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Da una parte c’è la Francia (intesa come parte della stampa specializzata, mica la Marianna con le tette di fuori) che molto elegantemente si domanda cosa ca…peri ci stia a fare l’Italia nel Sei Nazioni. Dall’altra gli inglesi, amanti dei numeri e dei dati oggettivi, che notano come 11 dei nostri 15 titolari che scenderanno in campo a Twickanham giocano nella franchigia ultima classificata del Pro 12. Non ce l’avessero fatto notare loro, avremmo continuato a pensare di avere una Nazionale infarcita di titolari di Saracens, Hurricanes, Brumbies, Leinster e Tolosa. E come non bastassero le ovvietà e il tono rancido delle dichiarazioni sopra riportate, ci si è messo anche Sir Clive Woodward. Che, disponendo di doti industriali di tempo libero e temendo di non apparire sufficientemente originale e profondo, ha elaborato una sua personalissima teoria secondo cui, al rugby italiano farebbe del bene tornare a giocare con Germania, Svizzera, Principato di Monaco, Romania e Andorra. Perché, secondo Sua Saccenza: “il Torneo sta arrecando un immenso danno” al rugby italiano e ha “contribuito al suo declino”. Fortuna che, sulla questione retrocessione – barrage – allargamento del numero di partecipanti, è intervenuto John Feehan, che il Sei Nazioni, molto semplicemente, lo dirige e lo comanda. “No vacancy” è stato il suo lapidario commento a margine dell’invereconda ridda di illazioni generata dall’intervista a L’Equipe di Octavian Morariu capo dell’ex Fira, oggi Rugby Europe. No vacancy. Che issato fuori da un motel lungo l’Interstatale 60 sta a significare: niente camere libere. Scritto sulla porta del Torneo dei Tornei significa: solo posti in piedi, in tribuna. Dalle mie parti: basta koe trojàe.

Non è una grande vigilia questa di Inghilterra – Italia. Niente (o molto poco) che scaldi i cuori e inviti a condividere. Scandita com’è dalle parole di Conor O’Shea che, prima prova a scuotere la sua truppa (“Basta compatirsi!”) e poi lancia parole di saggia e pacata lungimiranza (“Stiamo andando nella giusta direzione”). L’Italia con Allan apertura, Campagnaro centro e Steyn in terza lato chiuso proverà a uscire dal campo limitando al massimo il dileggio di chi altro non aspetta per sparare merda, dopo aver fornito una prestazione che, se non vincente, possa almeno definirsi dignitosa. Nella qualità della prestazione offerta e, perché no, anche sul tabellone. Di più, ammettiamolo, con l’Inghilterra vista all’opera a Cardiff, non è lecito attendersi. E tantomeno pretendere.

Qualcuno, ottimisticamente, ritiene possibile che, fatto il bonus e messo in cassaforte l’esito finale della partita, gli inglesi scalino qualche marcia e tolgano il piede dall’acceleratore. È sensato pensarlo. Una squadra che punta al Grande Slam ha il dovere di amministrare ogni risorsa disponibile con il massimo dell’oculatezza e di tenere salda la barra del dispendio energetico su valori complessivi ragionevoli e possibilmente contenuti.

Altro è il discorso circa la formazione che il nippo australiano Eddie Jones manderà in campo o allestirà in corso d’opera durante gli 80’ della sfida. È consolidata tradizione che, in particolari circostanze, “convenga” avere contro i titolari, piuttosto che scalpitanti e affamate “riserve”, desiderose solo, e giustamente, di mettersi in mostra e di sciorinare per intero il personale repertorio di competenze, e abilità. A dare un’occhiata alla lista dei 23, ammettiamolo, c’è poco da tirare il fiato. Quattro le facce nuove rispetto a Cardiff nel XV di partenza: il “novellino” Ben Te’o secondo centro (“Mi eccita l’idea di vederlo giocare in una linea con Farrell e Ford” ha confessato Jones), Danny Care prende la maglia n.9 e Jonny May va all’ala destra. In mischia una sola new entry: un certo James Haskell flanker lato aperto. E in panchina, tanto per gradire, debutto stagionale di Mako Vunipola con il ginocchio rimesso a nuovo che pare abbia finito il rodaggio. Jones ha detto di aver visto i suoi “on sound” e di essersi “allenato molto bene nella City”, di “aver allestito una squadra molto forte e competitiva per la sfida all’Italia”, e c’è da credergli, purtroppo. Questo è quanto.

Nei fatti: a Twickenham una Nazionale di secondo livello ne sfida una molto (molto!) vicina al vertice planetario. Per quanto riguarda il punteggio, si parte da 30 di scarto come unità di misura. Pronti a registrarne eventuali multipli se, sul campo, interverranno congiunture tali per cui l’Inghilterra dovesse decidere di spingere al massimo fino al fischio finale. L’ha fatto l’Irlanda due settimane fa a Roma, ma aveva l’alibi del rospo ingoiato a Murrayfield e non ancora del tutto digerito. Farrell e compagni, rivincite da ricorrere non ne hanno. Potrebbero accontentarsi del giusto. E se ciò accadesse dovremmo essere loro profondamente grati. Oppure urlare ai quattro venti che le scoppole rimediate con i Dragoni e con i Verdi, sono stati soli episodi, o il frutto di un nostro errato approccio mentale alla gara. Perché “quando questa Italia decide di dare il massimo, anche l’Inghilterra deve tremare”. Speriamo che vada tutto bene, e che certa fuffa, per una volta, ci venga risparmiata.

Ps – messaggio per Tomas Allan, secondo il quale l’Inghilterra è formazione pericolosa e cinica. I Cinici (etimologicamente: cani) non hanno mai giocato a rugby. Erano dei randagi individualisti e bacchettoni. Niente a che spartire con chiunque pratichi il gioco della palla ovale, o almeno ci provi. Così, tanto per la precisione. E perché esiste Wikipedia.

 

Le formazioni:

Inghilterra: 15 Mike Brown, 14 Jonny May, 13 Ben Te'o, 12 Owen Farrell, 11 Elliot Daly, 10 George Ford, 9 Danny Care, 8 Nathan Hughes, 7 James Haskell, 6 Maro Itoje, 5 Courtney Lawes, 4 Joe Launchbury, 3 Dan Cole, 2 Dylan Hartley (c), 1 Joe Marler
Panchina: 16 Jamie George, 17 Mako Vunipola, 18 Kyle Sinckler, 19 Tom Wood, 20 Jack Clifford, 21 Ben Youngs, 22 Henry Slade, 23 Jack Nowell

Italia: 15 Edoardo Padovani, 14 Giulio Bisegni, 13 Michele Campagnaro, 12 Luke McLean, 11 Giovanbattista Venditti, 10 Tommaso Allan, 9 Edoardo Gori, 8 Sergio Parisse (c), 7 Simone Favaro, 6 Abraham Steyn, 5 Andries Van Schalkwyk, 4 Marco Fuser, 3 Lorenzo Cittadini, 2 Leonardo Ghiraldini, 1 Andrea Lovotti
Panchina: 16 Ornel Gega, 17 Michele Rizzo, 18 Pietro Ceccarelli, 19 George Biagi, 20 Maxime Mata Mbanda', 21 Giorgio Bronzini, 22 Carlo Canna, 23 Tommaso Benvenuti

Arbitro: Romain Poite (France)
Assistenti: Mathieu Raynal (France), Andrew Brace (Ireland)
TMO: George Ayoub (Australia)

 

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Foto Elena Barbini