"Reinventing rugby" lo studio alla base della R360 che vuole rivoluzionare il rugby
Su 800 milioni di tifosi interessati solo 24 seguono club e campionati. E' uno sport popolare, ma stagnante

Il rugby a livello globale è uno sport popolare, ma stagnante. Non cresce economicamente e nemmeno nel numero di tifosi che lo seguono. Perciò bisogna "reinventarlo". E' quello che si propone la Rebel League o R360, la nuova lega mondiale supportata da fondi d'investimento e co-fondata dall'ex iridato inglese Mike Tindall, che minaccia gli equilibri basasti sulla governance di World Rugby.
Il progetto
Il progetto di 12 franchigie (8 maschili, 4 femminili) con giocatori di tutte le nazioni che disputeranno un campionato da aprile a settembre nelle principali metropoli è stato sottoposto con un dossier di 120 pagine a World Rugby che, come scrive la Bbc, darà una risposta nel suo consiglio di fine settembre sulla compatibilità o meno di tale progetto con l'attuale rugby delle nazionali (Rwc, 6 Nazioni, Championship e la nascente Nations cup) e dei campionati di club. Se sarà positiva R360 e il calendario attuale potranno convivere (non riusciamo a capire come) con l'utilizzo degli stessi giocatori. In caso contrario nascerebbero due circuiti paralleli e in contrasto. Chi giocherebbe in uno non è potrebbe farlo nell'altro. R360 fra i circa 200 giocatori già contattati o messi sotto pre contratto tramite i procuratori avrebbe individuato anche 6 azzurri.
Le sue origini
All'origine del progetto R360 c'è lo studio chiamato proprio "Reiventing Rugby", commissionato all'agenzia indipendente Oliver & Olhbaum di Londra. In 32 fitte pagine di dati, statistiche, grafici e considerazioni lo studio spiega perchè il rugby è uno sport popolare, ma stagnate e quindi perchè ha bisogno di essere reinventato (o rivoluzionato) con una proposta come quella di R360. Alleghiamo qui il pdf integrale dello studio "Reiventing Rugby", in inglese, per chi intenda leggerlo e approfondirlo interamente. Di seguito riportiamo cinque dei dati più significativi evidenziali da O&O.
Tifosi, debiti, audience e popolarità
1) Potenziale inespresso. Il rugby secondo una ricerca Nielsen interessa più di 800 milioni di persone globalmente, 200 milioni guardano la Coppa del mondo ogni 4 anni, solo 24 milioni sono fan stabili dei club in giro per il mondo
2) Fragilità finanziaria. Il rugby internazionale delle Union genera in media redditi per 12 milioni di dollari a test match, ma le perdite complessive delle 10 principali Union (fra cui la Federazione italiana) è stata di 137 milioni di dollari nella stagione 2023/24. A livello di club va ancora peggio. I due principali campionati, Premiership inglese e Top 14 francese, nello stesso periodo hanno prodotto perdite per 100 milioni di dollari.
3) Iceberg e non piramide. Gli sport più popolari usano le competizioni commercialmente più attrattive per finanziare la base della loro piramide, che sviluppa giocatori e incoraggia il seguito. Il rugby non ha abbastanza entrate commerciali per farlo in un'epoca di crescente concorrenza di altri sport, da qui la sua immagine come un iceberg e non una piramide.
4) Partecipazione fiacca ai mercati. La partecipazione del rugby Union ai principali mercati sportivi è debole o fallimentare. Non ha saputo attrarre pubblico ne dal Rugby League, ne dai vasti bacini degli altri sporti di combattimento (Nfl, Ufc, pugilato).
5) Audience insufficiente. Le partite di Premiership hanno una audience media di 250-300 spettatori rispetto ai 5 milioni in Inghilterra di un match del Sei Nazioni. Il pubblico agli stadi è modesto al di fuori delle finali e in declino.
Consulta il PDF "Reiventing Rugby": https://slyvi-tstorage.fra1.digitaloceanspaces.com/210271879368_tml3176851814145_121682285781_1757599655242363.pdf