascoltare musica che abbia queste caratteristiche potrebbe davvero preparare il nostro sistema nervoso alle sfide sportive imminenti.

Facciamo un esempio. “It’s a long way to the top” è una canzone degli AC/DC del 1975. Il testo ci ricorda che la strada per la gloria è lunga, strettissima nonché costellata di piccoli e grandi ostacoli. La musica, ricca di cambi di ritmo, ha un’originalità del tutto particolare: mescola il suono rude della Gibson di Angus Young con la cornamusa, uno strumento mai usato prima nel rock. Da questo fatto possiamo forse trarre un ulteriore insegnamento da ricordare: se ci concentriamo per inserire nella nostra consueta prestazione un tocco di originalità, una sfumatura diversa dal solito (la cornamusa dentro un pezzo rock), potremmo riuscire a dare una prospettiva diversa alla pressione con cui entriamo in campo.