Rory Underwood: il trequarti volante

"Ho la fortuna di aver avuto molte esperienze in una varietà di diverse imprese, da quelle militari allo sport, e tutte hanno formato un ricco arazzo dal quale oggi posso attingere per prendere buone decisioni e per aiutare i miei clienti." (Rory Underwood)
Il tenente della Royal Air Force Rory Underwood, ha giocato a rugby con la stessa velocità e abilità con le quali guidava gli aerei durante il suo lavoro quotidiano. Dotato di uno scatto bruciante e capace di segnare mete spettacolari, si è trovato ugualmente a suo agio sia sul lato destro sia su quello sinistro del campo.
Rory Underwood è nato il 9 giungo 1963 a Middlesbrough. Suo padre era inglese e lavorava in Malesia come ingegnere per la Harrison Lister Engineering. La madre, Annie Tan, era dattilografa della medesima ditta. La famiglia Underwood, che oltre a Rory includeva anche Tony, Gary e Wendy, si è trasferita definitivamente in Inghilterra nel 1976, dove Rory ha studiato presso la Barnard Castle School di Durham e poi al Royal Air Force College di Cranwell.
Per quanto riguarda il rugby, Underwood ha percorso velocemente la strada che lo ha portato alla nazionale maggiore, giocando prima per la squadra studentesca, quindi con i Colts, l’Under-23 e l’Inghilterra B. Cresciuto nelle giovanili del Middlesbrough Rugby Club, con Rob Andrew, e poi, dal 1983, con i Leicester Tigers, Rory ha debuttato in maglia bianca il 18 febbraio 1984, in una partita contro l’Irlanda vinta 12 a 9.
Già con il cap successivo, contro la Francia a Parigi, ecco la sua prima meta internazionale, una segnatura da grande opportunista con la quale l’ala ha mostrato tutta l’esuberanza della sua corsa, che sarebbe diventata il proprio marchio distintivo.
A quel punto, però, Rory ha subito una battuta d’arresto e il suo try-scoring nelle prime tre stagioni è stato piuttosto inconsistente, avendo marcato solo 2 mete in 12 partite. La colpa, a dire il vero, non era tutta sua, ma andava condivisa con la crisi che in quel periodo stava vivendo il movimento inglese. Nel 1985, ad esempio, i bianchi hanno vinto solo la partita casalinga con la Scozia.
L’anno successivo Rory ha giocato le prime tre sfide del Cinque Nazioni, ma poi è stato costretto a saltare quella con gli Highlanders a causa di un infortunio che lo ha tenuto fermo per tutta la stagione. In dodici anni di Cinque Nazioni è stata quella l’unica gara in cui Underwood non è entrato in campo. Rory, infatti, non è mai stato sostituito, sottolineando in quel modo l'importanza che questo atleta aveva per la squadra del suo Paese.
La mancanza di creatività e di qualità del rugby inglese è stata evidenziata in occasione della prima Coppa del Mondo nel 1987, un torneo in cui l'Inghilterra è uscita ai quarti di finale, dopo una partita orribile contro il Galles. L’unica soddisfazione per l’ala del Leicester consiste in due mete rifilate al Giappone nella prima fase.
Il 1988, invece, può essere definito lo spartiacque sia per Underwood sia per il rugby di Sua Maestà. L'arrivo del coach Geoff Cooke e l’avvento del capitano Will Carling hanno trasformato la squadra da brutto anatroccolo a bellissimo cigno. Per Rory, questa rinascita è espressa in termini di prestazioni: solo in quella stagione, infatti, egli ha ottenuto nove mete in altrettante partite.
Lo stesso anno ha salutato anche la vittoria in Premiership (allora Courage League) del Leicester, in quella che è stata la prima edizione di una vera e propria lega nazionale del rugby a XV inglese.
In quel periodo Rory Underwood stava diventando sempre più abile a lasciare che gli avversari mangiassero la sua polvere. I figiani, ad esempio, sono stati tra quelli che hanno sofferto di più. In un pomeriggio memorabile del 1989, a Twickenham, l’uomo di Middlesbrough ha schiacciato l’ovale oltre la loro linea di meta ben cinque volte, eguagliando così il record del mondo.
La forma strepitosa mostrata in quella stagione ha fatto si che Rory Underwood fosse la scelta obbligata per la tournée dei British and Irish Lions in Australia. Anche se le sue possibilità di attacco sono state limitate dalle difese avversarie, egli è riuscito a marcare quattro mete in otto gare, compresa l'incredibile doppietta contro New South Wales. Per quanto riguarda i test match, i britannici di Ian McGeechan hanno perso il primo per poi vincere i due successivi, conquistando così la serie.
Nella stagione 1990 Rory ha aggiunto altre cinque mete al suo tabellino personale, tra cui un paio spettacolari nella partita vinta 34 a 6 contro il Galles a Twickenham, e una tripletta contro l’Argentina nello scoppiettante 51 a 0, sempre a Londra. Nonostante ciò, molti hanno continuato a criticare le sue capacità difensive perchè, secondo loro, egli provava troppo spesso l’intercetto e di tanto in tanto perdeva la concentrazione. Il suo ritmo, però, fino a quel momento aveva avuto pochi precedenti. L’Inghilterra quella stagione è arrivata all’ultima giornata del Cinque Nazioni con tre vittorie sulle spalle, così come la Scozia. L’ultima sfida, a Murrayfield era quindi decisiva sia per il torneo sia per il Grande Slam. La storia ci racconta come andò a finire, con gli scozzesi di David Sole che sono usciti vincitori per 13 a 7, dopo 80 minuti che sono diventati leggenda.

