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Queste prime due settimane di Rugby World Cup ci hanno mostrato numerosi problemi in campo arbitrale. I direttori di gara sembrano non riuscire ad essere più sul pezzo, nonostante la presenza del TMO, nonostante il ricorso assiduo alle immagini tv, sembra che le decisioni siano sempre "storpiate" dall'interpretazione del direttore di gara.

Il culmine lo si è avuto qualche giorno fa, con il match tra Russia e Samoa, quando Romain Poite si è limitato a due cartellini gialli nei confronti di Rey Lee-Lo e Motu Matu'u, li dove quei due interventi al volto su Vasily Artemyev sarebbero stati da rosso diretto. Quest'ultima scelta presa da Nic Berry, in occasione del match tra Inghilterra e Stati Uniti, quando John Quill è stato espulso per un intervento alto su Owen Farrell, e sospeso per tre settimane.

E oggi i problemi ci sono stati in occasione di Galles-Australia. Protagonista il solito Poite. Un intervento alto di Samu Kerevi su Rhys Patchell, ma l'arbitro si limita a fischiare una punizione, senza prendere altri provvedimenti. 

In settimana scelte dubbie sono arrivate anche dai giudici sportivi World Rugby. Reece Hodge ha preso tre settimane di squalifica per un intervento alto su Peceli Yato. Cheika ha commentato "Non conosco più le regole". Il centro inglese Piers Francis, anche lui citato per un fallo di gioco, aveva subito tre settimane di squalifica, successivamente annullate rendendo il giocatore disponibile già dalla prossima partita.

Insomma scelte contrastanti, arbitri che decidono e interpretano in base alla situazione, sembra inevitabile che per dirigere una partita di rugby ci vorrebbero due arbitri in campo. E appena 10 fischietti ufficiali per dirigere 48 partite sono veramente pochi.

 

 

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Foto Twitter @WelshRugbyUnion

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