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Una rivoluzione copernicana. Anzi di più, un’inversione di tendenza che non eguali nel rugby mondiale.

La promette Alfredo Gavazzi, presidente della Federazione Italiana Rugby, in un’intervista concessa a Paolo Pescetto, nazionale della fine degli Anni Cinquanta, su Rugby Snapper, magazine dell’area ligure e legato al rugby genovese.

“E’ un po’ che ci penso – dice il numero uno del rugby italiano - , andare avanti così non conviene. A me piace vincere e qui le vittorie sono troppo poche, dentro e fuori dal campo. Per cui ne ho parlato con vari addetti ai lavori (tra i quali Franco Tonni, ex generale manager degli Aironi, ndr) e ho deciso: a meno che la Nazionale, ai prossimi mondiali in Inghilterra,  non si qualifichi per i quarti di finale, dal 2016 la maggior parte delle risorse federali le metteremo sul rugby Seven, specialità olimpica, molto spettacolare, dove le possibilità di fare bene sono più a portata di mano che nel XV. Basti pensare che la Nazionale Seven del Kenya, in una partita delle World Series, ha battuto la Nuova Zelanda. Nel rugby tradizionale non sarebbe possibile, non sarebbe mai potuto succedere”.

Alla domanda di Pescetto, che chiede al presidente della Fir, cose ne sarà del Sei Nazioni, la risposta è più sfumata.

“Siamo partner del Six Nations e intendiamo rimanere nella competizione, ma senza follie. La priorità diventerà preparare una Nazionale Olimpica che possa partecipare ai Giochi del 2020 (in programma a Tokyo, ndr). Per questo, dal prossimo anno prenderemo parte alle World Series e dirotteremmo i nostri migliori giocatori su quella specialità. Al Sei Nazioni parteciperemo con gli altri, tenendo conto  che alla causa Seven bastano 20/25 giocatori. Gli altri continueranno a giocare il rugby a XV. E’ un peccato non essere partiti prima, ma c’erano vincoli politici ed economici: oggi potremmo essere in preparazione per i Giochi di Rio e sono sicuro che con i giocatori che abbiamo avremmo potuto avere una squadra molto competitiva. Provate a immaginare: Zanni, Parisse e Ghiraldini, davanti, Palazzani, che è molto veloce, mediano di mischia, e poi a scelta tre, tra Campagnaro, Sarto, Venditti, McLean, Visentin e Orquera. Aaron Persico e Josh Sole sarebbero stati ideali per questa disciplina. Purtroppo da qualche anno sono fuori dal giro. In ottica futura, Canna delle FFOO (classe 1992, ndr) è un ragazzo che promette molto bene.  Delfino del Petrarca, invece, è un catanese e questo ci consentirebbe di allargare i confini di visibilità del rugby dal punto di vista geografico-territoriale ”.

Il rugby Seven, tra l’altro, potrebbe pescare risorse tra i fondi Coni per la preparazione olimpica. Di che entità sarebbe l’investimento complessivo sul Seven? Qui il presidente federale non si sbilancia, ma fa capire che, tra risorse Fir e fondi Coni, si potrebbe arrivare a una cifra intorno ai 15/20 milioni di €, più che sufficiente per mettere sono contratto giocatori, tecnici, allenatori etc etc.

Usciremo dal Pro12? “Di questo non abbiamo ancora parlato” – dice Gavazzi, che annuncia per la prossima stagione il primo nuovo ingaggio delle Zebre, il gallese dei Cardiff Blues Dan Fish, classe 1990, non a caso un specialista del Seven che nel 2019 potrebbe essere equiparato e rafforzare la squadra italiana della specialità.

“Immagino un  movimento piramidale, con pochi correttivi rispetto alla struttura attuale, ma finalizzato al rugby Seven, dove servono memo giocatori per essere competitivi, anziché verso quello a XV”. Quindi campionati, accademie e centri di formazione resterebbero tali e quali, Zebre e Treviso per il momento idem, e anche la Nazionale XV continuerebbe la sua regolare attività. “L’unica differenza è che il meglio di questa organizzazione verrebbe dirottato verso il Rugby a Sette – dice ancora Gavazzi - con una squadra impegnata a tempo pieno a svolgere questa attività. Abbiamo già lo slogan “Amo il Seven” e contatti con un canale interessato a rilevare i diritti di trasmissione delle World Series (IF TV, 811 piattaforma di Sky, ndr) . Il Seven è di facile comprensione, è veloce e piace a tutti. Siamo sicuri che farebbe numeri di ascolti decisamente superiori rispetto a quelli del Sei Nazione attuale”. 

 

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