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Delle 24 formazioni ai nastri di partenza della serie A 2017/2018 che celebrerà la prima giornata di stagione regolare domenica 1 ottobre, due saliranno in Eccellenza, in forza della riforma che ha ampliato da 10 a 12 il numero delle ammesse alla massima divisione domestica.

Prima di tentare di “capire” quali potrebbero essere le favorite per la corsa al salto di categoria, è bene farsi un’idea il più possibile aderente alla realtà delle disponibilità economico finanziarie delle potenziali candidate. Senza voler minimamente provare a violare le segrete cose dei club iscritti al campionato (leggasi: dimensioni reali del budget), è però di tutta evidenza che la differenza fra la Serie A e l’Eccellenza, in termini di palanche, è oggettiva e rilevante. Sbagliando, ma di poco, pare sensato fissare in un rapporto 1:2 il volume complessivo delle risorse necessarie per affrontare l’avventura “con i grandi”. Banalizzando, ma neanche tanto: se per una dignitosa serie A possono bastare 400 mila euro a stagione, con meno di 800 mila in Eccellenza si ha la certezza quasi matematica di retrocedere. L’aspetto per certi versi curioso e sicuramente peculiare della vicenda è che una squadra, una volta arrivata in Eccellenza, si trova a poter contare, alla voce “nuove entrate”, solo ed esclusivamente sul contributo elargito dalla Fir. Lo stesso, tanto per non andare lontani, non accade nel calcio. Dove fra la Serie B e la A c’è una differenza che si misura in termini di milioni di euro. E non si tratta di elargizioni ma di quote parte di torte ricche e importanti. La questione del contributo federale ha spesso infiammato le discussioni degli appassionati.

Il rugby italiano una Lega non ce l’ha, se domani la Fir decidesse di tagliare i fondi che distribuisce ai club di Eccellenza, magari destinandoli ad altri scopi statutari, molti accuserebbero (sul piano contabile) il colpo, forse qualcuno sarebbe costretto a chiudere. Un paio, forse tre, non di più, potrebbero continuare la propria politica senza sbandamenti o aggiustamenti delle spese. Quindi, prima di provare a indovinare quale sarà il gruppetto di elette da cui usciranno le due regine della serie A, basandosi solo sulle risorse tecniche a disposizione, sarà meglio tener conto anche del “peso” finanziario delle varie pretendenti. La domanda quindi è: una volta in Eccellenza, chi sarebbe in grado di procedere con le proprie gambe? A naso, e sulla base di informazioni che verità assoluta non sono, la risposta è: Lyons Piacenza, Colorno e Verona. La prima perché ha mantenuto l’impianto dell’anno della retrocessione (guida tecnica a parte) e possiede una solidità che non data da ieri e non deve essere scoperta oggi; la seconda perché da anni persegue l’obiettivo di riportare Parma nel giro del rugby italiano “che conta” e si presenta regolarmente al via del campionato con una formazione all’altezza dell’obiettivo e una compagine dirigenziale pronta a spiccare il volo; quanto a Verona, la nuova proprietà ha fatto chiaramente intendere di considerare la serie A un momento di passaggio, e di avere come obiettivo strategico portare in Eccellenza la più ricca delle province venete, che nella massima serie non ha mai messo piede. E il resto? C’è la Pro Recco a trazione neozelandese, c’è il Valsugana che ha sostituito Roden con Benetti nel ruolo di calciatore, la Tarvisium per la quale potrebbe essere l’anno giusto per raccogliere il molto che è stato seminato, L’Aquila che ha appena risolto i problemi di organico (la Polisportiva ha finalmente ceduto i giocatori richiesti e rateizzato il corrispettivo). Mettiamoci anche Brescia, che perso Antl (Lazio) ha in serbo un nome di peso come sostituto in cabina di regia e, a sentire le dichiarazioni della dirigenza, tanta voglia di tornare dove è stata per tanti e gloriosi anni. Sorprese non dovrebbero essercene e non ce ne saranno. Oltretutto dal prossimo campionato si passerà da 24 a 30 squadre, distribuite su tre gironi (territoriali!!) da 10. Quindi nessuno retrocede e 7 (+1 dall’Accademia di Treviso) ne arriveranno dalla B. Si annuncia perciò un campionato di tutto riposo, con una seconda fase riservata alle non qualificate per i due gironi promozione che definire “poco interessante” suona come pietoso e scontato eufemismo. E siccome sbagliare non è peccato e autorizzare qualcuno a spernacchiarci quando a fine stagione si conosceranno i verdetti del campo è, in fin dei conti, un atto di assunzione di responsabilità, corriamo il rischio e diciamo: Colorno e Piacenza. E siccome l’impossibile, se lo guardi bene, diventa improbabile, e se continui a fissarlo, può capitare che si trasformi in fattibile (AlbertHofman72), dico che Settimo Torinese, Valpolicella e Parabiago…

 

Il calendario di Serie A 2017/18 

Foto Daniel Cau