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Roberto Manghi, oggi responsabile tecnico dei Diavoli di Reggio sponsorizzato Conad, un percorso ovale di alto profilo, con esperienza nelle due Parma (play off centrati con Gran Parma e Overmach) e Zebre prima di approdare nella città del Tricolore e vincere la stagione sportiva 2015-2016 di serie A che ha portato i rossoneri nella massima divisione. “Felici di esserci e assolutamente determinati a rimanerci” chiarisce subito Manghi.

ï         Partiamo dalla carte. Avete fatto ricorso contro la sentenza che ha restituito a San Donà i punti persi per l’impiego di Petrozzi. Roba da avvocati o può dirci qualcosa?
-          Roba da avvocati senza dubbio, ma il contenuto della nostra opposizione è talmente solare ed evidente, che lo posso spiegare anch’io che avvocato non sono.

ï         Prego!
-          È molto semplice, quasi banale. Il Petrozzi, alla data della disputa della gara vinta 25-24 con noi, non risultava tesserato nella maniera corretta. E quindi non era, ripeto: non era, possibile considerarlo giocatore di formazione italiana.

ï         Anche se esiste un documento federale che…
-          Che applica retroattivamente una norma! E che tenta di correggere una situazione che corregibile non è. Tutto qua. So che vinceremo, e che ci verranno restituiti i punti che ci sono stati tolti.

ï         E con quelli in cassa, la salvezza è praticamente…
-          Cambiamo discorso?

ï         Volentieri. Come valuta il percorso che vi attende da qui alla fine della stagione regolare rispetto a quello di Lazio e Piacenza, le vostre dirette concorrenti per non retrocedere?
-          Il nostro credo strategico è: andare in campo sempre e comunque per provare a vincere. Non per limitare i danni, non per subire cappottoni ma far riposare quelli buoni… Reggio ci prova, sempre! Ha una sua idea di gioco e cerca di elevare la qualità del proprio rugby. Giornata dopo giornata. Se alla fine la missione sarà stata portata a termine con successo, sarà la classifica a dirlo.

ï         Da matricola, com’è l’anno della risalita in Eccellenza?
-          Difficile, senza dubbio, però…

ï         Però?
-          Senza che nessuno si offenda o si scandalizzi: è mia convinzione che sia meno complicato salvarsi in Eccellenza che vincere il campionato si Serie A. E noi veniamo da una bella cavalcata che ci ha portato in Eccellenza. Rimanerci è nelle nostre corde, nelle nostre possibilità. Io ci credo, e quel che è più importante, ci credono i ragazzi e tutto l’ambiente.

ï         Ma esiste davvero un “modello Reggio” per l’Eccellenza ovale?
-          Certo che sì. Pochi e ben definiti gli ingredienti: prima di tutto la territorialità. In rosa abbiamo solo elementi emiliani, da Reggio, Parma e Modena. Poi qualche ragazzo arrivato dalle Accademie e quattro stranieri. Niente professionisti! Tutta gente che ha un lavoro regolare o che studia davvero. Martani, il ragazzo di Montichiari che ha rifiutato la Nazionale under 20 e che l’anno prossimo tornerà a Calvisano, frequenta medicina a Parma, vive in un residence pagato da noi e… basta!

ï         Spartani!
-          Concreti. Florain Cazenave, il nostro n. 9 francese, quello che Brunel aveva proposto a Petrarca e Rovigo e che l’anno prossimo sarà a Brive in Top 14, è il mio più stretto collaboratore, allena la linea arretrata e riceve sotto forma di rimborso spese la cifra netta di 600 euro al mese. Un club di rugby è, dovrebbe essere, come un’azienda. Piccola o grande a seconda delle risorse a disposizione, ma comunque organizzato e capace di applicare il proprio credo sia per quanto riguarda la parte tecnica, sia in ambito gestionale organizzativo.

ï         Il Rugby Reggio ha queste caratteristiche?
-          Sì. E sta lavorando con l’obiettivo di incrementare la qualità di ogni sua componente. Il rapporto con la città è buono, le aziende del territorio e la politica credono in noi. L’anno prossimo avremo in dotazione lo stadio Mirabello, 4000 posti a sedere, impianto luce e una logistica che aiuterà lo sviluppo del club.

ï         Sabato c’è Mogliano. Squadra accreditata di buone potenzialità durante l’estate ma che sembra essersi spenta.
-          Il casa loro facemmo due punti pur perdendo. Stavolta puntiamo a vincere. Sul fatto che Mogliano sia una squadra spenta avrei dei dubbi. Ne parliamo sabato sera.

ï         E dell’Eccellenza in generale, vogliamo dire qualcosa?
-          Tipo?

ï         Che campionato è, che campionato potrebbe diventare, in cosa dovrebbe cambiare per diventare, davvero, la massima espressione del nostro rugby domestico…
-          La parola è una sola: investire. Con il punto interrogativo. Per crescere servono risorse. Se si è disposti a cercarle, trovarle e utilizzarle, potremmo dire di essere sulla strada giusta. In caso contrario. Se penso a quel presidente che…

ï         Che?
-          Che a una recente riunione della neo costituita Lega delle società, si è espresso a favore della riduzione della durata della stagione perché…

ï         Perché?
-          Perché in questo modo potremmo risparmiare una mensilità di stipendi. Testuale! Giuro.

ï         Il nome?
-          Neanche sotto tortura.

ï         La provenienza?
-          Nord

ï         Grazie, l’Eccellenza è tutta a Nord…
-          Nordest. E di più da me non saprete!

ï         Investire, quindi. Soldi e professionalità
-          Come nel nostro piccolo, che proprio tanto piccolo non è, stiamo facendo noi. A cominciare dalla ricerca continua di sponsor. Vicini e lontani, alcuni: molto lontani!

ï         Tradurre, prego
-          Le due seconde linee sudafricane, uno è figlio di Rudy Visagie, già a L’Aquila negli anni ’80, l’altro di Armand Du Preez, mio compagno di squadra a Parma. Il loro costo è totalmente sostenuto da uno sponsor sudafricano.

ï         Capitolo Sei Nazioni, cosa ne pensa di questa Italia?
-          Dico che Brunel è un grande tecnico e non meritava la poca considerazione di cui è stato circondato soprattutto nelle ultime fasi del suo mandato. Non vorrei capitasse lo stesso con O’Shea. Non se lo merita, come non lo meritava il francese. Il problema della qualità complessiva del nostro movimento è solo in parte addebitabile alla qualità della guida tecnica. Che è stata, negli ultimi anni, mediamente molto elevata. Diciamolo, una volta per tutte! A essere insufficiente è il materiale umano. Noi cresciamo a una velocità molto più ridotta rispetto agli altri. E in campo paghiamo dazio. Tutto qua. O’Shea merita rispetto e la massima considerazione da parte di tutti. O così, o perdiamo altri anni importanti. Quanto alle Accademie…

ï         Sentiamo!
-         Io le metterei in capo ai club, responsabilizzando al massimo le strutture tecniche, potenziandole con elementi di assoluto valore e capacità coordinati dalla federazione. Ma dentro i club, sempre! Servono progetti territoriali, non elemosine che piovono dal centro su una base impreparata a tutto.

 

 

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