I bianchi di Sua Maestà hanno interpretato un’ottima parte nella Coppa del Mondo del 1991, arrivando sino alla finale. Nella semifinale, contro gli eterni rivali della Scozia, terminata 9 a 6, Rory Underwood ha guadagnato l'onore di diventare il primo uomo a giocare 50 volte per l'Inghilterra. Nell’arco del torneo, l’ala ha marcato una meta contro l’Italia e due con gli Stati Uniti nella prima fase, quindi ne ha rifilata una alla Francia nei quarti. La finale, purtroppo per l’Inghilterra, si sa com'è andata, con l’Australia di Campese che ha sollevato la coppa al cielo di Londra. Rory si è visto negare una meta ormai fatta proprio da Campo, il quale ha intercettato volontariamente un passaggio di Peter Winterbottom alla lanciatissima ala. Gli inglesi hanno chiesto a gran voce la meta tecnica. L'arbitro non se l'è sentita e ha concesso solo un penalty, che non è servito a niente. Risultato finale: 12 a 6 per i Wallabies.
Il 1992 ha visto l’entrata in scena del minore dei fratelli Underwood, Tony, il quale ha mostrato subito di possedere anche lui una notevole velocità. Per concedergli spazio, Rory è stato spostato all'ala sinistra. Era dal lontano 1937 che nella nazionale inglese non giocava una coppia di fratelli, quando Harold e Arthur Wheatley avevano giocato e vinto 6 a 3 contro la Scozia.
Lo stesso anno i bianchi si sono consolati dalla delusione del mondiale con un ulteriore Grande Slam. Il successo è stato suggellato grazie alla vittoria contro il Galles a Twickenham per 24 a 0. Gli uomini di Cooke, nell’arco del torneo, hanno stabilito un record di 15 mete realizzate, subendone solo 4.
Nel 1993 Rory Underwood è stato scelto per il suo secondo tour con i British Lions, in Nuova Zelanda. L'ala ha ottenuto sette presenze, compresi tutti e tre i test match, e ha segnato una meta cruciale nella seconda gara, quella che ha permesso ai Lions di vincere 20 a 7: la loro vittoria con margine più alto di sempre contro gli All Blacks. La marcatura ha messo in mostra tutta la velocità di Underwood il quale, dopo avere ricevuto la palla da Jeremy Guscott, che a sua volta l'aveva avuta da Dewi Morris, ha corso sula fascia lasciandosi alle spalle un paio di uomini in nero, per andare a schiacciare vicino alla bandierina. La serie è stata persa ma, nonostante la delusione della sconfitta, Rory ha continuato a costruire il suo record impressionante di segnature.
Nel Cinque Nazioni del 1994 gli inglesi hanno vinto tutte le gare, tranne quella interna contro l’Irlanda, persa stupidamente 12 a 13, e ciò ha fatto si che il titolo finisse nella bacheca del Galles.
L’anno successivo, però, i bianchi hanno ottenuto la famosa vittoria per 32 a 15 contro gli Springboks a Pretoria, dove in pochi fino ad allora erano riusciti a vincere. La stagione 1995 ha visto Rory conquistare anche il suo secondo titolo del campionato inglese con il Leicester.
A livello internazionale c’era in quel periodo un netto dominio dell’Inghilterra nell'emisfero settentrionale, con la Francia unico vero rivale. Un altro Grande Slam è entrato nelle tasche del XV della Rosa, il quale ha marciato con grandi speranze verso la Coppa del Mondo in Sudafrica.
Questo è stato il terzo mondiale disputato da Rory. Il team inglese nei quarti di finale ha incontrato l’Australia e con un drop nel finale di Rob Andrew si è garantito la vittoria per 25 a 22, e con essa la vendetta per la sconfitta nella finale del 1991. Gli inglesi sono entrati in campo per la semifinale con una certa sicurezza, ma non avevano fatto i conti con gli All Blacks e, soprattutto, con la nuova stella Jonah Lomu, il quale, con il suo gioco fatto di potenza e velocità, ha rifilato loro ben quattro mete, per un netto 45 a 29. Rory nell’arco del torneo ha marcato tre mete nella prima fase, una contro l’Italia e due con Samoa. Quindi, un’altra doppietta nella semifinale incriminata, rendendo meno amaro il risultato finale. L'ingrato compito di marcare Lomu era stato affidato a suo fratello Tony.
Il canto del cigno di Rory è arrivato il 16 marzo 1996. Così come aveva iniziato, anche l'ultima sfida è stata contro l’Irlanda: una vittoria a Twickenham per 28 a 15. In quella stagione l’Inghilterra ha vinto ancora il Cinque Nazioni, con tanto di Triple Crown, ma senza il Grande Slam, colpa della sconfitta per 12 a 15 subita con la Francia a Parigi.
Nel 1997, dopo 14 anni trascorsi al Leicester, Underwood si è accasato al Bedford, dov’è rimasto una sola stagione prima del ritiro definitivo dai campi di gioco.
L’ala di Middlesbrough ha totalizzato 85 caps con la nazionale del suo Paese, realizzando 49 mete, che allora era il secondo miglior risultato di sempre, ed è apparso più di 50 volte nel Cinque Nazioni, dove ha schiacciato per 18 volte l'ovale oltre la linea.
Con il Leicester, invece, l’ala ha inanellato qualcosa come 236 gare, andando in meta ben 134 volte. Non male per un giocatore che è stato sempre criticato, a dire il vero in maniera piuttosto bizzarra, per la sua scarsa qualità in difesa.
Oggi Rory, congedatosi anche dall’aviazione dopo 18 anni di volo, lavora come consulente d’azienda presso la UPH, da lui stesso formata con altri due soci (UPH è l’acronimo di Underwood, Peters e Helliwell).